Con intelligent edge HPE vuole dare valore alla periferia
“Il 94% dei dati generati ai bordi della rete non sono utilizzati. Lo ha spiegato il vendor durante HPE Discover More annunciando un investimento di 4 miliardi di dollari per supportare le aziende nel colmare questo gap.
La periferia al centro. È questa la strada indicata da HPE alle aziende. La direzione che qualsiasi organizzazione deve seguire per innovarsi, per trasformarsi, per cogliere appieno le opportunità derivanti dalla ‘miniera’ di dati presente in ogni azienda che rimane ancora inesplorata. Per vivere appieno la ‘data driven society’. Lo ha fatto capire chiaramente durante HPE Discover More, l’appuntamento organizzato a Milano per spiegare come sia possibile trasformare informazioni grezze in strategiche, in uno scenario di interconnessione continua tra cloud ed edge. Un futuro che può rappresentare anche il volano per quelle soluzioni di intelligenza artificiale, IoT e data analytics capaci di aprire le porte a nuovi modelli di business.
Strategia e investimenti
Un cambio di paradigma necessario anche per vivere al meglio un presente in cui a livello mondiale il 94% dei dati generati ai bordi della rete non sono correlati e utilizzati. È quanto ha spiegato Antonio Neri, presidente e CEO worldwide di HPE. “La nostra sfida è quella di consentire ai clienti di sfruttare questi dati, al momento sprecati, analizzandoli attraverso infrastrutture che le possano abilitare a estrarne valore utile per ottenere un vantaggio competitivo sul mercato”.
Rientra in questo quadro l’investimento di quattro miliardi di dollari nell’intelligent edge annunciato da HPE che si aggiunge alle risorse che la società continua a dedicare alla ricerca e allo sviluppo. “Impegni messi in campo per rinsaldare le tre colonne su cui si basa la strategia della nostra società: la tecnologia, le persone e gli economics – ha aggiunto Neri. HPE rappresenta un partner in grado di accelerare la trasformazione delle aziende e di farlo orchestrando queste tre componenti, nella consapevolezza che l’edge è un’opportunità: è l’ambiente in cui viviamo e lavoriamo, dove i dati vengono creati, e apre nuove possibilità di crescita per tutte le organizzazioni”.
Un ambiente strategico, da connettere con il cloud “che nella nostra visione non è un luogo: il cloud è un’esperienza da vivere attraverso sistemi IT ibridi. È questa la strada per affrontare l’’enterprise of the future’ che dovrà necessariamente essere edge centric, cloud enabled e data driven”.
Economia circolare
Tre pilastri ai quali dovrà necessariamente esserne affiancato un altro: quello della sostenibilità. “Viviamo uno dei momenti più eccitanti della storia dell’umanità grazie alla tecnologia. Per noi è importante accelerare questa trasformazione e farlo, non solo per il business dei nostri clienti, ma anche per la comunità nel suo insieme”, ha evidenziato Neri presentando il progetto realizzato da HPE per incentivare l’economia circolare nel mondo ICT e dare un supporto alla sostenibilità a livello mondiale nel settore. In particolare, in questo ambito HPE Financial Services ha realizzato il Circular Economy Report che fornisce ai responsabili IT delle aziende e della sostenibilità ambientale uno strumento capace di quantificare e condividere i risparmi in termini di energia, materiale e smaltimento che si possono ottenere conferendo alla società gli asset dismessi o giunti al termine della loro vita. Strumenti di cui il vendor, attraverso gli HPE Technology Renewal Center di Andover, nel Massachusetts, e di Erskine, in Scozia, punta a estendere la vita utile riciclandoli in modo sicuro. Nel 2018 le due strutture hanno processato oltre quattro milioni di unità, sia di HPE che di terze parti. Di queste, fa sapere la società, l’89% è stato ricondizionato e rivenduto, mentre il resto del materiale è stato riciclato.
Vicini ai territori
HPE Discover More, evento che il vendor ha organizzato in 29 Paesi, nella due giorni di Milano ha registrato oltre 1.700 partecipanti: “Questo appuntamento è stato disegnato su misura per ogni nazione, perché ogni nazione ha le proprie specificità ed esigenze, e si inserisce in una strategia di prossimità con i clienti e con il territorio”, ha spiegato Stefano Venturi, presidente e amministratore delegato dell’azienda in Italia. Una visione, questa, che negli ultimi anni ha portato HPE ad aprire 20 Innovation Lab nel nostro Paese (vedi box, ndr), “laboratori realizzati in sinergia con i nostri partner, che per noi sono fondamentali: rappresentano la nostra squadra estesa, non solo per fare innovazione, ma per guidare le aziende verso il modello di business del futuro che prevede sempre più l’elaborazione dei dati ai bordi della rete”, ha aggiunto Venturi presentando esperienze di società che “grazie a HPE hanno già intrapreso questo percorso”. Tra queste, Mercedes che ha collaborato con il vendor per portare l’high performance computing nei box durante le gare di Formula Uno, in una collaborazione che ora consente alla scuderia tedesca, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale e big data analytics, “di estrarre valore dai dati in meno di una giornata lavorativa con una capacità computazionale veloce e affidabile”. Sul palco anche Pirelli, Snam, Caterpillar, Datalogic e MSC Crociere. “In un momento difficile per l’economia italiana, il nostro business cresce in modo solido e sano – ha evidenziato Venturi. Stiamo portando innovazione, nel nostro Paese e nel mondo, guidando clienti di diversi settori. E i risultati sono tangibili”.
Non solo clienti e partner, ma anche il mondo accademico è ‘salito in cattedra’ all’HPE Discover More. A rappresentarlo, il professor Severino Meregalli della SDA Bocconi School of Management e il professor Marco Taisch del Politecnico di Milano. “La relazione con le università per noi è fondamentale, perché anticipano i trend, sia dal punto di vista tecnologico, per esempio sul fronte dell’Internet of Things e dell’Industria 4.0, che di business: un contributo culturale utile per guidare le organizzazioni verso la ‘data driven society’ in cui sarà richiesto alle aziende di adottare nuove soluzioni ma anche di cambiare le governance interne, le deleghe e i processi decisionali”.