Cosa serve per dare intelligenza agli edifici
Le tecnologie, le infrastrutture, gli scenari applicativi, gli ostacoli da superare. Anche a livello Paese. Un evento di Soiel International legge l’evoluzione dello smart building, chiamato a sfruttare le opportunità dell’IoT e il valore dei dati.
Un edificio capace di integrare i suoi vari sistemi di gestione luce, climatizzazione, videosorveglianza, controllo accessi. Che preveda uno scambio di informazioni continuo tra le sue componenti. Che sia capace di operare autonomamente in relazione ai parametri derivati, offrendo nuovi servizi. Se il primo step verso la digitalizzazione della building automation, dalla cui evoluzione deriva poi lo smart building, è stato il collegamento degli impianti alla rete, il passo successivo è quello di rappresentare in forma di dato digitale ogni oggetto connesso in modo da costituire una raccolta di informazioni utili per fornire nuove modalità di fruizione.
Un processo di rinnovamento che per emergere è chiamato a superare diversi ostacoli. Nell’era dell’IoT, dei big data, dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata, gli edifici si sviluppano ancora per silos tecnologici. E lo fanno per diversi motivi. In primo luogo, le tecnologie e le competenze dei produttori di queste soluzioni sono differenti così come sono diversi i momenti decisionali in cui gli investimenti vengono realizzati, soprattutto nelle fasi di manutenzione e aggiornamento degli impianti. “Una separazione e un’assenza di comunicazione tra le varie componenti tecnologiche che nel tempo può portare le strutture ad avere inefficienze, criticità esponenziali e limiti”. È emerso anche questo durante Smart Building Conference, l’evento organizzato a Milano da Soiel International per leggere gli scenari evolutivi del settore e lo stato dell’offerta in questo ambito. A mettere in luce questa dicotomia, Andrea Natale, rappresentante di ANIE Building Digitale, uno dei quattordici comparti in cui si articola la federazione ANIE che all’interno del sistema Confindustria coinvolge circa 1.300 aziende del settore elettronico ed elettrotecnico italiano. Obiettivo dell’Associazione: promuovere la nuova concezione di edificio 4.0 in cui un ruolo da protagonista è sempre più ricoperto dall’Internet of Things.
Il valore dell’IoT
A dirlo sono i dati presentati da Natale secondo i quali il settore building vive un momento di favore e opportunità nell’IT e nei servizi che possono essere generati proprio dalle tecnologie IoT. Una fase che al momento sembra non essere sfruttata pienamente dalle aziende del settore. “L’edificio è una miniera di dati, ma i dati che concretamente vengono trasformati in valore non riguardano in modo significativo il building ma sono legati maggiormente ad altri ambiti, come l’automotive, l’ambiente, le previsioni meteo, le localizzazioni GPS, la salute – ha spiegato Natale. L’IoT rappresenta però una grande opportunità per il nostro mercato perché i dispositivi che le persone utilizzano negli edifici racchiudono un numero notevole di informazioni e di esperienze”. La sfida per le aziende è di riuscire a sfruttare queste capacità aggregando i dati in indicatori che supportino i processi decisionali. “In questo senso, uno dei possibili scenari è che le imprese del comparto OT, Operation Technology, si dotino o sviluppino skill proprie dell’IT per riuscire a proporre questi servizi. La tecnologia è disponibile, i servizi anche: servono le competenze”.
Verso una gestione data centric
Il dato e la sua analisi ricopre un ruolo sempre più centrale anche per chi è chiamato a gestire il building con un’attenzione sempre più costante alla massimizzazione delle performance degli spazi, alla manutenzione preventiva degli impianti e all’efficienza energetica. “La tecnologia richiede sempre maggiore energia e, come indicato dal MISE, oltre il 50% di questa energia è elettrica”, ha evidenziato Natale presentando i risultati di un recente studio condotto dall’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano. La relazione mostra come l’utilizzo di soluzioni di digital energy possano avere un impatto positivo sull’efficienza operativa degli edifici. Benefici messi in luce anche da BIM4EEB, il progetto di ricerca triennale realizzato da One Team in collaborazione con il Politecnico di Milano e altri 13 istituti universitari e centri di ricerca. Il progetto spiega come utilizzare una metodologia BIM (Building Information Modelling) sia importante per creare “un common data environment, un ambiente di raccolta e gestione dei dati dell’edificio in grado di migliorarne il comportamento energetico e di garantire dei risparmi significativi nella sua gestione, con riferimento anche a edifici già esistenti”, ha evidenziato Riccardo Perego, amministratore delegato della società attiva nella consulenza e fornitura di soluzioni informatiche in questo ambito. Un pensiero condiviso anche da Raffaele Borgini, CEO di Smart Domotics, presentando la soluzione di digital energy ideata dall’azienda con “l’obiettivo di dare valore economico tangibile alla tecnologia e all’innovazione in ambito smart building”. Smart building che, in uno scenario di interconnessione continua, risulta più sfidante proteggere tramite allarmi, sistemi antincendio, di controllo accessi e videosorveglianza.
La sicurezza incontra la privacy
L’evoluzione degli edifici abbraccia “il dominio delle infrastrutture e dei sistemi sul campo, sempre più controllabili, misurabili e gestibili sulla base dei dati che producono. E anch’essi ovviamente sono da tutelare dal punto di vista fisico, ma non solo”, ha spiegato Alessandro Manfredini, chief security officer di A2A Group.
Un ruolo chiave, in questo senso, è ricoperto dall’installatore delle soluzioni di protezione. “Individuare i veri professionisti non è sempre così facile, eppure significa garantirsi il 70% della buona riuscita del sistema antintrusione – ha evidenziato Simone Fogazzi, consigliere nazionale di AIPS, associazione che riunisce in Italia aziende che si occupano di installazione e manutenzione di apparecchiature e sistemi di sicurezza. La professionalità di un installatore di un impianto richiede un costante aggiornamento e una disponibilità a interventi anche frequenti di assistenza”. Tematiche che non possono essere messe in secondo piano sin dalla fase di progettazione degli edifici, in uno scenario in cui la ricerca di una maggiore protezione deve incontrare il diritto alla riservatezza di chi questi ambienti li vive quotidianamente. “Se da un lato la sicurezza viene spesso associata a sistemi di videocamere, dall’altro non è possibile esimersi dal tema della privacy. Anzi, la vera sfida è proprio conciliare la videosorveglianza con le libertà individuali della persona – ha evidenziato Luca Zaffanella, sales specialist di EIZO Italia. È con queste premesse che la nostra società, multinazionale giapponese produttrice di monitor dagli alti standard qualitativi, propone le proprie soluzioni di videosorveglianza su rete IP, per edifici sempre più smart ma anche sempre più sicuri”.
Nuove vie di collaborazione
Il concetto di smart builing modifica anche l’idea di comfort degli utenti che, grazie all’IoT, trova una nuova dimensione nella creazione di spazi di lavoro intelligenti capaci di sfruttare le potenzialità degli oggetti interconnessi. Un ambito, quest’ultimo, in cui “diventa necessario avere sistemi di comunicazione unificati, device cloud-based e competenze di realtà aumentata per il monitoraggio delle attività degli spazi smart”, ha spiegato Fabio Tognon, country manager Italy di HPE Aruba, presentando le soluzioni proposte dalla società che mirano a rispondere a queste necessità. “L’IoT porta con sé anche dei rischi a causa delle enormi quantità di dati generata e in cui diventa necessario ridefinire nuove policy di sicurezza volte a ridurre le vulnerabilità delle infrastrutture”.
L’obiettivo è non frenare la crescita del digital workplace del futuro che favorisce nuove modalità di collaborazione, interne ed esterne ai perimetri aziendali. In quest’ottica, diventa fondamentale per le organizzazioni disporre di sistemi per una gestione semplice e al tempo stesso sicura del building. “La rivoluzione digitale sta cambiando i modi di vivere e lavorare: dalla micromobilità urbana ai luoghi di lavoro, la connessione permette velocità, dinamismo, personalizzazione, efficienza ma soprattutto prevede condivisione – ha spiegato Andrea Padovan, CTO di io.T Solutions-Tecno. Evoluzioni che possono tradursi in edifici capaci di settare illuminazione e temperatura in base al meteo, tasso di occupazione o preferenze degli utenti; di accedere attraverso il riconoscimento del profilo, trovare la postazione prenotata e configurarla secondo le attività della giornata”.
Un futuro, in alcune realtà strutturate già presente, che rivoluziona anche l’utilizzo degli spazi condivisi, a partire dalle sale riunioni. “Siamo in un momento di incredibile evoluzione tecnologica: videoconferenza, sistemi di collaboration, app di task management, lavagne interattive e sale multimediali sono solo alcuni elementi che fanno parte di questo cambiamento”, ha sottolineato Fabio Carvelli, product manager di Durante, società che propone un sistema per l’ottimizzazione dei processi di organizzazione e gestione dei meeting.
La soddisfazione dei dipendenti
Queste soluzioni sono effettivamente in grado di migliorare lo spazio ufficio? L’utente è soddisfatto di queste nuove configurazioni? Ha mantenuto la propria capacità lavorativa? Lo spazio disponibile è utilizzato in modo efficiente? Sono queste le domande che le aziende si pongono e alle quali “non è facile rispondere senza capire cosa succede all’interno dell’ufficio. Per ottenere queste informazioni, l’utilizzo dei sensori offre un’opzione valida”, ha spiegato Thomas Knoop, chief digital officer di Waldmann. L’azienda è attiva nello sviluppo di sensori integrati in apparecchi di illuminazione mobili o fissi posizionabili direttamente sulle postazioni di lavoro. Un approccio diverso dall’installazione dei sensori sul soffitto o alimentati a batteria e che rappresenta “un’ottima e semplice soluzione per avere a disposizione un sistema di sensorica mirato e in grado di fornire direttamente feedback all’utente sulle attuali condizioni del posto di lavoro”.
La connettività al centro
Per fare in modo che queste evoluzioni abbiano un impatto positivo per le organizzazioni, però, è necessario che “gli aspetti di networking e connettività siano presupposti fondamentali nella digitalizzazione degli edifici”. Un tema chiave, come ha sottolineato Vittorio Moscatelli, direttore commerciale di Tiesse, illustrando una panoramica dei prodotti e delle tecnologie di rete alla base dei nuovi scenari innovativi dello smart building, dalla ultra banda larga, Fiber To The Home, fino al 4G. Soluzioni il cui utilizzo deve essere favorito anche alla luce delle recenti normative che spingono in questa direzione. “Da luglio 2015 è cogente una norma che prevede l’infrastrutturazione digitale degli edifici nuovi e ristrutturati. Una norma voluta per accelerare il processo di digitalizzazione del Paese e per rispettare quanto previsto dall’Agenda Digitale europea, che tuttavia stenta a dare i suoi frutti – ha sottolineato Luca Baldin, project manager di Pentastudio e Smart Building Italia. La connettività in modalità FTTH è viceversa l’unica che sarà in grado di aprire il mercato a servizi davvero innovativi, ragion per cui il tema della dotazione impiantistica degli edifici appare di rilievo strategico e deve coinvolgere l’intera filiera dell’edilizia”. Filiera che deve convergere anche su un altro tema di profonda attualità: quello della sostenibilità.
Creare un ambiente sostenibile
“Immaginare edifici sostenibili significa stabilire un legame profondo con il clima, la cultura e il contesto ambientale. Tale processo si avvicina molto di più alla complessità della natura che a un artefatto meccanico – ha spiegato Andrea Rossi, direttore R&D, Mario Cuccinella Architects. La gestione di tale complessità passa dall’integrazione di tecnologie smart in grado di offrire agli utenti una rinnovata interazione con lo spazio costruito che li circonda, aumentandone i livelli di comfort e guidandoli verso un futuro sostenibile”. Tema, quello della sostenibilità, che è anche il focus dell’azione di Nuvap, azienda attiva nel mercato del monitoraggio dell’inquinamento indoor. La società si è aggiudicata l’edizione 2017-2019 del premio eHealth4all con il progetto di ricerca sulla Prevenzione di malattie causate da inquinamento indoor negli uffici. “Il sistema di monitoraggio, rendendo visibili le performance di qualità ambientale, migliora la salubrità e l’esperienza degli utenti, aumenta il valore di mercato dell’immobile e abilita modelli di business evoluti per chi costruisce servizi sulle informazioni”, ha evidenziato Antonella Santoro, CEO di Nuvap. Sostenibilità, però, significa anche produrre energia pulita, in maniera diffusa e gestita in maniera digitale perché, come spiegato da Fabrizio Limani, country manager Italy di Solarwatt e membro di ANIE Rinnovabili, “l’edificio non è solo un consumatore ma può essere anche produttore di energia pulita ed economica, il cui uso può essere gestito al meglio integrando diverse tecnologie”.
Le possibili evoluzioni
L’avvento dell’IoT, la presenza di sistemi digitali per la gestione ‘intelligente’ delle informazioni, una connettività sempre più performante e il consolidamento delle diverse funzioni impiantistiche dell’edificio su un’unica infrastruttura di rete stanno rapidamente mutando il modo di progettare, gestire e vivere gli edifici. Per realizzarli, è necessario “non pensare che la difficoltà di un progetto sia legata unicamente a quanto sia complicata la tecnologia coinvolta e la sua realizzazione ma alla complessità della sua gestione e all’individuazione di cosa deve essere ritenuto vincolante”. Questo il suggerimento di Emanuele Colombo, country manager di Reichle & De-Massari, per un processo evolutivo del moderno smart building che richiede un impegno concreto anche a livello Paese con la creazione di un contesto infrastrutturale e normativo favorevole. Il Gruppo ANIE Building, in questo senso, è impegnato nella realizzazione di un Position Paper che include diverse indicazioni per il Legislatore. Tra queste, l’eliminazione del digital divide con una diffusa rete per la connettività degli oggetti e, a livello di privacy, una proporzionalità tra il rischio legato al dato e le misure di sicurezza richieste, per evitare di bloccare il mercato. Questi i suggerimenti dell’Associazione, con una proposta: pensare a un piano Building 4.0 sull’esempio di impresa 4.0 per incentivare un settore chiamato a ‘contaminarsi’ di competenze ICT per crescere.