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AI e aziende italiane: una ricerca altermAInd dice che…

La NewCo ha analizzato lo scenario dell’intelligenza artificiale, tematica sulla quale focalizza la sua attività.

Shaping the unseen. Trovare opportunità dove gli altri non le vedono. Così Giuseppe Montella, Chief Marketing & Design Officer di altermAInd ha introdotto l’incontro di presentazione della ricerca AI Leadership Readiness 2025 condotta dalla NewCo nata proprio per aiutare le organizzazioni ad adottare al meglio l’intelligenza artificiale attraverso soluzioni digitali avanzate. “Here we go è il claim di oggi, perché è arrivato il momento di farsi le domande giuste e di chiedersi come cambiare le cose.”

La prima evidenza emersa dal report di altermAInd è che solo il 6% delle imprese italiane intervistate utilizza l’intelligenza artificiale per fare un salto di qualità integrandola nei rispettivi processi e sono quindi catalogabili come ‘AI Driven’. Il 42% invece sono ‘tradizionali’, prive di una strategia chiara di implementazione dell’uso di questa tecnologia. La ricerca ha anche analizzato il divario tra le grandi aziende (corporate) e PMI, evidenziando una differenza significativa nell’indice di AI Leadership risultato è pari a 47 per le corporate e 34 per le PMI, con una media complessiva di 41 su 100. Quest’ultimo dato indica che l’adozione dell’AI è quindi ancora in una fase iniziale e poco strutturata.

Nel contempo manca anche una strategia chiara quando si tratta di scegliere e servirsi dell’intelligenza artificiale e il suo uso spesso avviene direttamente da parte dei dipendenti, senza una governance definita, a dimostrazione di una mancanza di conoscenza interna. Il principale ostacolo all’adozione dell’AI è di fatto lo skill gap: il 53% delle imprese segnala l’assenza  di competenze interne come una barriera significativa. Inoltre, il 42% ritiene che nel proprio settore siano ancora poche le applicazioni rilevanti dell’AI, segnalando una scarsità di casi d’uso concreti.

In questo scenario la tecnologia viene comunque  percepita principalmente come leva per l’efficienza operativa: il 71% delle aziende la associa a una riduzione dei costi, maggiore produttività e automazione dei processi ripetitivi. Segue l’innovazione di prodotto e servizio, citate dal 42% degli intervistati.

Guardando al futuro, molte realtà considerano comunque l’AI come a uno strumento destinato a trasformare il modo di fare impresa. Il punteggio medio è in tal senso di 12 su 20 (13 su 20 per le grandi imprese, 10 su 20 le PMI). Quanto agli ambiti applicativi, l’AI viene principalmente utilizzata o considerata utile per: ottimizzazione dei processi (55%), analisi predittiva e data intelligence (43%), customer experience e supporto clienti (38%), progettazione di nuovi prodotti e servizi (33%), marketing e comunicazione personalizzate (24%).

Consapevolezza al centro

Rispetto alle tematiche emerse dal report Filipe Teixeira, CEO di altermAInd ha commentato che oggi gli esperti di GenAI sono ancora molto pochi, principalmente perché questa tecnologia è ancora giovane. “Prima ancora della formazione, è fondamentale sviluppare la consapevolezza: è necessario sapere cosa sia realmente l’intelligenza artificiale, per evitare di investire budget in progetti che vengono etichettati come ‘AI’, ma che in realtà non lo sono. Bisogna inoltre tenere conto dell’uso non autorizzato o non monitorato dell’AI, ossia lo Shadow AI. Ecco che esiste un metodo per individuarlo è osservare i risultati: se una risorsa diventa un top performer in pochissimo tempo, potrebbe esserci un utilizzo non tracciato di strumenti AI.”

Un altro tema  riguarda infine l’osservabilità, fattore cruciale per scalare l’adozione dell’AI a livello aziendale. “Questo significa – ha proseguito Texeira – monitorare quali modelli vengono utilizzati, chi accede ai dati, quali sono i costi, quali rischi si stanno correndo. Ma esiste anche un’altra sfida, forse ancora più complessa, che è quella del change management. L’AI modifica radicalmente il modo in cui le persone interagiscono con la tecnologia, e impatta anche sul ruolo ingegneristico delle figure umane. È come se l’AI diventasse un nuovo collega: collaborativa, ma anche sfidante. Arriveremo probabilmente a un punto in cui la tecnologia sarà più matura e pronta delle persone stesse. La vera sfida non sarà solo tecnica, ma anche culturale e organizzativa.”

altermAInd propone in tal senso una serie di piattaforme finalizzate allo scopo. “La prima – ha spiegato Stefano Spinelli, Sales Director di altermAInd – è Gravity che permette di individuare quali modelli LLM si stanno utilizzando, tenere sotto controllo costi, accessi, audit. Aurora è invece una piattaforma integrata all’interno di Gravity.” L’idea è proporla come la declinazione di democratizzazione dell’intelligenza artificiale, consentendo di creare degli agenti senza dover scrivere righe di codice. “Di fatto chiunque, dallo sviluppatore al personale marketing, della comunicazione, finance, HR, può crearsi dei propri alter ego da utilizzare per ottimizzare i propri processi operativi.” Proseguendo Slash è una piattaforma studiata per misurare la preparazione della popolazione aziendale attraverso dei questionari e dei sistemi di misurazione delle competenze in ambito AI. “È uno strumento che permette di mappare le competenze AI dei prototipi di ‘personas’ e quindi di comprendere i bisogni formativi di ciascuna risorsa. Infine abbiamo lo ‘spazio esperienziale’ Playground dove si organizzano delle sessioni dinamiche attraverso le quali si possono acquisire competenze AI giocando,” ha concluso Spinelli.

altermAInd, Intelligenza artificiale


Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull'esperienza di utenti e clien...