Scopri il tuo potenziale

Uno sguardo a The Big Prize Door, la serie Apple TV.

La vita a Deerfield scorre in maniera lineare e prevedibile. Dusty (Chris O’Dowd) insegna nel liceo nel quale è iscritta la figlia Trina (Djouliet Amara), mentre sua moglie Cass (Gabrielle Dennis), produce opere d’arte che la madre dell’artista, Izzy (Crystal R. Fox), sindaco della cittadina e proprietaria del principale negozio di souvenir del paese, espone con discrezione, privilegiando sempre altri artigiani. Giorgio (Josh Segarra), ex star dell’hockey, gestisce un ristorante italiano, il cui decor pacchiano e menù stravagante farebbe accapponare la pelle a qualunque abitante della penisola italica. Beau (Aaron Roman Weiner), affronta il lutto di uno dei suoi due figli chiudendosi ancora di più in se stesso. Padre Reuben (Damon Gupton), professa – ma senza imporla – la sua fede, ascoltando con calma e pazienza i drammi di chi confida in lui.

A turbare la quiete della cittadina è l’improvvisa e inspiegabile apparizione nell’alimentari di Deerfield di una misteriosa macchina blu: la Morpho. Nessuno sa come e perché tale oggetto sia arrivato nel paesino, ma lo scopo dell’apparecchio è piuttosto chiaro. Infatti, usando solo due dollari, la macchina promette di rivelare il vero potenziale di qualunque persona sia disposta a scannerizzare le proprie impronte digitali e a fornire il proprio numero di previdenza sociale.

Trasformare il proprio destino… Sì, no, forse

The Big Door Prize – in italiano Il Premio del Destino, serie rilasciata su Apple TV, basatosi sull’omonimo romanzo di M.O. Walsh del 2020, segue, tra risate e lacrime, l’esplosivo successo della macchina che, immediatamente, cattura gli abitanti di Deerfield, trasformando la loro vita dall’oggi al domani. Infatti, i residenti della cittadina americana sono – quasi – tutti pronti ad affidarsi ciecamente alle predizioni della macchina, che avvengono sotto forma di bigliettini blu con stampato il nome di un potenziale, senza interrogarsi sulla legittimità di quest’ultimo e sul come e perché la Morpho sia in grado di cogliere i loro sogni e le loro paure. C’è chi, come il direttore del liceo (Cocoa Brown), corre incontro al proprio potenziale, chi mente sul proprio perché imbarazzante, come Trina, chi ne rimane perplesso a causa dell’ambiguità del messaggio, come Cass che non sa cosa significhi ‘Regalità’, e chi decide di interpretarlo a seconda dei propri desideri più reconditi, come la madre di Dusty, Eloise (Deirdre O’Connell), che usa il suo ‘Guaritrice’ come stimolo per lasciare il marito e viaggiare per il mondo, per avviare un processo di auto-guarigione.

Ogni episodio si concentra sul percorso di un personaggio specifico, mostrando come quest’ultimo stia gestendo la rivelazione. Il perno però è la famiglia di Dusty, intorno alla quale ruotano tutte queste figure. Inoltre, l’insegnante, principale vena comica della serie, incarna il punto di vista scettico degli spettatori. Soddisfatto della sua vita, Dusty non riesce a capire l’agitazione che l’arrivo della Morpho ha scatenato nella popolazione.

La conoscenza è veramente potere? Oppure è l’ignoranza a rendere beati? Conoscere il proprio potenziale è un qualcosa di positivo ed auspicabile oppure non porta altro che a caos? Può veramente una macchina mettere in crisi l’identità di un intero paese? È la Morpho ha creare una crisi esistenziale nei personaggi, oppure non è altro che un modo per far salire a galla desideri, paure, e frustrazioni che sono sempre esistiti in maniera più o meno conscia nei protagonisti? Le risposte che si danno gli abitanti di Deerfield variano da personaggio a personaggio, e stimolano lo spettatore a porsele a sua volta. The Big Door Prize sembra chiedere al pubblico: “Se esistesse una macchina del genere, la usereste? E se sì, vi fidereste ciecamente delle sue risposte? Cosa fareste se la vostra vita e il vostro potenziale differissero incredibilmente? Stravolgereste tutto?”

Un tema trattato con leggerezza… Forse anche troppa

Il telefilm avrebbe potuto facilmente sfociare nel cinismo più assoluto, assumendo i connotati di una storia moralista che rappresenta gli esseri umani come persone perennemente insoddisfatte, in grado di distruggere famiglie e amicizie. Il Premio del Destino pur ponendo allo spettatore importanti domande filosofiche, mantiene la sua anima da commedia, affrontando con leggerezza e moderato ottimismo le situazioni. Non a caso è David West Read, autore del pluripremiato telefilm comico ‘Schitt’s Creek’, ad adattare sul piccolo schermo il romanzo di Walsh. Come nella sua precedente serie, Read riesce a dare un cuore dolce e un’anima divertente allo show targato Apple TV. Per Read, quello che la Morpho ha offerto è speranza, un obiettivo, il raggiungimento di uno scopo spesso tanto agognato e che, una volta scritto nero su bianco su un fogliettino, legittima finalmente i cittadini a far qualunque cosa in loro potere per ottenere quel risultato, poiché raggiungibile. La serie bilancia correttamente momenti più filosofici con un’intelligente vena umoristica che dà il meglio di sé grazie ai tempi comici di O’Dowd.

A oggi si fa ancora così

Sebbene una macchina come la Morpho non esista, almeno fino a oggi, nella storia dell’umanità ci sono stati diversi tentativi di capire come indirizzare il proprio potenziale, almeno da un punto di vista lavorativo, usando una combinazione di conoscenze e tecnologia. Sono così nati i test d’intelligenza e i test psico-attitudinali, noti anche come prove psicometriche, utilizzati in forma predittiva nelle scuole, ma anche durante i processi di selezione del personale. Lo scopo, a seconda dell’ambito, sarebbe quello di fornire una guida al singolo individuo, riguardante le proprie attitudini, caratteristiche psicologiche e fisiche (e in alcuni casi genetiche), per affrontare con più cognizione di causa decisioni sul proprio futuro. Per le aziende, tali test rappresenterebbero uno strumento utile per scremare i candidati. Nel corso della storia, vari test sono stati creati con questo scopo. I più comuni sono quelli di ragionamento meccanico, usati principalmente per valutare concetti fisici, quelli di ‘situational judgement’, metodologia utilizzata per misurare le reazioni di fronte a situazioni problematiche, di ragionamento spaziale, di ragionamento astratto, per tutto ciò che concerne il problem solving, di ragionamento numerico, per le abilità matematiche e di data analisi, di ragionamento verbale, per la comprensione e il vocabolario, di tipo induttivo, per analizzare pattern e data sotto pressione, di ragionamento logico, e di ufficio, riguardanti l’accuratezza, la velocità e la capacità di attenzione.

Per ogni categoria, sono stati sviluppati vari test come il Bennett Mechanical Comprehension Test, che è uno dei più frequenti negli Stati Uniti nel settore del ragionamento meccanico ed è diviso in dieci argomenti, composti da cinquantacinque domande da completare in venticinque minuti. Per quanto riguarda le valutazioni delle attitudini e l’orientamento nella scelta dei percorsi formativi e professionali, l’Occupational Interests Profile (OIP+) e l’Holland Self Direct Search (SDS) sono tra i più utilizzati. Il primo riuscirebbe ad analizzare molte delle aree che influenzano la scelta professionale, occupandosi di qualità personali, attitudini, competenze e interessi professionali, combinandole attraverso una serie di domande. Spesso, questi test fanno riferimento al modello a esagono di Holland che individua sei tipi di personalità: realistica, intellettuale, convenzionale, artistica, sociale e intraprendente. A ogni tipo sono associati dei lavori. Per esempio, la prima personalità è interessata a mestieri legati a capacità meccaniche, mentre la seconda a mestieri legati a capacità matematiche e scientifiche.

Frequentemente, i risultati di questi questionari vengono incorporati ad altri strumenti di assessment, come il GRT2 (General Reasoning Test), che misura la capacità di ragionare e interpretare concetti astratti, parole, e numeri, per dare un quadro più multidimensionale dell’individuo.

Uno scenario troppo ottimista

Sebbene largamente usati grazie ai loro numerosi vantaggi, questi questionari non sono apprezzati da tutti. Infatti, molti tipi di test partono dal presupposto che un individuo abbia delle caratteristiche innate, delle debolezze e dei punti di forza dovute a una naturale inclinazione verso il fallimento o il successo in determinate aree. I detrattori di queste forme di assessment, si lamentano proprio dell’eccessivo peso dato alle presunte attitudini, a scapito di una visione più inclusiva della prestazione che è influenzata anche da altri paramenti come gli interessi, le motivazioni e il tipo di formazione ed educazione.

Come per magia, la Morpho machine sembra in grado di unire, in uno scenario fin troppo ottimista, tutti questi elementi nella sua scelta del potenziale, riflettendo anche gli stati d’animo e i pensieri più nascosti degli individui. La serie, rinnovata per una seconda stagione, è una visione piacevole, che fa ridere e riflettere. Ci fa interrogare sul nostro potenziale, chiedendoci se sia veramente importante conoscere il massimo a cui possiamo aspirare se siamo già felici di quello che abbiamo.


Serena B. Ritondale

Serena B. Ritondale nasce a Roma nel 1991. Comincia la sua carriera da redattrice scrivendo per alcune testate online di letteratura e cinema, tra cui Vertigo24 dove ricopre il ruolo di Vice Caporedattore. Si laurea in Sociologia all’Università Sapienza di Roma e successivamente si diploma all’Istituto Rossellini come Videomaker per cinema, tv e web....

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