Industria 5.0: verso la transizione
Una filosofia che abbraccia l’intero ciclo produttivo, promuovendo un approccio olistico e sostenibile che mira a creare prodotti su misura.
Il concetto di Industria 4.0 nacque in Germania nel 2011 per indicare i processi di digitalizzazione e di avanzamento tecnologico finalizzati a incrementare l’efficienza e la flessibilità produttiva tramite l’automazione avanzata, con l’obiettivo di creare fabbriche intelligenti (smart factory), in cui le macchine sono in grado di comunicare tra loro e con gli esseri umani, scambiando informazioni e dati in tempo reale. Industria 4.0 consente di raccogliere grandi quantità di dati sui processi produttivi, che possono essere analizzati per migliorarne l’efficienza, creare modelli digitali degli impianti (Digital Twin), ridurre i costi e ottimizzare la qualità dei prodotti.
Il termine ‘Industria 5.0’ comparve per la prima volta nel 2015, in un articolo di Michael Rada, che sosteneva la necessità di realizzare la centralità delle persone e dell’ambiente nei processi industriali. Nel 2016 apparve in Giappone il concetto di ‘Society 5.0’, che cercava di conciliare lo sviluppo economico con la risoluzione dei problemi sociali e ambientali, usando le tecnologie per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Il 7 gennaio 2021 la Commissione Europea pubblicò il rapporto ‘Industria 5.0 – verso un’industria europea sostenibile, umanocentrica e resiliente’ (‘Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry’) che analizzava il ruolo dell’industria nella società attuale e gli impatti ambientali e forniva una mappatura dei progetti di ricerca e innovazione pertinenti a Industria 5.0.
Industria 5.0, definita dalla Commissione Europea “completamento dell’industria 4.0”, nasce per includere la risoluzione dei problemi socio-ambientali non considerati nella quarta rivoluzione industriale, come disuguaglianze sociali, inquinamento e transizione energetica. È focalizzata sulle persone e sull’ambiente e mette qualità della vita e sostenibilità al centro del processo di produzione, sfruttando le tecnologie abilitanti 4.0 per arrivare a un’economia verde e resiliente.
È una filosofia che abbraccia l’intero ciclo produttivo, promuovendo un approccio olistico e sostenibile che mira a creare prodotti su misura rispondenti alle esigenze dei consumatori proteggendo allo stesso tempo l’ambiente, e diventerà essenziale per il successo di qualsiasi impresa.
I pilastri sui quali si fonda il nuovo modello di Industria 5.0 sono tre:
1) Umanocentricità (approccio ‘human centric’). Gli esseri umani al centro dei processi di produzione.
2) Resilienza. Utilizzare tecnologie flessibili e versatili, in grado di reagire velocemente a qualsiasi tipo di potenziali crisi, e garantire la continuità della produzione.
3) Sostenibilità. Garantire i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future. Riutilizzare e riciclare le risorse naturali, ottimizzare il consumo energetico e le emissioni, sviluppare processi di economia circolare che riducono l’impatto ambientale delle attività produttive.
L’Industria 5.0 si basa sul concetto di Collaborative Industry, cioè la collaborazione tra esseri umani e macchine (Human-Machine Co-operation – HMC), rappresenta un’evoluzione significativa nel panorama aziendale ed è in grado di produrre una serie di cambiamenti in grado di influenzare significativamente le imprese e le loro operazioni nel presente e in futuro.
Mentre nell’Industria 4.0 il principale compito umano consiste nel controllare e sorvegliare i sistemi automatizzati, nell’Industria 5.0 l’uomo assume un ruolo attivo di collaborazione con le macchine e i sistemi e, inoltre, sfrutta le sue capacità cognitive e decisionali per migliorare l’innovazione, la creatività, l’adattabilità e la risoluzione dei problemi, con un sempre maggior utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (AI).
L’Intelligenza Artificiale (AI), inclusa l’AI generativa, è uno strumento fondamentale per l’Industria 5.0, consentendo alle macchine di apprendere, analizzare e fornire informazioni in grado di anticipare le tendenze, identificare i potenziali rischi, prevedere i fallimenti; consentire una gestione proattiva delle risorse e un’accurata pianificazione della manutenzione.
I Robot collaborativi (Cobot) incorporano sistemi sensoriali e attuatori avanzati che consentono loro di percepire l’ambiente con notevole precisione e svolgere compiti delicati, ripetitivi, faticosi o pericolosi. Lavorano a fianco dei lavoratori umani, condividono lo spazio di lavoro e collaborano su compiti specifici, fornendo una combinazione di competenze ‘umane’ e capacità meccaniche.
Il Piano Transizione 5.0
La legge di conversione n. 56/2024, con modificazioni, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 Pnrr “Transizione 5.0”, recante ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (c.d. PNRR 4), approvata il 29 aprile 2024 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 100 del 30 aprile 2024, riporta nell’Art 38 (Transizione 5.0) una serie di misure per favorire investimenti innovativi, digitali ed ecologici per sostenere la competitività delle imprese. Il nuovo incentivo Transizione 5.0 ha l’obiettivo di agevolare l’efficienza energetica dei processi produttivi, l’autoconsumo di elettricità, l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse. Il Piano Transizione 5.0 introduce nuove misure per gli investimenti in beni e attività che generano risparmi energetici o apportano efficienza energetica, e in particolare agevolano:
a) Acquisto di beni strumentali materiali o immateriali 4.0 per 3,78 miliardi di euro. Le aliquote agevolate: variano in base all’efficienza raggiunta con l’investimento e all’ammontare dello stesso. Per ottenere il massimo beneficio, le aziende devono ridurre i propri consumi, con riferimento all’intera struttura produttiva o al processo interessato, rispettivamente del 10% e del 15%.
È agevolato l’acquisto di tutti i beni materiali (macchinari) e immateriali (software) già ammessi all’agevolazione 4.0 (come dettagliato negli allegati A e B della legge 232/2016), che devono essere interconnessi al sistema aziendale di gestione della produzione o alla rete di fornitura, e abilitare i consumi energetici previsti. Fra i software sono stati aggiunti anche:
– programmi, sistemi, piattaforme o applicazioni per l’intelligenza degli impianti che garantiscono il monitoraggio continuo e la visualizzazione dei consumi energetici e dell’energia autoprodotta e autoconsumata, o introducono meccanismi di efficienza energetica, attraverso la raccolta e l’elaborazione dei dati anche provenienti dalla sensoristica IoT di campo (Energy Dashboarding);
– software relativi alla gestione di impresa, solo se acquistati unitamente ai software, ai sistemi o alle piattaforme precedentemente elencati.
b) Acquisto di beni necessari per l’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili ad esclusione delle biomasse per 1,8 miliardi di euro.
c) Spese per la formazione del personale in competenze per la transizione verde per 630 milioni di euro.
Sono agevolate la formazione del personale e la consulenza aziendale, con incentivi che arrivano fino al 50% per le piccole imprese, nel limite del 10% degli investimenti effettuati e fino al tetto di 300mila euro.
Investimenti ammissibili: le spese agevolabili devono essere sostenute tra il 2024 e il 2025 e devono rispettare i requisiti del piano Industria 4.0. Inoltre, devono garantire un risparmio energetico minimo del 3% o del 5%.
Le agevolazioni del piano Transizione 5.0 si affiancano al piano transizione 4.0, che continuerà a incentivare l’acquisto di beni e software 4.0 fino a fine 2025.
Verifica dei risultati ottenuti nell’efficienza energetica
Le attività oggetto dell’agevolazione dovranno produrre dei risultati misurabili in termini di efficienza energetica e risparmio di energia. A tal fine sarà necessario rispettare una delle seguenti due condizioni: per gli investimenti in beni 4.0, il risparmio energetico conseguito nei processi dovrà essere pari ad almeno il 5% rispetto ai consumi precedenti. Nel caso di attività non legate a specifici processi, la riduzione del consumo finale di energia dovrà essere di almeno il 3%.
Come anticipato, il credito di imposta è suddiviso in tre fasce, basate sul risparmio energetico e sul volume dell’investimento:
• il requisito minimo è una riduzione dei consumi del 3% riferita all’intero impianto, o del 5% in relazione al singolo processo produttivo. In questo caso il credito d’imposta ottenibile è pari al 35% per investimenti fino a 2,5 milioni; al 15% per investimenti da 2,5 a 10 milioni e al 5% da 10 a 50 milioni;
• a fronte di una riduzione dei consumi del 6% nel complesso o del 10% su impianti singolo, il credito d’imposta sale al 40% per investimenti fino a due milioni, al 20% per investimenti tra 2,5 e 10 milioni e al 10% per la quota degli investimenti superiore ai 10 milioni;
• a fronte di una riduzione dei consumi del 10%, il credito per la fascia di spesa inferiore è del 45%, oppure del 15% se riferita al singolo processo, al 25% per la fascia intermedia e al 15% per quella superiore.
Ogni progetto dovrà essere accompagnato da una certificazione ex ante, prodotta da un professionista, attestante la validità dell’opera, e una ulteriore certificazione ex post che dovrà verificare che siano stati effettivamente raggiunti i risultati previsti nella relazione ex ante. Entrambe le certificazioni dovranno essere caricate sul portale del GSE (Gestore dei Servizi Energetici). I crediti di imposta saranno resi disponibili nei cassetti fiscali dei beneficiari dopo i controlli dell’Agenzia delle Entrate.