Dossier 5G, puntata 3: Il manufacturing e la rincorsa dell’Europa
Partite le prime esperienze nell’automotive. Intanto il Vecchio Continente cerca una strategia per non rimanere schiacciato tra Cina e USA.
L’Europa è in ritardo su Cina e Stati Uniti nella adozione delle tecnologie 5G, con l’Italia fanalino di coda. Eppure anche nel nostro Paese fervono iniziative per recuperare terreno. L’industria appare in una posizione di vantaggio ma l’attività di inseminazione e di sperimentazione ferve un po' ovunque. La sfida è avvincente se si pensa che, secondo Gsma, entro il 2025 il 5G rappresenterà circa un quarto delle connessioni mobili totali. La stessa fonte quantifica oggi in poco più di 200 le reali reti 5G in funzione nel mondo, di cui 68 operatori che forniscono servizi 5G FWA e 23 che forniscono servizi 5G standalone.
Più spettro e più reti
Una delle notizie più importanti delle scorse settimane è la decisione dell’UE di mettere a disposizione le bande 900 MHz e 1.800 MHz anche per le applicazioni 5G. Ciò significa che le bande di frequenza già armonizzate per il 2G, il 3G e il 4G saranno adattate anche al 5G. Una connettività avanzata e migliorata, fanno sapere le fonti comunitarie, è un obiettivo fondamentale del decennio: entro il 2030 il 5G dovrebbe coprire tutte le zone popolate e tutte le famiglie dell’Ue dovrebbero avere accesso a tale tecnologia. Come noto lo spettro radio è una risorsa cruciale nel mondo odierno dei sistemi wireless. La gestione tempestiva e armonizzata dello spettro consente di utilizzare gli stessi dispositivi in tutta l’Ue e garantisce che tutti possano funzionare senza interferenze.
Il 2022 e gli anni a seguire saranno caratterizzati da una notevole accelerazione in termini di trasformazione digitale delle imprese e delle pubbliche amministrazioni. I piani del Governo e degli operatori Tlc per accelerare l’infrastrutturazione del Paese e per stimolare l’adozione di servizi innovativi basati sul 5G giocheranno un ruolo fondamentale. In questo scenario la sostenibilità dei progetti e la partnership pubblico privata saranno gli assi per garantire che i fondi del Pnrr decicati al 5G siano spesi in modo lungimirante, facendo leva sull’ulteriore disponibilità di fondi del settore privato. La complementarità tra investimenti pubblici e privati è indispensabile per evitare sprechi, come la duplicazione delle infrastrutture, e per sfruttare nel modo migliore le tecnologie più evolute.
Stando a quanto emerso dalla nuova mappatura effettuata da Infratel sulla base dei dati forniti dagli operatori, ossia dei piani di investimento stimati per i prossimi cinque anni: al 2026 la maggior parte del territorio italiano sarà dotato di reti a banda ultralarga, con differenze però notevoli tra aree. Per quelle cosiddette a fallimento di mercato è previsto uno stanziamento specifico di poco più di due miliardi per incentivare la diffusione di reti mobili 5G.
Il 5G, che si basa sullo standard 3Gpp, è anche un candidato per la fornitura di FWA (Fixed Wireless Access) a banda ultra larga, ovvero implementare reti che sfruttano le bande di frequenza più alte, in particolare nello spettro delle onde millimetriche (mmWave).
Pare inoltre assolutamente necessario disporre di ulteriore spettro di mid-band già nel medio termine e che le frequenze nei 6 GHz rappresentano, sempre per Gsma, un’opportunità unica di supportare la futura digitalizzazione in tutto il mondo con uno sviluppo sostenibile del 5G e della sua evoluzione. Si configura pertanto una vera battaglia contro l’assegnazione di spettro non licenziato al WiFi 6. Sempre secondo Gsma, entro la fine del 2025 il 5G rappresenterà, come detto, circa un quarto delle connessioni mobili totali e più di due persone su cinque in tutto il mondo avranno la possibilità di usare una rete 5G.
La prima architettura Tlc nata nell’era del cloud
Il cloud computing e il 5G costituiscono i pilastri, come evidenziato anche nelle puntate precedenti, del processo di trasformazione digitale del mondo pubblico e produttivo, la cui importanza è ampiamente riconosciuta nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I fornitori di servizi cloud fungono da abilitatore delle reti 5G, valorizzando e diffondendo i benefici a esse connessi. Le realtà industriali operative in ambito cloud computing hanno dinanzi la sfida di rendere le imprese sempre più digitalizzate e offrire nuove esperienze ai propri clienti in termini di servizi innovativi. L’intersezione del cloud con il 5G abiliterà nuovi scenari che rivoluzioneranno settori come l’automotive, la logistica, il media & entertainment, la sanità e il manifatturiero. Il 5G è la prima architettura Tlc nata nell’era del cloud, completamente software-defined e in grado di offrire, oltre che significativi miglioramenti di larghezza di banda, anche nuove performance in termini di bassa latenza e alto numero di apparati collegabili per cella. Tutto ciò, grazie anche alla convergenza con tecnologie emergenti di artificial intelligence/machine learning e facendo uso di infrastrutture distribuite in architettura Edge, renderà possibili nuovi servizi digitali.
Il 5G nel manufacturing
Come accennato il settore industriale sta sempre più capendo l’importanza del 5G e cerca di valutarne la portata con usi, per ora, prevalentemente circoscritti e mirati.
Le caratteristiche di questa nuova rete sono in grado di garantire comunicazioni mobili più intelligenti, veloci ed efficienti rispetto al passato e, nel settore manifatturiero, il 5G ha la potenzialità di supportare applicazioni in diversi campi, tra gli altri: manutenzione, qualità, logistica interna ed esterna, utilizzo della realtà aumentata e virtuale, robotica, cloud e intelligenza artificiale. La prima generazione di reti mobile (1G) era incentrata sulla voce. Il 2G ha portato sul mercato anche i messaggi. Il 3G ha aggiunto i dati. Il 4G ha reso più veloci tutte le operazioni del 3G. Il passaggio al 5G aggiungerà un nuovo elemento: l’internet industriale, abilitando servizi innovativi in ottica Industry 4.0.
Sfruttare la potenza del 5G per accelerare le attività di produzione è la strada intrapresa da molte industrie come la tedesca Porsche presso lo stabilimento di Lipsia, dove è stata implementata una rete privata 5G. Questa tecnologia è uno degli elementi chiave alla base della sua Smart Factory. La rete 5G permetterà il controllo delle soluzioni di robotica in tempo reale e senza cavi. Permetterà anche la trasmissione di enormi quantità di dati tra altri macchinari presenti nello stabilimento, addetti alla produzione e veicoli, attraverso una trasmissione sicura, flessibile e affidabile delle informazioni in tempo reale. La società tedesca si dichiara inoltre convinta che i tempi di produzione saranno più rapidi, i costi minori e la qualità migliore.
Una rete privata wireless 5G copre anche il centro di sviluppo di prodotto e una hall nella fabbrica di Wolfsburg della Volkswagen che ha come obiettivo quello di verificare se le capacità del 5G sono idonee a soddisfare i nuovi requisiti della produzione dei veicoli e quindi ottenere maggiore efficienza e flessibilità nella produzione di serie del prossimo futuro. I primi casi d’uso sono il caricamento wireless di dati verso i veicoli fabbricati e il collegamento in rete dei robot per la produzione e per gli strumenti di assemblaggio connessi su rete mobile.
Una notizia che dovrebbe fare riflettere. Huawei ha annunciato un piano d’azione con cui ‘accenderà’ e connetterà , in collaborazione con partner dell’ecosistema, mille smart factory tramite la sua soluzione 5GtoB per supportare l’industrializzazione della Cina.
Tra le diverse iniziative avviate in casa nostra si può citare Vodafone Industrial Connect di Vodafone Business. La soluzione raccoglie i dati di produzione, li elabora e li invia alla piattaforma cloud IoT tramite connettività mobile. Il cliente può accedere tramite interfaccia web alla reportistica e così trasformare il suo processo decisionale rendendolo ‘data-driven’. La soluzione permette inoltre di ridurre l’impatto ambientale dell’azienda perché consente l’efficientamento energetico e una diminuzione dello scarto industriale in virtù dell’ottimizzazione del processo produttivo. La prima società italiana ad averla scelta è Intergroup, una azienda che offre trasporti nazionali e internazionali, servizi logistici nei terminal portuali di Oristano, di Roma e del Lazio (Gaeta e Civitavecchia), servizi di packaging e di distribuzione di materie prime in tutta Italia con sette piattaforme distributive.
Conclusioni
L’Europa, come detto, è molto in ritardo su Cina, Stati Uniti e anche sul Giappone nella corsa alle reti 5G. Ecco allora l’idea di mirare al 6G con un primo finanziamento di 240 milioni di euro. Poca cosa in realtà, per adesso, rispetto agli investimenti mossi dal 5G. L’obiettivo è puntare tutto sulle reti di nuova generazione, per potenziare la capacità europea di innovare e sviluppare soluzioni tecnologiche volte a migliorare i livelli di competitività delle imprese e delle industrie a livello globale e per accelerare la transizione digitale ed ecologica. Un obiettivo ambizioso ma molto arduo. Basti pensare che il 40% dei brevetti sul 6G sono tutti cinesi, seguiti dagli Usa, con il 35%, e dal Giappone con il 10%. L’Europa in questa speciale classifica non va oltre il 4° posto, con l’8,9% e questo la dice già lunga sulle reali possibilità per il nostro continente di raggiungere una posizione di leadership nelle prossime reti di comunicazione. Il confronto sarà serrato e ben si comprende la ragione: questa tecnologia di nuova generazione è destinata a colmare il divario tra il mondo digitale e quello reale. In ogni caso una rete pervasiva e adeguata in termini di prestazioni e un’alfabetizzazione digitale diffusa devono quindi rappresentare un obiettivo primario per il Paese.
Nella prossima puntata…
La quarta e ultima puntata verterà su una selezione di opinioni e di dati di tendenza da parte di società indipendenti di ricerca e consulting nel settore dell’ICT.