Alla base del business contemporaneo
Con Emmanuel Becker, Presidente di IDA, approfondiamo scenari e trend del settore data center in Italia.
Partiamo dallo scenario generale…
La sfida della Digital Transformation che le imprese italiane si trovano oggi ad affrontare ha acceso i riflettori sulle infrastrutture IT dietro ogni operazione online, evidenziando come i data center siano il vero fondamento dell’economia digitale. L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un processo di affermazione costante del loro ruolo come dimostra l’andamento di crescita del settore: si parla secondo le ultime disponibilità di un fatturato, in Italia, di circa 3 miliardi di euro per un totale di 170 data center (se ne stimano 204 entro il 2025) con una potenza installata complessiva di 300MW. Secondo le evidenze emerse dalla prima edizione dell’Osservatorio Data Center, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano siamo di fronte a un mercato in grande fermento che nel 2023 ha vissuto un’importante accelerazione.
All’interno dell’EU come si colloca l’Italia per presenza di data center?
Con una quota di mercato del 9% a livello EU, l’Italia si aggiudica il quarto posto nella classifica dei paesi europei per importanza dei data center. Ad oggi ben 23 organizzazioni, di cui otto società new entry sul mercato italiano, hanno svelato il taglio del nastro di 83 nuove infrastrutture nel triennio 2023-2025, la cui messa in produzione potrà convogliare sul territorio, potenzialmente, fino a 15 miliardi di euro di investimento complessivo. Le nuove aperture contribuiranno ad aumentare la potenza energetica nominale attiva sul territorio di 80 MW, portando il totale dei data center italiani a 430 MW (+23% rispetto al 2022).
Secondo l’indagine, Milano costituisce il primo polo infrastrutturale del Paese con 184 MW e, seppur distante da Francoforte (791 MW), si staglia come uno dei centri in ascesa rispetto ad altri Paesi emergenti nell’ecosistema data center europeo, come Madrid (136 MW) e Varsavia (86 MW).
Sotto il profilo geografico, la Lombardia, e in particolare l’area del capoluogo, si conferma il primo polo infrastrutturale per il Paese. L’area di Roma, seppur a livelli numerici molto inferiori, aspira al secondo posto nella classifica italiana, mentre il divario con le altre zone della penisola cresce. Questo sviluppo territoriale e nazionale si colloca in uno scenario europeo in forte cambiamento in cui, storicamente, i data center si sono sviluppati principalmente in cinque città: Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino. Tuttavia, dopo anni di sviluppo incessante, queste aree stanno rallentando la loro crescita, aprendo opportunità interessanti per gli altri Paesi.
Quali sono le potenziali ricadute della Data Center Economy in Italia?
La Data Center Economy italiana è di fronte a un’opportunità senza precedenti: fino a 15 miliardi di euro di potenziali investimenti in nuove infrastrutture attesi entro fine 2025. Questi fondi ingenti avranno un impatto rilevante sul territorio, contribuendo a creare un ecosistema di vantaggi sia per le filiere locali che si occuperanno dei cantieri sia per i comuni che ne beneficeranno per potenziare i servizi ai cittadini. I data center possono offrire grandi opportunità per le comunità in cui entrano a far parte, considerando per esempio il fatto che possono nascere dal recupero di strutture fatiscenti o aree industriali dismesse. E non solo, basta pensare al numero di posti di lavoro che il comparto è in grado di generare. Ad oggi si stima che in Italia ci siano più di 17.000 persone impiegate in questa industria. E questo è solo l’inizio. Quello a cui siamo di fronte è un settore che ha un bisogno crescente di figure professionali con competenze solide e diversificate. Non si tratta solo di profili tecnici di matrice ingegneristica, che sono di sicuro necessari e molto richiesti, ma anche architetti, ambientalisti e filosofi.
Da più parti si dice che il lavoro del futuro sarà proprio all’interno dei data center giocando un ruolo chiave nel concretizzare progetti e iniziative che siano davvero a favore del benessere delle comunità locali con il fine ultimo di contribuire a rendere l’Italia una potenza digitale nella scacchiera europea e globale
Sostenibilità: i data center sono possibili alleati da questo punto di vista?
Poiché i data center, ca va sans dire, hanno bisogno di grandi quantitativi di energia per funzionare, il tema della responsabilità ambientale è un tema molto caldo per questo settore. Sotto il profilo dell’impatto ambientale, le aziende del comparto stanno facendo molti sforzi per limitare l’uso di energia e acqua, orientandosi verso l’energia verde e rinnovabili. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, il consumo di elettricità dei data center a livello globale si attesta a 220-320 TWh/anno, pari all’1% circa del consumo totale (il fabbisogno annuale di energia elettrica in Italia è stato pari a 301,2 TWh nel 2020). Nel 2021, il settore ha formato il Climate Neutral Data Centre Pact. I firmatari (che rappresentano oltre l’80% del settore – ndr) s’impegnano a raggiungere la neutralità climatica nelle loro operazioni entro il 2030. Il comparto sta investendo molto in tecnologie nuove e innovative, dalle tecniche di efficienza energetica al riutilizzo del calore di scarto, dalle energie rinnovabili all’idrogeno verde.
Quali sono le attuali direttrici di sviluppo del settore data center?
Il futuro del settore è proiettato verso un’evoluzione sempre più green. Per fare in modo che i data center siano in grado di innescare una completa transizione ambientale, è diventato fondamentale lavorare sulla temperatura che rappresenta una delle sfide più ardue non solo per il Pianeta, ma anche per queste infrastrutture. Di qui l’importanza di avvalersi di ogni singola tecnologia che ne può garantire o migliorare le performance, in primis quelle che riguardano il raffreddamento. Se prima era un’opzione, oggi, il liquid cooling e la ricerca di sistemi di raffreddamento flessibili sono diventati una necessità. Tutto questo si può leggere alla luce della crescente diffusione dell’infrastruttura AI che, sollecitata dai crescenti carichi di lavoro, necessita di maggiore potenza di calcolo, velocità di rete più elevate e, quindi, di un sistema di raffreddamento a liquido.
Se guardiamo ai prossimi mesi, possiamo dire che data center cooling e AI sono le parole chiave che forgeranno lo sviluppo dei data center.
Quale ruolo gioca IDA nel panorama italiano?
Oggi non c’è business senza digitale. Forti di questa convinzione abbiamo deciso di dare vita a un’associazione che contribuisca in modo determinante alla digitalizzazione del Paese. Quello che abbiamo fatto è stato costituire, con le principali realtà attive in ambito data center in Italia, un fronte compatto per favorire la crescita economica della nazione. Abbiamo una missione importante che consiste proprio nell’accelerare lo sviluppo digitale del territorio italiano attraverso una presenza sempre più consistente di data center. Per far questo, intendiamo lavorare intensamente sia sull’aspetto dell’education, generando nuovi posti di lavoro altamente professionalizzanti, sia quello della sostenibilità ambientale. I nostri sforzi saranno tesi, oltre che a formare nuovi talenti pronti a operare in ambito data center, anche a fare della responsabilità ambientale e dell’ecosostenibilità un approccio collettivo e virtuoso che coinvolga l’intero settore. Tutto questo perché crediamo che fare evolvere i data center secondo i criteri di sostenibilità ambientale sia la chiave di volta per migliorare la qualità di vita dei cittadini e, più in generale, della società in cui viviamo.