Heavy metal con melodia

The Sound of IT – Intervista ad Andrea Ferrazza, Product Management R&D di Runecast Solutions.

Come è entrata la musica nella sua vita?

Andrea Ferrazza, Product Management R&D di Runecast Solutions.

Ci è entrata molto presto, negli anni ‘90, grazie a mio fratello maggiore particolarmente appassionato di heavy metal, ascoltando gruppi come Megadeth, Sepultura, e in generale il death metal. Crescendo, attorno agli 11 anni, ho chiesto ai miei genitori di poter imparare a suonare la chitarra, lo strumento che ascoltando quei dischi mi era rimasto maggiormente impresso. Abitavo in un comune dell’entroterra romano, Artena, e iniziai a frequentare lezioni private da un amico di mio cugino. Così ho iniziato dalla sei corde classica passando successivamente alla elettrica e a una scuola più strutturata, mantenendo comunque lo stesso insegnante.

Quali sono le sue specializzazioni e come produce musica?

Ho studiato musica classica e mi sono poi specializzato in musica moderna e rock, ma anche blues. Un background che quando compongo oggi mi porta a mischiare più generi, elettronica compresa, per realizzare brani che pubblico su Sound Cloud. Parto da una base di chitarra, aggiungo il basso, programmo la batteria in MIDI e quindi improvviso seguendo l’ispirazione. Di fatto, quando ero in Italia facevo parte di una band, suonavamo cover, ma da cinque anni mi sono traferito per lavoro in Repubblica Ceca e quindi pratico da solo o in jam session con un amico. Oltre alla chitarra, suono anche pianoforte, tastiera e batteria. Di fatto si tratta di una passione che non si è mai affievolita e che ogni giorno mi serve per affrontare la quotidianità e trovare utili minuti di relax, spaziando dal jazz al blues e, appunto, al metal.

Quali sono i primi dischi che ha comprato?

Il primo disco comprato, in originale, a quindici anni è stato Best of the beast degli Iron Maiden, una raccolta che mio fratello possedeva già in musicassetta. Ricordo di averlo subito inserito nel riproduttore CD ‘sparandolo’ al massimo volume con una reazione non proprio felice di mia madre. In casa avevamo un impianto stereo di quelli che oggi non si usano più, completo di giradischi nonché di adesivi degli Slayer, gruppo americano trash metal. Erano altri tempi, molto diversi dalle modalità di ascolto odierne legate principalmente allo streaming. Oggi è tutto disponibile immediatamente quando in precedenza si comprava un album, lo si ascoltava più e più volte, si studiavano a memoria i testi presenti nei libretti. Da lì il metal è rimasta una mia grande passione anche se non frequento tutti i suoi sottogeneri e in particolare quelli più estremi. Gruppi che ho sempre ascoltato sono Metallica, Pantera, Megadeth, Sepultura, Motley Crue. Alcuni di questi li ho sentiti dal vivo anche se i concerti non li frequento particolarmente e comunque preferisco godermeli sugli spalti piuttosto che sotto il palco, dove – considerato il genere – talvolta rischi anche di prendere qualche colpo. Ho amato molto i Guns N’ Roses, Slash era un idolo.

Ha citato solo band straniere…

La musica italiana non mi ha mai particolarmente coinvolto. Ascolto i Rhapsody of Fire che fanno symph(onic) metal e se devo citare un paio di nomi più famosi i primi Litfiba e Vasco Rossi che successivamente hanno però virato più sul pop. Se invece devo dare un giudizio a un fenomeno più recente come quello dei Måneskin, li trovo semplicemente orecchiabili con un target commerciale molto mirato. Qui in Repubblica Ceca tra l’altro alla radio vengono trasmessi ancora Al Bano, Gianni Morandi, Toto Cutugno, quindi una musica italiana che arriva dal passato e che si era già molto diffusa ai tempi del comunismo, mentre oggi c’è invece molto fermento sul fronte musica dal vivo. Con tanti artisti di strada che si esibiscono, oltre a eventi in piazza. La mia fidanzata, che è russa, è invece una grande appassionata di Andrea Bocelli e abbiamo trovato necessariamente un punto di incontro nei Queen. Che, tra l’altro, non hanno mai fatto una musica scontata.

Che strumenti utilizza principalmente?

Ho una dotazione di diverse chitarre. Sono particolarmente affezionato alla mia prima chitarra elettrica regalata da mio zio (che è con me da 26 anni, più o meno) e costata all’epoca qualche migliaio di lire al supermercato del paese. Un modello stratocaster della Clash che ho poi elaborato cambiando il pick up, le corde, i potenziometri, le chiavi. Si è trasformata in un’altra chitarra. Ho inoltre una seconda stratocaster che, partendo da un manico e corpo Squire, ho poi completato grazie a un collega che fa anche il liutaio. Abbiamo usato componenti originali Fender, come i pick up Tex-Mex del 69. Posseggo anche un basso cinque corde Harley Benton, scelto rispetto al quattro corde anche perché ho le mani piuttosto grandi, e che consente un ottimo slap. Ho infine altre chitarre classiche e acustiche, e alcuni modelli ancora in Italia. E due tastiere.

Può citarci tre dischi che ritiene fondamentali?

Inizio da S&M, disco dal vivo dei Metallica, il primo registrato con la San Francisco Symphony Orchestra nel 1999. Da collezionista ho anche acquistato la deluxe edition di S&M 2 uscita nel 2020 completa di partiture firmate, video in Blue Ray e altro ancora. Un secondo album è Still got the Blues di Gary Moore. Uscito nel 1990, la title track è anche la prima canzone che ho imparato a suonare con la chitarra elettrica, mentre la seconda è stata Stairway to Heaven dei Led Zeppelin. Infine cito Rising force, album del 1984 dello svedese Yngwie Malmsteen. Svedese non a caso visto che i paesi nordici sono anche la patria del metal. Ricordo a questo proposito che quando iniziai a studiare la chitarra classica il mio insegnante mi faceva esercitare sui brani degli Europe, in particolare The final countdown e Carrie. Certamente brani supermelodici, con le voci alte che prediligo.

Melodia che quindi non è assente nel genere metal, anzi alcuni dei brani più celebri sono ‘melodici’… si pensi agli Scorpions con brani come Still loving you o Winds of change…

La melodia nell’heavy metal è un’evoluzione naturale. Ci sono band come i Metallica che all’inizio suonavano trash metal, brani iper veloci con batteria e voce acuta, ma che negli anni si sono evoluti diventando più melodici, con tanta chitarra acustica. È una cosa positiva altrimenti si rischia di finire come band come i Megadeth con dopo un album bello e un cambio di più chitarristi non hanno prodotto più nulla di valido. Ritengo che anche gli AC/DC siano molto sopravvalutati, orecchiabili sì, ma con sempre lo stesso ritmo, quattro accordi, quattro quarti, strofa, solo… Detto questo io ho molta nostalgia di quanto veniva prodotto negli Anni 80 e 90, un periodo irripetibile, da dove è nato tutto. Oggi fanno tutti re-cover, non si inventa più nulla, pur ricordando che anche in passato di ispirazioni ce ne sono state. Ricordo un’intervista di Ritchie Blackmore dei Deep Purple in cui raccontava come il riff di Smoke on the water non fosse altro che la quinta sinfonia di Beethoven suonata al contrario.

Quali sono i suoi chitarristi preferiti?

Al primo primo posto Eddie Van Halen, uno dei mi pilastri, che aveva il giusto bilanciamento tra tecnica e capacità melodica. Poi Yngwie Malmsteen, che suona in stile neoclassico e tra l’altro ha anche un passato da liutaio. E ancora Steve Vai, che all’inizio era autore delle partiture di Frank Zappa, per poi rivelare le sue doti grande chitarrista; Gary Moore, una ‘divinità’ dello shredding, e infine Jimi Hendrix, padre della chitarra elettrica. In Italia ce ne sono alcuni certamente bravi come ad esempio Alex Britti, anche se non mi piace particolarmente il suo repertorio, e Daniele Gottardo.


Paolo Morati

Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull'esperienza di utenti e clien...

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