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AI e open source, così Red Hat disegna il futuro

Quattro le direzioni degli annunci dell’ultimo Red Hat Summit 2025 di Boston: AI, virtualizzazione, automazione e sistema operativo sicuro

Con oltre 6.500 partecipanti e più di 70 sponsor partner, il recente Red Hat Summit 2025 di Boston ha confermato ancora una volta la centralità dell’open source nell’evoluzione del panorama IT enterprise. Lo slogan di questa edizione, “Any model, any accelerator, any cloud: the future of AI is open”, racchiude la visione di Red Hat su come sarà la nuova intelligenza artificiale: aperta e leggera, in grado di adattarsi all’infrastruttura esistente, sia on-premise che in cloud, senza richiedere pesanti e costosi investimenti in nuovi data center.

Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia

Un messaggio chiaro, rafforzato dall’annuncio della recente acquisizione di Neural Magic, azienda che, come Red Hat, sposa la filosofia open source ed è specializzata in ingegneria delle prestazioni dell’AI generativa, in algoritmi di ottimizzazione dei modelli e servizi di inferenza su GPU e CPU ad alte prestazioni. Un’AI open source ‘leggera’. Red Hat non intende, quindi, proporre un proprio modello di AI generativa, ma vuole proporsi come piattaforma neutrale e sicura per eseguire e gestire qualsiasi tipo di intelligenza artificiale, da modelli open source fino a soluzioni commerciali come ChatGPT o Gemini. “Con Red Hat gestire l’intelligenza artificiale è molto più semplice, veloce e stabile, oltre a essere molto più sicuro” afferma Rodolfo Falcone, country manager Red Hat Italia, spiegando come l’architettura offerta sia realmente aperta, pronta per accogliere ogni tipo di AI, qualunque sia il cloud, il framework o l’hardware di partenza.

RHEL 10, il sistema operativo Quantum-resistant

Quattro gli ambiti toccati dagli annunci del summit: Linux, AI, container e virtualizzazione, e infine It automation. Per quanto riguarda il sistema operativo è stato Red Hat Enterprise Linux 10 con le sue numerose novità pensate per semplificarne la gestione e accelerarne l’adozione in contesti ibridi. La prima di queste novità principali è RHEL Lightspeed, assistente basato su AI generativa per la gestione del sistema, consultabile in linguaggio naturale e sviluppato sulla base dell’expertise maturata in decenni su Linux. Introdotto, inoltre, Image Mode, una modalità di gestione containerizzata del sistema operativo per accelerarne la delivery, e Insights Planner, per l’adozione semplificata di modifiche e cambiamenti. Aggiunte anche funzionalità PQC-ready: RHEL 10 è così il primo sistema operativo Linux dotato di crittografia post-quantistica, in grado di resistere ad attacchi da parte di futuri computer quantistici. Red Hat ha anche confermato il supporto esteso alle architetture RISC-V e ai principali hyperscaler, ampliando il perimetro della propria strategia hybrid cloud.

AI per tutti

Sul fronte AI è stato annunciato Red Hat AI Inference Server, una nuova componente inclusa in RHEL AI e OpenShift AI, che consente l’esecuzione efficiente dei modelli su qualsiasi acceleratore disponibile. Grazie alla tecnologia di Neural Magic, i modelli possono essere ‘semplificati’ per adattarsi meglio all’hardware esistente, permettendo un risparmio fino al 50% delle GPU necessarie.

“Questo approccio porta tre vantaggi fondamentali, ossia la riduzione dei costi, una maggiore sostenibilità energetica e una grande flessibilità architetturale” afferma Giorgio Galli, manager Solution Architect di Red Hat Italia, sottolineando come i modelli AI possano essere eseguiti ovunque: nel cloud, in ambienti ibridi o direttamente on-prem, rendendo l’AI realmente accessibile anche alle aziende con infrastrutture più contenute. “La tecnologia di base è vLLM, un progetto open source sviluppato principalmente da Neural Magic in collaborazione con Google, Meta, Nvidia e alcuni altri vendor” prosegue.

Virtualizzazione, avanti con OpenShift

Oggi la virtualizzazione è uno dei terreni più dinamici dell’IT. Le aziende stanno rivedendo le proprie strategie: in base a una recente indagine condotta da Illuminas, se oggi il 61% dei workload è gestito su VM tradizionali, nei prossimi tre anni il 45% si sposterà su logiche container. “Red Hat ha anticipato questi cambiamenti già nel 2020 con OpenShift Virtualization, introducendo in occasione del Summit il nuovo OpenShift Virtualization Engine, soluzione di virtualizzazione pensata per semplificare il deployment e la gestione delle macchine virtuali, in grado di ridurre le complessità e i carichi non necessari in modo da fornire alle aziende la scalabilità e l’affidabilità essenziali per gestire la virtualizzazione standalone, la migrazione da un ambiente virtuale esistente a un nuovo ambiente virtuale in un container o i carichi di lavoro ad elevata densità” precisa Galli. Sul tema della virtualizzazione Red Hat sta investendo molto per renderla disponibile non solo in ambienti on-prem, ma anche nel cloud (AWS, Azure, Google Cloud, IBM, Oracle Cloud) in modo da garantire ai suoi clienti la possibilità di scegliere non solo dove mettere le applicazioni, ma anche quale architettura adottare.

Forte l’investimento per quanto riguarda l’ecosistema, con un network che oggi vede tanti partner in ambito storage, backup, networking, servizi cloud, computing e application.

Automazione con AI: Ansible parla il tuo linguaggio

Altro annuncio di rilievo è il rilascio della nuova Red Hat Ansible Automation Platform, ora potenziata con funzionalità di AI generativa. D’altra parte, in un contesto in cui i tecnici esperti sono sempre meno, i reparti IT sono chiamati ad automatizzare il maggior numero possibile di task. Grazie all’aggiornamento annunciato, Ansible può essere interrogato in linguaggio naturale, semplificando la creazione di playbook anche per utenti senza competenze avanzate. Un passo concreto verso l’automazione accessibile e democratizzata.

“Prevediamo un’accelerazione nella creazione di asset di automazione, anche da parte di team cross-funzionali, e da parte nostra puntiamo a rendere l’automazione una leva trasversale per tutti i settori industriali” chiarisce Galli, spiegando come l’aggiornamento sia stato introdotto per semplificare l’uso della tecnologia Red Hat.

Automotive e developer suite

“A beneficio degli sviluppatori, in occasione del summit Red Hat ha rilasciato invece Advanced Developer Suite, soluzione che si integra con Red Hat Developer Hub, Trusted Profile Analyzer e Trusted Artifact Signer per permettere agli ingegneri della piattaforma di aumentare la produttività degli sviluppatori e ridurre i rischi operativi negli ambienti di cloud ibrido. L’ultimo annuncio ha riguardato, poi, Red Hat In-Vehicle Operating System, un sistema Linux sicuro progettato per supportare sistemi di guida autonoma e la cui disponibilità è prevista per il Q3 2025.

AI, AiGen, container, Open Source


Giornalista professionista, dal 1993 scrive di tecnologie ICT analizzando l’impatto dell’innovazione sul business di tutti gli attori in gioco: dai vendor tecnologici agli utenti, passando per gli operatori di cana...