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Alla base della resilienza

Le organizzazioni hanno la necessità di tutelare al meglio ciò che, nelle sue varie forme, è di fatto il propellente del proprio business: i dati. Veeam le assiste con un approccio che ruota attorno a cinque pilastri tecnologici: backup, ripristino, portabilità, sicurezza e intelligenza artificiale.

La trasformazione digitale è ormai una necessità per tutte le aziende che vogliono rimanere competitive sul mercato. Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie, ma di rivedere i processi organizzativi e operativi. In tale scenario il cloud continua ad esempio a rappresentare una delle principali forze trainanti. “Oggi assistiamo a un equilibrio tra ambienti on-premise, cloud pubblici e privati. Il modello ibrido si impone perché consente di ottimizzare costi, performance e sicurezza,” commenta Alessio Di Benedetto, Country Manager per l’Italia di Veeam, realtà fondata nel 2006 e operativa nel campo delle soluzioni per la data resilience con oggi oltre 550.000 clienti business nel mondo, aggiungendo che un altro fattore determinante per la trasformazione digitale è l’intelligenza artificiale, che ha ormai superato la fase sperimentale. “L’AI è diventata uno strumento operativo reale. Automatizza processi, supporta le decisioni e migliora l’interazione tra dipendenti e clienti, aumentando l’efficienza generale delle aziende. Parallelamente, cresce l’urgenza di garantire la cyber resilience considerato che con la digitalizzazione aumentano le minacce informatiche. La sicurezza non può più essere un’aggiunta: è parte integrante delle strategie aziendali.” Infine un altro tema sempre più rilevante, è quello della sostenibilità. “Parliamo di riduzione delle emissioni e di scelte tecnologiche più responsabili dal punto di vista ambientale. Anche questo è un trend destinato a consolidarsi,” prosegue Di Benedetto. Ecco che l’adozione di nuove tecnologie comporta anche una crescente complessità: “È fondamentale che la tecnologia sia al servizio del business e non il contrario. Per farlo, è necessario un allineamento strategico tra obiettivi aziendali e requisiti tecnologici, e un forte coinvolgimento degli stakeholder. Non meno importante è inoltre la gestione del cambiamento, che richiede formazione continua, comunicazione efficace e un delicato equilibrio tra innovazione e sicurezza.”

Sicurezza appunto e continuità operativa, che oggi passa dalla resilienza dei dati. È su questo concetto che si fonda l’approccio di Veeam che negli anni ha costruito la sua proposta tecnologica perché fosse ampia, flessibile e capace di adattarsi a contesti diversi, dai data center tradizionali ai servizi cloud. Con la missione di garantire che i dati aziendali siano sempre disponibili e protetti, indipendentemente da dove si trovino. “Affidabilità, semplicità e innovazione sono gli elementi su cui si basa il nostro lavoro, soprattutto per arginare le minacce più moderne, come i ransomware,” spiega Di Benedetto aggiungendo che la proposta Veeam, nata come soluzione di backup per ambienti virtualizzati, nel tempo ha evoluto la propria offerta fino a diventare una piattaforma completa. E oggi integra backup, replica, protezione dal ransomware, monitoraggio e automazione, coprendo tutte le principali infrastrutture IT. Il tutto seguendo due modalità di adozione: self-managed, attraverso Veeam Data Platform, gestita direttamente dal cliente; as-a-service, tramite Veeam Data Cloud, in cui la gestione dell’infrastruttura è affidata a Veeam stessa. “In entrambi i casi, l’approccio è data-centric: le aziende devono poter ripristinare i propri dati in tempi rapidi, minimizzando l’impatto di eventuali incidenti. Questo è il concetto di data resilience: la capacità di ripartire rapidamente, che si tratti di un errore umano, di un disastro naturale o di un attacco ransomware,” prosegue Di Benedetto aggiungendo che uno dei valori distintivi di Veeam è l’interoperabilità. “La nostra tecnologia è progettata per evitare qualsiasi forma di lock-in, sia software, hardware o cloud. Collaboriamo con i principali fornitori di storage, cloud e virtualizzazione per offrire ai nostri clienti la massima flessibilità. E lavoriamo con un ecosistema ampio, orizzontale coinvolgendo partner che possano portare valore aggiunto su tematiche specifiche e contribuire a una copertura capillare del territorio. Questo ci consente di offrire soluzioni adatte a organizzazioni di ogni dimensione e settore.”

I cinque pilastri della resilienza

La proposta di Veeam ruota intorno a cinque pilastri tecnologici. Il primo è il backup, “il nostro punto di partenza, la nostra origine”, spiega Di Benedetto. L’obiettivo è creare copie dei dati pulite e affidabili, in grado di coprire workload fisici, virtuali, cloud e as-a-service, con soluzioni che spaziano dal backup tradizionale alla replica, fino alla business continuity. Il secondo pilastro è il ripristino: “È il momento in cui la resilienza prende forma concreta perché è lì che un’azienda capisce quanto è preparata. Servono tempi rapidi, nessuna perdita di dati e nessun nuovo contagio. Con la nostra tecnologia di instant recovery, il recupero è molto più veloce rispetto agli approcci tradizionali.” Segue la portabilità che significa indipendenza da infrastrutture e ambienti, libertà di spostarsi tra on-premise e cloud. “Offriamo la massima libertà di scelta, ed è un aspetto che le aziende oggi apprezzano moltissimo,” sottolinea Di Benedetto. Poi c’è la sicurezza, sempre più centrale coprendo temi di immutabilità, crittografia, rilevamento proattivo delle minacce, elemento fondamentale per proteggere i dati da attacchi esterni e interni. Infine, il quinto pilastro: l’intelligenza artificiale. “Noi la usiamo per rendere i processi più intelligenti e automatizzati ad esempio per la diagnostica, per pianificare i ripristini o per identificare i file non infetti più rapidamente. È un modo per semplificare il lavoro e aumentare la produttività.” A tutto questo si affianca il supporto tecnico di Veeam, che, grazie alla distribuzione globale, consente di offrire un servizio ‘follow the sun’ per garantire assistenza in qualsiasi momento.

Dove serve di più

Veeam lavora con clienti di ogni tipologia, ma alcuni settori risultano più sensibili, anche per motivi normativi, mettendo a disposizione delle dashboard per assicurare che sia mantenuta la compliance. “Il settore finanziario è tra i più regolamentati – sottolinea Di Benedetto – basti pensare alla normativa DORA: banche e assicurazioni sono obbligate a fare test continui di ripristino e disaster recovery. Quello della sanità è anch’esso un altro ambito critico considerato che il servizio al cittadino non può fermarsi. Con la digitalizzazione crescente, ogni secondo di inattività può infatti compromettere prestazioni e cure. Importante anche la Pubblica Amministrazione in senso più ampio, dove la semplicità d’uso è fondamentale, soprattutto in contesti con risorse limitate. Università, comuni, enti locali: la PA cerca soluzioni che funzionino, ma che non richiedano una gestione troppo complessa. Le telco e i service provider, invece, scelgono Veeam per la scalabilità. Sono realtà che offrono servizi tecnologici, quindi ambiscono al massimo dell’affidabilità e della flessibilità. E non mancano infine i settori manifatturiero e retail, oggi pienamente digitalizzati. Pensiamo a un sito e-commerce: se si ferma, il cliente non aspetta. Dopo pochi secondi ha già aperto il sito di un competitor. La protezione è business, non un’opzione.”

Alcune esperienze

Tra i 550.000 clienti serviti da Veeam nel mondo, ci sono grandi multinazionali come Coca-Cola, Shell, Volkswagen e organizzazioni come la Marina Militare degli Stati Uniti. Ma anche in Italia non mancano realtà rilevanti, sia pubbliche che private. Due storie: “ATM – Azienda Trasporti Milanesi è nostra cliente da anni. Hanno iniziato con la protezione delle virtual machine, poi sono passati a Microsoft 365 e alla protezione del disaster recovery. Il loro è un ecosistema complesso: non è solo trasporto, ma anche biglietterie elettroniche, metropolitana, gestione dei pagamenti”. Un episodio emblematico: “Durante un aggiornamento, una patch di sicurezza ha causato il blocco dei sistemi. Grazie a Veeam, ATM è riuscita a ripristinare in tempi rapidi i servizi di pagamento. È un caso concreto in cui l’incidente non deriva da un attacco, ma da un errore. La differenza sta nella capacità di reagire,” commenta Di Benedetto. Un altro esempio è FAAC, eccellenza italiana nel settore dell’automazione dei cancelli e della sicurezza. “Hanno più di 50 filiali nel mondo. Oltre alla protezione dei dati, avevano un’esigenza di archiviazione a lungo termine. Grazie alla nostra soluzione Vault hanno potuto contare su spazi di backup sicuri, immutabili e scalabili, utili per la gestione delle applicazioni cloud.”

Il valore di essere pronti

“La resilienza non è evitare l’incidente, ma essere pronti ad affrontarlo – chiarisce Di Benedetto ribadendo che Veeam non protegge solo i dati, ma aiuta le aziende a costruire fiducia nella propria operatività digitale. Perché in un mondo data-centrico, la sopravvivenza del business passa da qui.” In uno scenario dove la tecnologia evolve rapidamente, anche le competenze diventano infine un asset strategico. “La semplicità è un valore importante ma non possiamo prescindere dalla formazione. La gestione della resilienza richiede competenze specifiche, soprattutto in contesti complessi o altamente regolamentati”. È per questo che Veeam investe non solo nella facilità d’uso delle sue soluzioni, ma anche nella formazione continua di partner e clienti. “Collaboriamo con un ecosistema di professionisti e system integrator che aiutano le organizzazioni a progettare soluzioni su misura. Inoltre si sta ampliando sempre di più la collaborazione con i managed service provider. Ma anche internamente, nelle aziende, è importante costruire consapevolezza: sapere come proteggere i dati, come ripristinarli, come prevenire i rischi. La tecnologia funziona, ma serve qualcuno che sappia come farla agire nel modo giusto,” aggiunge Di Benedetto.
Una consapevolezza, questa, che fa sempre più parte della cultura aziendale di chi vuole essere pronto, non solo protetto. Riassumendo oggi parlare di protezione del dato non significa più solo pensare al backup, ma costruire un vero e proprio percorso di maturità. “Il nostro approccio si basa su una metodologia che aiuta le organizzazioni a capire a che punto si trovano e quali passi devono compiere per migliorare. Si parte da una resilienza reattiva, spesso affidata a processi frammentati, fino ad arrivare a una resilienza proattiva e intelligente, dove il dato è costantemente protetto, analizzato e ripristinabile in tempi rapidissimi. Questo modello, però, coinvolge più figure aziendali: non solo l’IT, ma anche risk manager, compliance officer, responsabili di continuità operativa e, sempre più spesso, il top management. La data resilience è insomma un tema trasversale, che impatta il business, la reputazione e la capacità stessa di un’organizzazione di continuare a operare. Per questo è fondamentale costruire un dialogo con interlocutori diversi, capaci di integrare la visione tecnica con quella strategica”, conclude Di Benedetto.

Sicurezza, Veeam


Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull'esperienza di utenti e clien...