Hybrid multi cloud ed edge devono convergere

Secondo Red Hat è necessario adottare una strategia unificata per realizzare architetture enterprise scalabili e agnostiche in cui le applicazioni, sviluppate una sola volta, possano essere distribuite ovunque, dal centro alla periferia.

Capitalizzando la spinta propulsiva che ha saputo dare a tutta l’industria ICT, il paradigma open source è pronto ad aggiungere un nuovo tassello alla sua storia ormai quasi trentennale: la convergenza tra hybrid multi cloud ed edge. “È un connubio ormai indispensabile per rendere la trasformazione digitale veramente completa”, esordisce Luca Bigotta, solution leader Hybrid Cloud & Edge di Red Hat Italia. “Per raggiungere i propri obiettivi le organizzazioni pubbliche e private di ogni dimensione devono poter sviluppare qualsiasi tipo di applicazione una volta sola per poi distribuirla in modo veloce, sicuro e automatizzato ovunque serva: un data center proprietario, inclusi quelli virtuali e bare metal, un cloud, pubblico o privato che sia, o la periferia, ovvero l’edge. Solo adottando un approccio simile è possibile garantire la medesima esperienza lungo tutto il ciclo di vita dell’applicazione, dallo sviluppo all’execution, con evidenti benefici in termini di ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse sia professionali che tecniche, evitando il rischio di lock-in, sempre in agguato. Il paradigma in grado di far diventare realtà questa visione è l’open source, che si basa da sempre sui principi di condivisione e collaborazione. Proprio l’approccio collaborativo porta infatti all’emergere dell’evidente necessità di dotarsi di una ‘piattaforma cloud-native’, basata sui progetti open source che rappresentano lo standard de facto nei loro ambiti; come Kubernetes, Istio, Knative, Grafana, Prometheus… Red Hat OpenShift è il lavoro di composizione di questi progetti nella forma di una piattaforma cloud-native in grado di essere eseguita sia in cloud, sia on-premise, sia all’edge”.

Luca Bigotta, solution leader Hybrid Cloud & Edge di Red Hat Italia

IT e OT sempre più vicine

L’edge computing sta assumendo sempre maggiore rilievo soprattutto a causa della rapida convergenza tra il mondo OT (Operation Technology) e quello IT (Information Technology). “In precedenza sensori, macchine e impianti operavano in ambienti isolati, ma oggi devono dialogare con molte soluzioni IT per fornire i propri dati ad altri ambienti al fine di ottimizzare produzione, time-to-market e manutenzione”, evidenzia Bigotta. “Questo processo richiede nuove strategie e nuovi strumenti in grado di uniformare al massimo i diversi domini, affinché la digitalizzazione in atto non aggiunga ulteriori costi e complessità ma porti reali benefici alle singole aziende e a tutte le filiere”.

La coerenza, quindi, è fondamentale per garantire la massima interoperabilità tra una mole enorme di dati generati, processati, analizzati e archiviati in ambienti e architetture estremamente eterogenei, e l’open source è l’unico paradigma, oggi ampiamente consolidato nel mondo enterprise, in grado di fornire questa uniformità, basti pensare a Linux e Kubernetes, ormai diventati standard di fatto.

“Il compito di costruire intorno a questi ‘motori’ piattaforme performanti, scalabili e allineate a normative in continua evoluzione spetta alla distribuzione, e Red Hat è da sempre in prima linea: partecipa infatti in maniera proattiva ai progetti più innovativi e alle community più dinamiche”, ricorda Bigotta. “Oggi, grazie a continui investimenti in ricerca e sviluppo, le nostre piattaforme Red Hat Enterprise Linux e Red Hat OpenShift, la soluzione per l’orchestrazione dei container basata su Kubernetes, sono alla base della nostra visione di un hybrid multi cloud esteso all’edge in grado di fornire l’efficienza e l’uniformità richieste dal mercato”.

Annullare distanze e differenze

L’intera gamma di tecnologie aperte Red Hat costruisce uno stack tecnologico pronto per l’edge. Le implementazioni edge spesso si affidano pesantemente ai container Linux per rendere più facile la costruzione, implementazione e manutenzione dei carichi di lavoro in luoghi diversi. Red Hat Enterprise Linux aiuta a mantenere la standardizzazione e il controllo fornendo un’unica ‘cabina di regia’, ovvero un unico punto di controllo centralizzato sia che le applicazioni vengano eseguite in un data center centrale o in periferia, consentendo di aggiornare automaticamente i container e rendendo così più semplice, sicura ed efficace la manutenzione dei carichi di lavoro containerizzati edge in esecuzione.

A sua volta Red Hat OpenShift consente di sfruttare tutte le funzionalità di Kubernetes negli ambienti edge con gli stessi processi e strumenti utilizzati nei data center, agevolando in tal modo le attività di configurazione, deployment, provisioning, gestione, tracciabilità e monitoraggio delle metriche anche per le applicazioni containerizzate su vasta scala.

“La versatilità tipica di servizi cloud, virtualizzazione, microservizi e containerizzazione si abbina quindi alla velocità e all’efficienza dell’edge computing aumentando la funzionalità, diminuendo la latenza, espandendo la larghezza di banda e sfruttando al massimo le infrastrutture esistenti”, sottolinea Bigotta.

Sintetizzando al massimo, insomma, gli sviluppatori possono scrivere codice una sola volta e distribuirlo poi su larga scala senza le complessità legate ai vari ambienti.

I framework più innovativi

Red Hat segue molto da vicino l’evoluzione di alcuni framework particolarmente innovativi, tra cui spiccano Kogito, Camel K e Quarkus.

Il primo, alla base di Red Hat Decision Manager, velocizza e ottimizza l’automazione delle decisioni aziendali fornendo strumenti per la creazione di modelli per le decisioni aziendali e supportando DMN (Decision Model and Notation), uno standard diffuso per la modellazione delle decisioni. Include un motore di regole di business avanzato, con supporto per l’elaborazione di eventi complessi e un motore di ottimizzazione delle risorse che aiuta a risolvere problemi di pianificazione e programmazione articolati. Con Red Hat Decision Manager le organizzazioni possono integrare sofisticate logiche decisionali nelle applicazioni di qualunque natura, modificando rapidamente le regole al variare delle condizioni di mercato.

Camel K, uno dei framework di integrazione più conosciuti, soprattutto nel mondo Java, è a sua volta alla base di Red Hat Integration, un set completo di tecnologie di integrazione e messaggistica finalizzato a connettere le applicazioni e i dati sulle infrastrutture ibride, dal multi cloud ibrido all’edge. È una soluzione cloud-native serverless agile, distribuita, containerizzata e basata su API che conta attualmente oltre 300 connettori. Fornisce orchestrazione e creazione di servizi, connettività delle applicazioni, trasformazione dei dati, messaggistica in tempo reale, acquisizione delle modifiche ai dati, gestione delle API e molto altro.

Quarkus, infine, secondo Bigotta “è la rivincita di Java nel mondo dei servizi cloud-native”. È tra i principali componenti di Red Hat Runtimes, un set di tool e soluzioni per lo sviluppo e la gestione di applicazioni cloud native e consente di eseguire le librerie Java senza bisogno di elevate risorse RAM.

Questi tool, insieme all’intero stack tecnologico di Red Hat, consentono l’accesso a funzionalità production ready che consentono una reale interoperabilità tra l’hybrid multi cloud e l’edge.


Raffaela Citterio

Dopo una esperienza di quasi 10 anni presso una importante agenzia internazionale di relazioni pubbliche in cui si è occupata di ICT e beni di largo consumo sceglie il giornalismo e comincia a collaborare con diverse testate ICT in qualità di free lance. Per Office Automation segue le tecnologie emergenti, in particolare quelle legate all’Intelligenza...

Office Automation è il periodico di comunicazione, edito da Soiel International in versione cartacea e on-line, dedicato ai temi dell’ICT e delle soluzioni per il digitale.


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