Un mercato che diventa sempre più ricco

Tante le soluzioni innovative sia infrastrutturali sia di servizi messe in campo dai fornitori del settore, per realizzare il salto di qualità verso il data center del futuro.

Sono stati 25 i rappresentanti di vendor del mondo data center che a cavallo dell’estate si sono confrontati, in ben tre tavole rotonde organizzate da Soiel International, sullo stato del settore e sulle sue prospettive di sviluppo future. Tante le diverse tipologie di operatori specializzati che si ritrovati a condividere opinioni, valutazioni ed esperienze sulla realtà italiana che a fronte di una domanda che ha sicuramente accelerato nei due anni di pandemia, ora deve trovare le nuove strade per continuare a investire in quelle innovazioni che permettono di compiere un salto di qualità nella gestione e nella protezione dei dati aziendali, anche per conto terzi.

Di fronte a un mercato dell’edge computing giudicato unanimemente come ancora embrionale, non in linea finora con le aspettative degli anni scorsi, molti si sono trovati d’accordo nell’affermare che ora a spingere la domanda di nuovi data center sono da un lato le medie imprese e dall’altro anche la pubblica amministrazione, coinvolgendo in entrambi casi anche il cloud nelle sue diverse formulazioni. Un tema del futuro che su tutti emerge con forza è poi quello della sostenibilità ambientale, dove il peso dei consumi elettrici dei data center rappresenta ormai il 4% del totale della spesa totale. In un’epoca di bollette impazzite, il cui perdurare del fenomeno rimane del tutto imprevedibile e non si sa se questa problematica contingente diventerà strutturale, questo non è più solo un tema di sensibilità ambientale, ma anche di stabilità dei conti economici aziendali. Ma questi sono solo degli accenni agli spunti principali emersi durante gli incontri intercorsi con i nostri ospiti. Per un quadro più completo vi invitiamo a leggere le sintesi degli interventi dei diversi partecipanti.

Annegret Wiest, Senior Sales Manager di Rolls Royce Solutions Italia

Per oltre 100 anni, il marchio MTU ha rappresentato una parte importante della storia del progresso tecnologico nel campo della propulsione e della generazione di energia. Ora come parte di Rolls-Royce, il marchio MTU continua a essere sinonimo di innovazione tecnologica e soluzioni all’avanguardia. Per Annegret Wiest, i data center rappresentano un mercato di sbocco importante e in crescita, anche in Italia. La pandemia ha portato a un’accelerazione della domanda, in modo simile a quanto avvenuto negli Stati Uniti, un mercato con qualche anno di anticipo rispetto al nostro. “Come la maggior parte delle altre aziende nel mondo, le sfide maggiori che stiamo vivendo riguardano i componenti, per i quali registriamo ritardi nelle consegne. Inoltre, stiamo notando un maggiore interesse per i data center da parte delle PMI, a cui va parte del merito dell’attuale accelerazione. I clienti chiedono continuità di servizio. Al momento, non vediamo l’interesse per le soluzioni edge che si registra in altri Paesi. Tuttavia, sono dell’idea che questa domanda aumenterà anche in Italia, soprattutto nel settore industriale, analogamente a quanto si sta vedendo, seppur timidamente, oltreoceano”. Le tecnologie attualmente più diffuse in questo settore sono quelle tradizionali (come i gruppi elettrogeni), ma la manager ha indicato che la sua azienda sta lavorando a nuove tecnologie per ridurre ulteriormente le emissioni dei data center. Rolls-Royce si è fortemente impegnata in questa direzione, con obiettivi chiari già nel 2030. I combustibili sostenibili come l’HVO sono già una realtà, così come i primi progetti e il continuo sviluppo di sistemi a idrogeno e di altre soluzioni più sostenibili che saranno sempre più necessarie in futuro, dato che anche gli operatori dei data center hanno reso pubblici i loro obiettivi verso il Net Zero. Secondo i risultati di uno studio del Borderstep Institute, il consumo di energia dei data center nella sola UE è stato di 76,8 TWh nel 2018. Le stime mostrano un aumento del 28% a 98,52 TWh entro il 2030. Sulla strada per la neutralità climatica, questa elettricità deve anche essere generata in modo ‘green’, da qui l’impegno delle industrie su questa strada.

Nicola Rossi, Italy Commercial Director di Hiref

HiRef è un’azienda specializzata nella realizzazione di sistemi di climatizzazione per ambienti tecnologici e tecnici. Realizza soluzioni complete per soddisfare ogni richiesta del committente. Il tutto all’insegna della totale sostenibilità.

“Per noi – ha spiegato Nicola Rossi – sostenibilità è pensare, sviluppare, produrre, crescere, in maniera tale da non compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni e le proprie aspettative. Sostenibilità è evolvere oggi preservando le risorse e quindi le possibilità per i nostri figli. Come azienda orientata all’innovazione, HiRef è orgogliosa di contribuire a un mondo migliore. La pandemia ha esacerbato ancora di più questo concetto, unitamente a quello della resilienza, coinvolgendo anche i fornitori che oggi mostrano infatti una maggiore sensibilità verso queste tematiche”. È opinione di questo manager che anche la Pubblica Amministrazione abbia incominciato a investire in maniera corretta per ridurre il divario con PA estere mentre un aiuto consistente è atteso dal PNRR. I data center in uso nelle organizzazioni pubbliche italiane non erano e sono in linea con le nuove esigenze e quindi il loro rinnovamento rappresenta un’opportunità importante per tutti gli attori della filiera.

Rossi prevede che la sostenibilità sarà un elemento di differenziazione importante anche sul fronte dei data center in tecnologia edge, mentre molto impegno dovrà essere profuso per migliorare l’efficienza energetica, ragionando il più possibile su logiche dell’impianto che non dei singoli prodotti.

Mirko Simoni Head of Sales di Emicon

Emicon è una azienda specializzata nella produzione di unità di condizionamento di precisione per applicazioni tecnologiche e IT cooling e chiller di media e grande potenza. Emibyte è la sua risposta all’universo IT cooling e condizionamento di precisione. Risultato di un progetto completamente rinnovato, non solo nel design, interamente concepito dal suo staff tecnico, particolarmente performante rispetto alla generazione precedente e allo standard di mercato.

Anche per Mirko Simoni: “La pandemia ha svolto un ruolo importante nel rilancio dei data center, accelerando il processo di crescita in corso e spostando la natura dei dati verso nuovi orizzonti,  sollecitando soluzioni più innovative ed efficaci per la componente energivora. Oggi i clienti hanno attese importanti in termini di efficienza, con tempi di realizzazione spesso al di sopra delle possibilità del momento storico, questo ci obbligherà per almeno un altro anno a navigare a vista, comunque con un trend di mercato decisamente positivo, nel quale si distinguono anche le PMI, con richieste di piccoli data center oppure di infrastrutture as a Service”.

Si assiste parimenti poi a una maggiore attenzione verso aspetti attinenti la manutenzione e la supervisione, mentre si fa ancora piuttosto fatica in Italia ad assistere all’implementazione di tecnologie che all’estero hanno già raggiunto un certo consolidamento.Ciò vale anche per l’edge computing, dove si procede lentamente e con impianti piuttosto leggeri. Il vuoto normativo non agevola, per cui l’attività dei vendor nasce quasi sempre da richieste specifiche dei clienti.

Una priorità del momento è l’innalzamento delle temperature di utilizzo dei fluidi, visto l’impatto energetico e l’effetto sul PUE. Fortunatamente cresce l’attività di progettazione integrata, grazie alla quale realizzazioni e risultati si allineato alle attese.

Gianluca Filippi, Account Manager Datacenter di Zumtobel/Thorn

Il Gruppo Zumtobel si occupa da più di 90 anni di soluzioni illuminotecniche di alta qualità, efficienti e sicure. Il suo vasto portfolio di soluzioni per l’esterno e per l’interno è pensato per rispondere ai bisogni dei clienti più esigenti, con un’ampia gamma di applicazioni.

La nostra esperienza nel settore data center è nata nel nord Europa più di 15 anni fa e il nostro impegno è confermato dal fatto che siamo partner tecnici di DCA, Data Center Alliance.

I suoi brand Zumtobel e Thorn operano in tutto il mondo con prodotti di qualità, affidabili e facili da usare: siamo specialisti con soluzioni IoT per la gestione di impianti di illuminazione per migliorare la sicurezza e il benessere grazie alla connettività e all’intelligenza artificiale in ambienti indoor e outdoor.

Lo scenario illustrato da Gianluca Filippi ha offerto notevoli spunti di interesse: la pandemia ha sparigliato le carte in chiave positiva, Pubblica Amministrazione e società private hanno compreso concretamente l’importanza delle connessioni e della gestione dei dati per le loro attività da remoto. Questo ha creato una spinta consapevole verso le opportunità che il PNRR offre per modernizzare il nostro Paese, anche grazie all’ottimizzazione delle infrastrutture e dall’avvento del 5G, che darà un notevole incentivo a tutto il sistema della gestione dati.

“Ritengo che nel giro di tre-cinque anni – ha sottolineato Filippi – si assisterà a un cambiamento epocale nella gestione del dato. E questo vale anche per l’illuminazione, dove si cercherà sempre più di offrire soluzioni sostenibili ed efficienti con prodotti che durano nel tempo e potranno essere aggiornati con le tecnologie future. La nostra azienda mette a disposizione dei propri clienti un supporto che va dalle fasi iniziali fino alla consegna della documentazione completa di ogni singolo impianto.

Il nostro obiettivo è quello di dare una corretta illuminazione, senza sprechi e con strumenti per gestirla nel modo migliore: questo per aumentare il benessere all’interno dei data center e rendere più semplici operazioni fondamentali quali, per esempio, il riconoscimento dei volti”.

Altro aspetto a cui la società ripone la massima attenzione è la sicurezza degli operatori: la protezione di persone, proprietà e beni deve essere considerata anche per le loro potenziali vulnerabilità.

Grazie ai suoi sistemi di illuminazione di emergenza, Zumbotel può garantire la massima sicurezza in caso di incendio, tramite una rete di sensori e un sistema di gestione e monitoraggio da remoto da cui può controllare ogni singolo apparecchio.

Claudio Gatti, Responsabile Canale IT di Riello

Nella visione di Riello i data center rappresentano uno degli asset fondamentali di un’azienda: una struttura da cui dipende l’intera organizzazione. Per questo è importante assicurarne funzionalità ed affidabilità, partendo da una corretta progettazione elettrica del sistema e seguendo precisi criteri di qualità.

L’energia rappresenta il core business del Gruppo, focalizzato sulla progettazione, produzione e commercializzazione di UPS e servizi correlati, per garantire al tempo stesso qualità e continuità del flusso di energia elettrica ai carichi critici, e a contrastare qualsiasi anomalia nella fornitura di energia dalla rete elettrica (cioè interruzione di corrente, distorsione armonica, sovra e sottotensioni, ecc.).

RPS SpA è il quinto produttore mondiale di gruppi di continuità (UPS) e terzo in Europa, con il marchio Riello UPS (secondo il rapporto Omdia 2021).

“Anche noi – ha detto Claudio Gatti – abbiamo rilevato una ripresa nelle richieste ma anche problematicità nella loro evasione, a causa di difficoltà nell’approvvigionamento di componenti, con un conseguente ricambio in molti casi degli stessi fornitori. Con effetti di falsa domanda. Il fermento ha contagiato anche le PMI, per le quali però è ancora forte la tendenza a mantenere in casa i dati sensibili, anche se la necessità di una maggiore tutela dei dati sempre più abbondanti è all’origine della ritrovata vivacità del mercato”.

Da parte sua la PA manifesta segnali di apertura anche se al suo interno mancano le competenze e le gare non sempre risultano adeguate per i piccoli fornitori di componenti e sistemi data center. Si punta molto sulla modularità estrema: le tecnologie non mancano e in futuro Riello si aspetta un’interessante evoluzione sotto questo aspetto. L’edge per Gatti è una realtà esistente anche se ancora non ha preso forma come si prevedeva al suo esordio.

Lanfranco Pedrotti, Ceo di Piller

Piller è punto di riferimento mondiale nella tecnologia di protezione dell’alimentazione elettrica, essendo la sola azienda a produrre una gamma di UPS rotanti ad asse verticale che utilizzano come energia di riserva sia i volani che le batterie.

Con l’ultima gamma altamente avanzata di UPS ad accoppiamento elettrico UB-V, Piller ha alzato il livello di scalabilità, affidabilità, disponibilità e sostenibilità della protezione elettrica, fornendo al contempo il controllo dei costi di capitale, massimizzando l’efficienza operativa ed eliminando il fermo manutentivo annuale, senza ridurre la sicurezza. Grazie alla propria esperienza controlla ogni aspetto dello sviluppo, della progettazione e della produzione dell’intera gamma di prodotti.

“La transizione energetica in atto – è il pensiero di Pedrotti – si rifletterà anche sui data center, in quanto, a fronte della elevata richiesta di elettrificazione e dai cambiamenti climatici, l’energia proveniente dalla rete nazionale subirà un deterioramento nel tempo, che porterà all’utilizzo sempre maggiore di microgrid, sconnesse dalla rete nazionale. L’energia non programmabile fornita dai pannelli fotovoltaici e/o dalle pale eoliche, dovrà essere sostenuta da storage e motori alimentati a idrogeno per garantire la continuità di alimentazione. L’energia a ‘km zero’ sarà il nuovo paradigma per raggiungere la carbon neutrality”.

Sull’edge Pedrotti ha una visione tutto sommato positiva: la tecnologia attualmente sta facendo dei piccoli passi perché i servizi erogati sono ancora pochi, ma con il tempo l’offerta aumenterà e trainerà anche il mercato dei grandi data center.

Antonio Racioppoli, Solution Architect C&SP di Schneider Electric

Schneider Electric è una multinazionale con forte radicamento nel territorio italiano, che offre soluzioni hardware, software e servizi per realizzare, modernizzare e gestire infrastrutture fisiche a supporto dei data center, durante tutto il ciclo di vita. Le soluzioni EcoStruxure for data center includono distribuzione elettrica, UPS, sistemi di raffreddamento, rack, contenimento termico, soluzioni modulari prefabbricate, software di gestione e sistemi di automazione. Il contesto di riferimento va da applicazioni edge di piccole dimensioni fino a grandi data center hyperscale.

Il manager intravede per il futuro un ruolo sempre più centrale per gli strumenti che aiutano a migliorare ed efficientare la gestione del data cenetr (come le piattaforme software Dcim), e i servizi digitali avanzati che riducono significativamente i rischi operativi e il tempo speso dal personale onsite. “Stiamo assistendo a un picco nella domanda di soluzioni tecnologiche sempre più sostenibili, compatte, scalabili, e che garantiscano i massimi standard in termini di cybersecurity. Le PMI tendono a utilizzare in maniera crescente i servizi messi a disposizione dai cloud & service provider, conservando però una propria infrastruttura IT onpremise, a conferma che quello ibrido risulta l’approccio vincente. Credo che nei prossimi anni sarà interessante il trend dell’edge computing, per esempio in ambito industriale e retail, così come il percorso di trasformazione digitale delle PA trainato dal PNRR”.

Gian Piero De Martino, IT Business Unit Manager di Panduit

Nel company profile di Panduit c’è una frase che sintetizza bene l’attitudine con cui è nata – e soprattutto si è sviluppata – l’azienda: “Scegliere di innovare invece di imitare”. Considerando che il campo da gioco di Panduit è la parte eminentemente cioè che si vede di meno e che spesso nemmeno viene percepita dagli utenti, l’idea di innovazione in questo caso ha un significato più sottile che in altri. Sta molto nel semplificare, anche affrontando dettagli minimi, i problemi di chi le infrastrutture le progetta, le realizza e le gestisce. Una semplificazione che poi fa la differenza, perché l’infrastruttura sarà anche poco percepita dagli utenti ma è comunque fondamentale. Anzi, lo è sempre più perché senza una infrastruttura costantemente ottimizzata e performante, non c’è digitalizzazione che tenga. Per chi è abituato a considerare Panduit come fornitore della parte passiva dell’infrastruttura potrebbe essere una sorpresa il lancio anche in Europa della linea di UPS SmartZone. Lancio che va considerato all’interno di una strategia complessiva più estesa, che sta portando man mano sotto il brand SmartZone tutte le componenti, hardware e software, necessarie per realizzare e gestire un’infrastruttura data center.

“Il Covid – per dirla con le parole di Gian Pietro De Martino – ha fatto scoppiare una pentola che già bolliva, permettendo di sfruttare come non mai le risorse IT da remoto e aumentando la consapevolezza sulla rilevanza di questo cambiamento. Ci vorrebbe però più cultura ed evangelizzazione, soprattutto per le PMI, per vincere atteggiamenti ancora un po’ conservatori. Inoltre, più che in passato oggi bisogna essere pronti a reagire a cambiamenti improvvisi. Ecco perché, a mio avviso, è legittimo chiedersi se la PA è veramente pronta al salto e se chi ha scelto il cloud è cosciente della scelta. Ci vuole coraggio e visione per rimuovere le complessità e per cercare un modello ideale di un data center, se occorre anche intervenendo su tutti gli aspetti che lo riguardano, incluso il raffreddamento e la continuità di business. Assolutamente da evitare è l’improvvisazione”.

Anna Bruno, Managing Director di Atme

Atme ha sviluppato il suo punto di forza nella capacità di individuare, e ingegnerizzare, la soluzione più idonea sia in termini di prodotto che di personalizzazione, sulle esigenze specifiche di ciascun cliente e di poter fornire impianti chiavi in mano, andando così a valorizzare maggiormente l’azione sul proprio mercato. Il passaggio da venditore di prodotti a fornitore di soluzioni è stata la chiave del successo per questo settore. Intorno alle apparecchiature delle case madri, Atme realizza l’intero impianto, curandone l’ingegnerizzazione, la fornitura e l’installazione degli accessori e le componenti necessari al suo completamento (quadri elettrici, radiatori, insonorizzazione, camini, alimentazione gasolio, etc.) e anche la successiva manutenzione.

I gruppi rotanti di continuità rendono l’impianto elettrico in cui sono installati indipendente dagli eventi esterni, garantendo non solo continuità assoluta dell’alimentazione, ma soprattutto la sua qualità in termini di forma d’onda. Inoltre, provvedono anche autonomia sufficiente (nelle versioni con motore diesel) a far fronte a eventi di lunga o lunghissima durata quali blackout e guasti a linee o stazioni elettriche.

Nel settore dei data center per Anna Bruno: “È tutto un cantiere di iniziative, nonostante la carenza di figure professionali, vero anche sul versante della manutenzione, tanto da spingere molti operatori di data center a formare in casa addetti specializzati”. Questa situazione, per l’esponente di Atme, si ripercuoterà anche sul versante dell’apertura al mercato edge, in stallo anche per la mancanza di specialisti.

Alessio Tremolada, Sales Engineer Manager di Alhof

Alhof è il partner italiano di Huber & Suhner e distribuisce in Italia soluzioni di cabling in fibra ottica. Alhof propone ai suoi clienti un servizio completo, intendendo per servizio, la ricerca della miglior soluzione in base all’effettiva esigenza del cliente. Contemporaneamente, l’azienda svolge un servizio completo anche nei confronti dei fornitori di componenti, assicurando la copertura del territorio nazionale, garantendo la continuità dei contatti con i clienti attuali e potenziali, fornendo inoltre la completa disponibilità dei servizi commerciali.

“I recenti eventi pandemici – ha rimarcato Alessio Tremolada – hanno modificato in profondità le regole del gioco nel nostro mercato di riferimento. Innanzitutto, ci siamo dovuti rendere conto che l’infrastruttura IT del nostro Paese aveva delle grandi carenze, più di quanto si pensasse. Da subito ci si è attivati per efficientare la rete e ridurre così il digital divided rispetto ad altre nazioni europee. Questa situazione ha generato delle importanti opportunità, delle quali siamo stati noi i primi a meravigliarci, con una domanda repentina tale da aver difficoltà a evadere in tempi brevi le richieste. Ma questa è la nuova normalità che ci obbliga, tra le altre cose, a reinventarci con un nuovo modus operandi”. Il rispetto della tempistica, per questo fornitore, emerge come l’elemento più importante della fornitura, parametro ancora più importante, al momento, della tecnologia e del prezzo. “Ci si è resi conto quasi all’improvviso che il dato ha valore inestimabile e ogni cliente manifesta esigenze di gestione dei data center diverse, anche nel settore del cablaggio, che vanno ovviamente colte e valorizzate al meglio. Il data center, inoltre, è un elemento dinamico, flessibile, modulare, sostenibile e deve essere pensato per le esigenze di oggi ma già predisposto per il domani”.

Per Tremolada manca una reale domanda che comporti una richiesta di edge data center per cui, per una valutazione del suo impatto sul mercato, suggerisce di aspettare che essa si crei.

Alberto Caccia, Direttore di CAP DC Italia

CAP DC Italia è affiliato di un network globale, controllata da CAP Ingelec, primario operatore nel settore data center in Europa, Medio Oriente e Africa con oltre 900 impianti realizzati. L’avamposto italiano è parte del Gruppo Lombardini22, protagonista nel panorama italiano dell’architettura e dell’ingegneria e attivo a livello internazionale. Una joint venture che ha permesso ai clienti di ottenere i massimi livelli di efficienza energetica e resilienza. Fornisce soluzioni su misura.

“Comprendendo le complessità associate allo sviluppo di data center – ha precisato Alberto Caccia – mettiamo a disposizione la nostra esperienza per semplificare il processo per i nostri clienti, garantendo la continuità operativo dell’infrastruttura in caso di refurbishment. Iniziando con attività di site selection e due diligence progettiamo soluzioni ingegneristiche che vanno incontro le esigenze di ognuno, al passo con le ultime tecnologie sviluppate nell’universo data center. L’odierna situazione, che la pandemia ha reso quasi incandescente, ci obbliga a essere sempre più veloci e competitivi, malgrado i problemi delle competenze mancanti nonché ad avere una focalizzazione sulla realizzazione anziché unicamente sulla progettazione. Inoltre, osserviamo che i modelli tradizionali di presenza sul mercato non funzionano più, oggi è richiesto un approccio che privilegi la logica della partnership, incluse le Università. La competenza è una delle armi vincenti”. Per quanto riguarda l’edge Caccia conferma che qualche affare la sua azienda lo sta facendo, embrionalmente, in attesa del perfezionamento delle prestazioni.

Marco De Vita, Sales Account Executive di Data4

Fondata nel 2006, Data4 è uno dei principali operatori e investitori europei nel mercato dei data center. Il Gruppo finanzia, progetta, costruisce e gestisce i propri data center per fornire ai propri clienti soluzioni di colocation performanti, affidabili e scalabili con all’attivo 25 data center sparsi tra Italia, Francia, Spagna, Lussemburgo e Polonia.

“I clienti – ha sottolineato Marco De Vita – si affidano agli integratori di sistemi e software per avere una gestione dell’IT performante e sicura, la nostra mission è, infatti, quella di rispondere alle loro esigenze di sviluppo e competitività, assistendoli nella trasformazione digitale della loro infrastruttura. Per questo Data4 s’impegna a garantire condizioni di hosting ottimali, un servizio di qualità impeccabile e una connettività ampliata. Con l’aumento della mole di dati da gestire, il ricorso a terzi sta diventando una prassi necessaria, non è infatti più conveniente fare investimenti in-house, sicuramente i servizi sono più veloci ma rimangono comunque standardizzati, alla mera utenza aziendale.” È quindi prevedibile uno scenario caratterizzato da grandi cloud pubblici e tanti piccoli sistemi locali. “Tra i punti di forza dei nostri programmi rientra anche l’introduzione di sistemi di monitoraggio dei consumi energetici (i data center consumano il 4% di tutta l’energia mondiale), un programma di sostenibilità aziendale e misure per lo smaltimento dei materiali elettrici, nonché interventi di formazione del personale su queste tematiche e una piattaforma dedicata al nostro ecosistema di clienti, fornitori e partner per collaborare insieme alla riduzione dell’impatto delle nostre attività sull’ambiente”.

Maurizio Truglia, Sales Engineer di Datwyler

Datwyler IT Infra progetta, implementa e manutiene soluzioni di data center in base alle diverse esigenze di spazio, di capacità di raffreddamento, di alimentazione e di reti informatiche, nell’ottica di massimizzarne l’efficienza, sia dal punto di vista dell’investimento che dal punto di vista dell’efficientamento energetico.

Anche per Datwyler la pandemia ha cambiato la percezione di dove andare a investire e in che modo, con un significativo balzo tecnologico.

“Abbiamo riscontrato – ha rilevato Maurizio Truglia – una maggiore richiesta di servizi cloud, con impatti rilevanti sui grandi data center, una maggiore attenzione verso soluzioni ‘as a service’ (SaaS e IaaS ) che hanno consentito agli enti, pubblici e privati, di aumentare la propria flessibilità infrastrutturale permettendogli di modificare l’organizzazione aziendale. Il lento ritorno a una sperata ‘normalità’ vedrà le organizzazioni impegnate ad affrontare nuove sfide con il ricorso a nuove tecnologie (IA e ML), si ricominceranno a progettare architetture ICT basate su nuovi parametri (IoT, 5G) riavviando quella tendenza, momentaneamente lasciata in sospeso, all’implementazione dell’edge computing, come molti studi evidenziano. Di fatto stiamo assistendo a un nuovo cambio di paradigma”.

Truglia prevede che ci sarà un numero crescente di installazioni nei prossimi anni, favorite anche dai fondi pubblici. Elementi distintivi dei nuovi data center saranno soprattutto l’efficienza e il green.

Enrico Piazzi, Sales Director di Leoch

Leoch è un costruttore cinese di batterie, ancora poco conosciuto in Italia. Dispone di un catalogo prodotti completo. La società conta otto basi di produzione regionale nel Guangdong, Jiangsu e Anhui della Repubblica Popolare di Cina, ma anche in Malesia, Sri Lanka e India. Conta più di 10.000 dipendenti e di più di 400 ingegneri.

Le fabbriche coprono un’area di oltre 1 milione di metri quadrati, 76 linee di produzione; dispone di due centri di ricerca e sviluppo situati nel Guangdong e Jiangsu.

La pandemia ha cambiato il modo di lavorare, non si tornerà più indietro per Enrico Piazzi. Il mercato di oggi richiede risposte più strutturate e pianificate: “Ogni comparto economico lavora secondo sue regole, spesso diverse, che vanno apprese e tenute nella dovuta considerazione nell’evasione dell’ordine. Una situazione da tempesta perfetta, complice anche la mancanza di prodotti in un contesto tutto sommato di grandi opportunità. Chi ha in casa i prodotti, in questo momento ha un grande vantaggio. Anche queste considerazioni suggeriscono che un cambio di strategia è opportuno così come una revisione dei rapporti tra costruttori e distributori. I segnali di vitalità richiedono anche nuovi investimenti per reggere alle differenti realtà”. Per Piazzi anche la PA, sia centrale che locale, sta evidenziando i segnali di cambiamento, così come i Cio hanno compreso la necessità di una maggiore e migliore infrastruttura, non solo in ambito enterprise, ma anche da parte di organizzazioni più piccole. Per quanto riguarda l’edge, per questo manager lo sviluppo dipenderà dal tipo di servizi che le aziende vorranno realizzare. Infine, Piazzi segnala il data center come possibile fonte di energia per il bilanciamento della rete, con ricadute sul ciclo di vita dei prodotti, incluso il fine vita.

Giuseppe Leto, Global Portfolio Manager Datacenter di Siemens

A seguito della pandemia i data center sono stati finalmente riconosciuti in diversi Paesi del mondo come infrastruttura critica. Senza l’infrastruttura digitale non avremmo potuto lavorare da remoto consentendo alle nostre aziende di affrontare la crisi economica con maggiore forza.

“In Italia – ad avviso di Giuseppe Leto – manca ancora un’associazione di categoria che possa consentire un dialogo con le forze politiche e gli operatori della rete affinché gli investimenti in nuovi data center siano supportati da adeguata capacità disponibile quando e dove serve. Le aziende che vogliono vincere le sfide del mercato nel prossimo decennio devono decisamente abbracciare la digitalizzazione. Il numero dei dispositivi IoT connessi alla rete è in crescita e grazie alla disponibilità di banda ultraveloce, si pensi al 5G, possiamo utilizzare più dati per migliorare la qualità dei nostri prodotti, accorciarne i tempi di prototipazione, ed estenderne il ciclo di vita. La digitalizzazione ha un impatto sia sui costi di produzione (capex) che su quelli di manutenzione (opex). L’infrastruttura digitale costituirà il fulcro centrale della raccolta dei dati, l’elaborazione delle informazioni, e la fruizione della conoscenza che da essa deriva”.

Secondo un report pubblicato alla fine del 2021 dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, nelle grandi aziende italiane il 44% del parco applicativo si trova oggi su cloud pubblico o privato. Si è cioè prossimi al sorpasso sulla quota gestita onpremise.

Gli investimenti in infrastrutture di public & hybrid cloud sono pari al 62% degli investimenti in Italia, seguiti da virtual & hosted private cloud (servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, 21%), e da data center automation (modernizzazione delle infrastrutture onpremise, 17%).

Tuttavia, c’è da riscontrare che complessivamente il 34% delle imprese italiane dichiara di non aver ancora accompagnato questo percorso tecnologico con azioni di cambiamento organizzativo rivolte alla direzione IT, come l’arricchimento delle competenze del personale esistente, il potenziamento della struttura organizzativa con specialisti nelle tecnologie cloud, o la revisione dei processi aziendali coinvolti.

Infine, un’applicazione può girare su un dispositivo edge montato a bordo macchina in un impianto industriale (nel qual caso si parla di industrial edge), oppure in un intero data center da diversi MW di potenza (edge data center).

Roberto Leoni, Direttore Operations di Retelit

La solidità dell’infrastruttura Retelit e la presenza sul territorio con 18 data center in Italia (più uno a Innsbruck) sono gli asset su cui si basano le soluzioni di colocation, cloud e information security della società. Lo sviluppo tecnologico, l’evoluzione del cloud e la crescita del cyber crime hanno spinto Retelit ad ampliare la gamma servizi. A oggi, l’offerta è composta da un set completo di soluzioni fisiche e virtuali per lo storage e la gestione delle proprie risorse a cui si affiancano servizi per la sicurezza. I data center Retelit sono dotati di doppio accesso in fibra ottica, impianti di condizionamento e sistemi di protezione elettrica ridondanti, con l’obiettivo di garantire assoluta continuità del servizio in caso di guasti o eventi calamitosi. Retelit, inoltre, pone particolare accento sulla sicurezza fisica degli spazi: sistemi di controllo in ingresso, infatti, consentono l’accesso alle sale in base a specifiche esigenze. I sistemi di allarme anti-intrusione e quelli di monitoraggio delle sale, basati su dispositivi digitali a circuito chiuso, sono presidiati da personale tecnico specializzato 24 ore al giorno, ogni giorno.

“I cambiamenti di mercato – ha puntualizzato Roberto Leoni – sono stati profondi, andando decisamente oltre lo smart working. L’infrastruttura IT sempre più distribuita e la rivalutazione del dato come asset per la vendita hanno richiesto grossi investimenti per poter erogare servizi digitali efficienti e per migliorare la cybersicurezza. In due anni il mondo è cambiato profondamente. I cambiamenti sono sempre più veloci. Le soluzioni ibride si stanno confermando la modalità principale di utilizzo del cloud come risorsa già pronta a prezzi competitivi. Devo riconoscere che ci sono ancora troppo pochi Cio che hanno compreso fino in fondo il ruolo centrale che la digitalizzazione ha sullo sviluppo business delle loro aziende”.

Mauro Daino, Sales Engineer di Vertiv

Vertiv offre soluzioni prefabbricate ma altamente personalizzabili. Le implementazioni standardizzate e a valore elevato presentano gli ulteriori vantaggi di una consegna più rapida e di un assemblaggio in loco più semplice. Due soli numeri: Vertiv mantiene connessi oltre 750.000 siti di clienti ed è il provider di fiducia per più del 70% delle aziende Fortune 500.

“Negli ultimi tempi – ha precisato Mauro Daino – si è investito molto per mettere nelle mani dei dipendenti strumenti tecnologici innovativi e per potenziare parimenti le infrastrutture sottostanti, in Italia grazie anche al PNRR. Un trend che noi vediamo tuttora in corso. Lo stesso stanno facendo i grandi operatori mondiali dei data center che però hanno tempi di ritorno dei loro investimenti piuttosto lunghi. Nel frattempo, bisogna occuparsi del day by day e qui vediamo molta focalizzazione sulla manutenzione, con una richiesta, soprattutto nel mid market, che determina anche un certo tipo di turnover tra fornitori, con il rischio di una domanda drogata”. Le aziende hanno l’esigenza di far connettere più persone ai loro server e approfittano, per esempio, del voucher MISE che lo Stato mette a loro disposizione. E da quanto sta avvenendo si può dedurre che il data center è tutt’altro che un oggetto statico, come spesso lo si è dipinto. In quest’ottica un aiuto è atteso anche dall’edge computing, teso a potenziare maggiormente l’uso quotidiano degli strumenti IT. Si tratterà per lo più di piccoli data center per l’analisi e la distribuzione di dati in ambito locale. Per una definitiva consacrazione dell’edge in Italia però bisognerà aspettare ancora qualche anno. Daino, infine, si aspetta un’ottimizzazione dei consumi energetici con l’avvento delle nuove tecnologie IT come liquid cooling o immersion cooling: il 70-80% di questi è ancora dovuto all’apparato IT vero e proprio e sarà dunque qui che si concentreranno gli sforzi. Vertiv nel product portfolio ha soluzioni green per queste innovazioni.

Giuseppe Caccia,  Product Manager Marketing Operativo Data Center di Legrand Data Center Solutions

Nello sviluppo delle infrastrutture data center, concetti come scalabilità, modularità, flessibilità e continuità di servizio sono i prerequisiti minimi per affrontare i progetti, il nuovo vero trend che coinvolge tutti gli attori della filiera (utilizzatori finali, progettisti, installatori e vendor) è quello della ‘rivoluzione verde’. Gli sforzi di progettisti, end user e vendor sono ormai sempre più rivolti alla riduzione dell’impatto ambientale e alla massimizzazione dell’efficienza energetica mediante soluzioni efficaci come l’impiego del ‘free cooling’ o la produzione autonoma di energia da fonti rinnovabili.

“Considerando l’abituale segmentazione del mercato, ossia colocation, cloud/hyperscale, corporate ed enterprise, vediamo un marcato sviluppo nelle prime due aree colocation e cloud – ha precisato Giuseppe Caccia. Questo fenomeno che noi osserviamo è confermato dai dati di mercato, infatti secondo la ‘Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese’ di Istat, nel 2020 i servizi cloud sono stati adottati dal 38% delle aziende. Scalabilità e flessibilità sono le leve che spingono all’adozione del cloud e sono anche le principali caratteristiche delle soluzioni che LDCS (Legrand Data Center Solutions) è in grado di fornire sia per la parte di server room (piattaforma Nexpand, sistemi di climatizzazione, soluzioni Starline…), sia nella parte delle infrastrutture elettriche. Quello che osserviamo confrontandoci con i nostri clienti, è che la crescita del settore cloud va al di là della situazione contingente ed è caratterizzata da una componente più strutturale, per molte aziende è diventata una scelta strategica. Infine, il manager ritiene che per affrontare in modo efficace i progetti data center soprattutto delle PMI, sia fondamentale che il cliente abbia un solo interlocutore e che il vendor sia in grado di sviluppare un approccio personalizzato, fondato su una sola offerta globale sia per la server room sia per l’infrastruttura di alimentazione elettrica.

Antonio Baldassarra, Ceo di Seeweb

Seeweb è il cloud computing provider italiano con un focus estremo sul supporto al cliente. Da oltre 20 anni, con la stessa passione, supporta web agency, system integrator, sviluppatori e aziende di tutte le dimensioni con tutti i servizi IT essenziali per una presenza digitale di successo.

“I nostri data center di Frosinone, Milano e Sesto San Giovanni, precisa Antonio Baldassarra, sono cruciali per le loro posizioni strategiche in Italia, e a essi si aggiungono le farm svizzere, mirate a soddisfare le esigenze dei clienti che necessitano di ospitare i loro dati sul territorio elvetico. Le nostre soluzioni cloud, ma soprattutto i nostri servizi di consulenza, uniti a un team tecnico sempre attento a migliorare gli standard, riescono a offrire il massimo alle aziende che partono con nuovi progetti web o necessitano di avere un supporto più importante su quelli già in produzione e desiderano spostarsi sulle nostre infrastrutture. Siamo in grado di offrire tutte le varianti di deploy della nuvola, ma la nostra offerta è completa e spazia dall’hosting web alle soluzioni di posta elettronica professionale, fino ai servizi di housing, colocation, streaming, storage dati e disaster recovery”.

Flessibilità, affidabilità e la possibilità di affidare la gestione dei servizi IT su vari livelli permettono di sollevare le organizzazioni dalle incombenze inerenti il management delle architetture IaaS, Saas e SaaS a supporto del business. Non solo infrastrutture di rete particolarmente in linea con gli standard e le certificazioni che oggi ogni business online richiede, ma anche un design e una progettazione delle server farm sostenibile grazie alla scelta di utilizzare esclusivamente fonti di energia rinnovabile per l’alimentazione dei data center, sfruttando l’innovazione degli impianti di ultima generazione per un impatto sempre più ridotto sull’ambiente. “Devo riconoscere che quello attuale – osserva Baldassarra – è un buon momento per il mondo dell’offerta e quindi per noi, anche se i problemi non mancano: shortage di silicio, tempi di consegna e di progettazione lunghi e aumento generalizzato dei prezzi, tutte condizioni che finiscono per avvantaggiare gli operatori non europei”.Quello dell’edge, in particolare dei microedge, è un mercato assolutamente da non perdere, ma va normato e sostenuto.

Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia

Netalia è un cloud provider italiano indipendente che propone soluzioni specifiche per aziende, mercati regolamentati e per la pubblica amministrazione.

I dati appartengono a chi li genera ovvero gli individui e devono essere riconosciuti come un elemento chiave di potere e indipendenza. “Per realizzare questo obiettivo – sostiene Michele Zunino – è indispensabile applicare ai dati un modello che ci renda indipendenti e che chiarisca in modo certo e stabile chi governa i dati e qual è il perimetro normativo in cui sono gestiti. Il concetto di sovranità digitale si basa sull’adesione a un modello comune che riguarda la governance degli asset digitali e dei dati. La realizzazione di questo obiettivo è la garanzia fondamentale per cittadini, imprese e Paesi relativamente alla loro indipendenza rispetto agli assetti geopolitici globali. La sovranità digitale è un’opportunità che va di pari passo con la trasformazione digitale: un requisito senza il quale ognuno di noi espone parte del proprio patrimonio in termini di dati e della loro gestione, a soggetti fuori dal nostro controllo. Questo su scala più ampia determina un approccio che non nega l’utilizzo di elementi tecnologici globali, ma ne riconduce la gestione su un piano legislativo e normativo coerente”.

La gestione dei dati entro perimetri normativi e fiscali certi e definiti è un obiettivo non sempre scontato. La situazione geopolitica e gli equilibri internazionali sono scenari mutevoli che sfuggono al nostro controllo ed è quindi necessario far sì che il patrimonio generato dai dati sia nella piena disponibilità di chi lo crea: gli individui.

Zunino auspica un’accelerazione nel processo di rinnovamento delle organizzazioni, finalizzato anche a rendere più fruibili le applicazioni, sforzandosi di capire che il digitale è un’infrastruttura strategica nella quale il cloud è un abilitatore, ma anche uno strumento cruciale per definire indipendenza e capacità di competere nello scenario globale.

Massimo Ombra,  COO di Ausonia

Ausonia è una azienda attiva nella progettazione e produzione di gruppi elettrogeni e sistemi integrati di generazione di energia destinati ad attività mission critical in settori quali data center, oil & gas, telecomunicazioni, difesa militare, servizi pubblici e trasporti. Fondata a Marsala nel 1925 dalla famiglia Ombra, nel suo percorso di crescita vede oggi impegnata nella gestione della società la terza e la quarta generazione. Più in particolare Ausonia progetta, produce e commercializza una vasta gamma di soluzioni di gruppi elettrogeni da 5 kVA a 4.000 kVA, contando su moderni stabilimenti che occupano una superficie totale di 45.000 m², oggetto nel 2017 di significativi investimenti per il potenziamento della capacità produttiva attraverso un cambiamento fondamentale nei processi produttivi secondo i principi di Industria 4.0.

L’intero portafoglio prodotti di Ausonia comprende anche sistemi di cogenerazione e trigenerazione, gruppi elettrogeni ibridi integrati con pacchi batterie, soluzioni integrate con rinnovabili, centrali elettriche a bassa e media tensione, gruppi elettrogeni montati o integrati su mezzi mobili, e molto altro ancora.

Grazie all’esperienza maturata in quasi 100 anni di presenza nel mercato della progettazione e produzione di gruppi elettrogeni, la società è in grado di realizzare i suoi prodotti seguendo le esigenze del cliente e rispettandone anche i più severi requisiti tecnici richiesti.

“Il contesto in cui operiamo – dice Massimo Ombra – negli ultimi due anni è stato caratterizzato da una fortissima turbolenza e instabilità dei mercati, in cui le dinamiche inflattive hanno in gran parte bruciato la marginalità di quelle commesse regolamentate da accordi quadro siglati nel periodo pre-pandemico. Ciò nonostante, il mercato presenta delle buone potenzialità per quelle aziende che come noi si sono fortemente innovate nel segno di ‘industria 4.0’ mantenendo al contempo un elevato grado di flessibilità e d’integrazione verticale e quindi di adattamento alle variazioni tanto della domanda quanto del contesto in cui si opera. Ovviamente, un approccio maggiormente sistemico e strutturato da parte del ‘sistema Paese Italia’ porterebbe indubbi benefici nel cogliere le opportunità che il mercato presenta”.

Relativamente alla diffusione e al successo dei data center edge, il manager sostiene: “Questi devono essere accompagnati da un miglioramento della qualità dell’energia distribuita sull’intero territorio nazionale che oggi presenta fortissime criticità e disomogeneità soprattutto in periferia, necessitando dunque di una profonda trasformazione anche in virtù di una generazione maggiormente distribuita grazie all’apporto delle fonti rinnovabili”.

Paolo Parabelli, Business Development and Sales Manager di Rosenberger OSI

Rosenberger è una società tedesca che si è specializzata nella produzione di cablaggi in fibra ottica per data center. Un’attività che svolge da oltre 30 anni. Una gran parte dei più grandi data center europei usa i suoi prodotti.

Rosenberger OSI impiega circa 780 persone in Europa e Nord America e fa parte del Gruppo Rosenberger che opera a livello globale dal 1998. Il Gruppo è un fornitore globale primario di soluzioni di connettività ad alta frequenza, alta tensione e fibra ottica con sede in Germania.

In Italia opera da sempre come fornitore di IBM, e da qualche anno opera anche con il proprio nome. Paolo Parabelli riconosce che nel nostro Paese c’è stato uno sviluppo nelle infrastrutture di TLC, che la pandemia ha in qualche modo accentuato con la diffusione dello smart working obbligando le organizzazioni a diventare più tecnologiche per assecondare il trend.

“Oggi – dice Parabelli – ci troviamo in una situazione di generale incertezza. Non mancano solo i chip, ma anche rame e altri materiali importanti per la nostra attività produttiva. Per non parlare dei costi energetici, che hanno sempre penalizzato i data center italiani, ora ovviamente ancora di più. Cosa che avvantaggia gli hypescaler americani, con i quali peraltro risulta difficile parlare”.

Per quanto riguarda la tecnologia edge l’esponente di Rosenberger ha una visione tutto sommato positiva: si tratta di una buona opportunità, argomenta, perché si possono mettere in tante realtà diverse, per assolvere a funzioni particolari.

Inoltre, il tessuto commerciale italiano ha la caratteristica unica in Europa di essere composto principalmente dalla micro e piccola impresa dove la tecnologia edge dei micro data center potrebbero prendere uno slancio particolare.

Marco Negri, Specification Engineer di Socomec

Fondato nel 1922, Socomec è un gruppo industriale che può contare su 3.700 dipendenti. L’azienda è specialista nel sezionamento (AC e DC bassa tensione), nella conversione (UPS e sistemi di storage) e nella misura della potenza (monitoraggio dei parametri elettrici e dei consumi energetici). Il gruppo investe quasi il 10% del suo fatturato in ricerca e sviluppo e questo gli consente di soddisfare la sua ambizione di essere sempre all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. La società, da sempre gestita dalla stessa famiglia oggi arrivata alla quarta generazione, ha una visione aziendale a medio-lungo termine che garantisce uno sviluppo sostenibile rispettando le persone, la società e l’ambiente. Per Marco Negri ci sono legittimi motivi per aspettarsi un potenziamento delle infrastrutture, grazie soprattutto alla diffusione del lavoro agile. “Si tratta di un fenomeno che si va sempre più generalizzando, con riflessi positivi sugli investimenti infrastrutturali, malgrado i problemi non manchino. Inoltre, vedo nell’IoT un altro acceleratore, per l’enorme sviluppo che questi dispositivi stanno avendo e avranno anche al di fuori degli ambienti industriali. La sempre maggiore quantità di dati da elaborare finirà anche con produrre riflessi positivi sulla tecnologia edge”.

Sacha Busetti, Hypersacle DC Project Director di Dba Group

“La pandemia – spiega Sacha Busetti – ci ha insegnato a lavorare meglio. Nel nostro caso lo smart working era già assolutamente consolidato in azienda e ci ha consentito di migliorare decisamente la qualità del lavoro e questo miglioramento lo abbiamo trasferito anche ai nostri fornitori. La pandemia ha aumentato la consapevolezza sulla utilità delle piattaforme per fare qualsiasi cosa e per risparmiare tempo e denaro grazie all’ottimizzazione delle trasferte. C’è una polemica sulla quale voglio fornire delle precisazioni: i data center consumano tantissimo. È vero. Tuttavia, si dimentica che un MWh consumato da un data center per la digitalizzazione di processi o per la virtualizzazione di sistemi, corrisponde a un risparmio energetico ben superiore lato utente”. L’Italia è stata per lungo tempo un’anomalia nel settore dei data center: come dimostrano i casi di Dublino, Berlino, Londra e Madrid, questi tendono in genere a essere collocati nella vicinanza delle capitali, in Italia invece questo ruolo è spettato a Milano. Fino a oggi, però, poichè adesso si assiste anche a un graduale aumento di interesse e di investimenti anche su Roma, pur rimanendo Milano il focus italiano. L’Italia, che una volta primeggiava nelle reti mobile anche sugli Stati Uniti, si trova oggi a inseguire. L’edge rappresenta sotto questo aspetto un’opportunità se veramente si vuole far decollare l’Industria 4.0. Lo stesso dicasi per gli ospedali dove la mole di dati è in continua crescita. “Purtroppo, su questo punto – aggiunge il manager di Dba – si registra ancora una scarsa consapevolezza soprattutto nel mondo delle PMI. In aggiunta all’utilizzo della Open Platform auspico la formazione di poli di aggregazione, in cui coinvolgere enti come le Camere di Commercio e la Confindustria, per dare una migliore e concreta visibilità a questa opportunità e per creare degli aggregatori che possano aiutare le PMI nel percorso di digitalizzazione”.

Guido Pastore, Responsabile Commerciale Europa di Italan

Italan è un’azienda che commercializza prodotti destinati al mondo ICT.  Presente sul mercato da circa dieci anni, è in grado di fornire l’infrastruttura chiavi in mano di un data center completo anche delle componenti energetiche e di condizionamento. In questa ottica di fornitore di soluzioni complete, le partnership rivestono un ruolo importante nella sua strategia. L’azienda ha l’obbiettivo di fornire competenze e svolge anche un’attività di ricerca e sviluppo. “Negli ultimi due anni – segnala Guido Pastore – abbiamo registrato una maggiore richiesta di prodotti per infrastrutture, pur in presenza di costi in forte crescita, cosa che ha obbligato tutti gli attori della filiera a una trattazione continua, come sta accadendo tuttora del resto. Inoltre, abbiamo rilevato una maggiore differenziazione tra tipologie di clienti, anche per la decisione di alcuni di questi di cambiare strategia di approvvigionamento e di implementazione. Abbiamo notato una cresciuta di tendenza ad acquistare spazi data center all’esterno da parte di aziende strutturate, mentre realtà più piccole continuano a preferire la presenza del data center interno all’azienda. Anche per Pastore ci troviamo in presenza di un mercato più consapevole circa l’importanza delle infrastrutture. È un mercato, però, che deve fare i conti con le mutate condizioni di approvvigionamento e di aumento dei prezzi. Questo porta il committente, in alcuni casi, a fare delle valutazioni su base economica sull’obbiettivo desiderato e a un ridimensionamento rispetto a scelte iniziali che richiederebbero costi più alti e tempi di attesa molto più lunghi.


Gian Carlo Lanzetti

Una esperienza di oltre 30 anni nel marketing strategico e come analista di mercato in una grande corporation dell’ICT. Esperienza completata come freelance di lunga data nei settori delle TLC, dell’IT, dell’elettronica, della logistica, delle tecnologie alternative e della finanza. Con una consolidata collaborazione con tutte le principali testate ...

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