Il 2023 e le nuove priorità per le infrastrutture IT
Le interruzioni nelle catene di approvvigionamento, i costi dell’energia, l’attuale scenario geopolitico. In un contesto globale segnato dall’incertezza, sono molteplici le sfide che il settore data center è chiamato ad affrontare e vincere. Il tutto, mettendo al centro un tema chiave: la sostenibilità.
Il settore delle infrastrutture IT si è espanso rapidamente negli ultimi decenni sulla spinta di una richiesta crescente di servizi digitali. La domanda di calcolo e di storage è più forte che mai, ma in questo momento le condizioni del mercato globale sono cambiate. A sottolinearlo è l’Uptime Institute Intelligence nel rapporto “Five Data Center Predictions for 2023”, recentemente pubblicato dall’organizzazione di consulenza imparziale focalizzata sul miglioramento delle prestazioni, dell’efficienza e dell’affidabilità delle infrastrutture critiche del business.
Lo studio mette in luce per l’anno in corso e per il prossimo futuro alcuni trend legati allo sviluppo e alla stabilità delle infrastrutture digitali, insieme a nuovi potenziali rischi che non derivano dalla progettazione, dall’operatività o dalla gestione della complessità dei data center, bensì da forze esterne.
La guerra in Ucraina, le continue tensioni commerciali a livello globale e le conseguenze della crisi economica e della pandemia hanno dato vita infatti a quella che Uptime Institute definisce una tempesta perfetta di inflazione, con interruzioni alle catene di approvvigionamento e un aumento dei prezzi dell’energia che ha fatto lievitare i costi di costruzione e di gestione dei data center. Il tutto, come sappiamo, in un presente segnato da cambiamenti climatici e da condizioni meteorologiche estreme che minacciano la resilienza delle infrastrutture IT a livello globale.
Un mercato in continua espansione
Gli operatori di settore rispondono a questa situazione a volte aumentando, a volte restringendo i loro budget, e cercando nuove vie per aggirare i ritardi delle supply chain. E lo fanno prestando attenzione a un tema centrale per il futuro, la sostenibilità, che già ora interroga un comparto chiamato a mettere in campo tutte quelle azioni volte alla tutela dell’ambiente e alla riduzione degli sprechi. In questo scenario, il mercato non sta però rallentando i propri sforzi, ma al contrario opera per fornire una gamma sempre più ampia di prodotti e servizi digitali: la maggior parte degli operatori intervistati di recente da Uptime Institute, infatti, prevede di espandere le proprie infrastrutture nel 2023. E anche gli studi degli analisti di mercato e degli analisti finanziari suggeriscono che la domanda di capacità di data center rimarrà forte anche in futuro.
Le preoccupazioni
La pandemia, con le conseguenti interruzioni delle catene di approvvigionamento, ha dimostrato come il settore dipenda da mercati globali interdipendenti e dai componenti che essi producono. Sebbene il comparto data center sia stato solo uno dei tanti colpiti, l’ampia varietà di apparecchiature coinvolte elettriche e meccaniche, spesso complesse, ha aggravato la situazione in questo particolare ambito. La fine della pandemia non coinciderà con un ritorno alla normalità per le supply chain in tempi brevi, in quanto permane ancora una forte domanda repressa, con costi elevati e tempi di consegna dilatati. A confermarlo è l’indagine di Uptime Institute “Supply Chain Survey 2022” che illustra l’entità del problema: dalla ricerca, infatti, emerge come un operatore su cinque a livello globale abbia vissuto forti ritardi o interruzioni nelle forniture negli ultimi 18 mesi.
Le attuali dinamiche geopolitiche stanno dando origine a ulteriori minacce su questo fronte, con possibili impatti al momento difficili da decifrare in particolare per quel che riguarda l’approvvigionamento di semiconduttori avanzati, essenziali per l’hardware IT e le apparecchiature dei data center, oltre che per i sistemi di cavi sottomarini come sappiamo particolarmente vulnerabili a forze o agenti ostili.
I possibili sviluppi
Non solo supply chain, però. Uptime Institute nel suo studio mette in luce come il settore sia chiamato ad affrontare nuove sfide anche in termini di gestione delle infrastrutture IT. Per quasi due decenni, i server mainstream hanno garantito infatti requisiti di alimentazione e raffreddamento relativamente costanti e questa stabilità tecnica ha aiutato la pianificazione e la progettazione delle infrastrutture, sia per le nuove costruzioni che per le riqualificazioni, contribuendo ad attrarre investimenti nella capacità dei data center e nell’innovazione tecnica. Il rapido aumento della densità di potenza delle tecnologie informatiche, tuttavia, sta cambiando lo scenario di riferimento. “Guidata principalmente dalla tecnologia del silicio, la pianificazione della capacità dei data center nel 2023 e oltre dovrà tenere conto di un equilibrio potenzialmente in rapida evoluzione tra potenza, raffreddamento e spazio”, suggerisce lo studio sottolineando come gli operatori di settore, in questo contesto, si troveranno sempre più di fronte a diverse scelte da compiere per garantire una gestione ottimale delle tecnologie di nuova generazione, come la creazione di ambienti dedicati per sistemi IT a temperatura limitata e l’utilizzo di soluzioni DLC (direct liquid cooling).
La corsa al cloud
Tra gli ambiti che potrebbero essere impattati maggiormente dagli attuali scenario di mercato, anche la corsa al cloud. “I Chief Information Officer responsabili dell’IT mission-critical aziendale hanno visto fino a oggi il passaggio al cloud pubblico come un’opzione a basso rischio, flessibile, lungimirante e, in ultima analisi, poco costosa, ma questi presupposti sono ora sotto pressione”, spiega Uptime Insistute. I prossimi anni si preannunciano infatti turbolenti dal punto di vista economico e politico, provocando un’incertezza sul mercato che potrebbe spingere le aziende a valutare in modo ancora più meticoloso il trasferimento delle proprie applicazioni on-premise al cloud pubblico. In un contesto di tensione a livello globale, la minaccia di un aumento vertiginoso dei costi secondo lo studio potrebbe rallentare o scoraggiare alcune migrazioni mission-critical.
Efficientamento energetico e sostenibilità
Nonostante le difficoltà dell’attuale periodo storico, come detto, il mercato non si ferma, anzi: nuovi data center sono in costruzione in tutto il mondo in linea con una domanda crescente di capacità di calcolo e di archiviazione. In questo percorso, però, gli operatori di settore devono mettere al centro un altro tema: l’utilizzo ottimale dell’energia nelle infrastrutture, che come sappiamo non solo è costosa, ma genera enormi emissioni di carbonio mettendo sottopressione le reti elettriche. “Le normative sulla sostenibilità e i requisiti di rendicontazione più severi obbligheranno l’IT a fornire prestazioni migliori in termini di efficienza energetica”, evidenzia lo studio sottolineando come le continue pressioni sui costi, che difficilmente diminuiranno a breve termine, rappresenteranno un ulteriore fattore di spinta in questa direzione, che oggi vede l’hardware dei server sottoutilizzato e inefficiente uno dei motivi principali per prestazioni energetiche non ottimali. “Un numero minore di server, ma con prestazioni più elevate e altamente utilizzati, potrebbe garantire un notevole guadagno di energia”, conclude Uptime Institute. Rifiutare di implementare miglioramenti in termini di efficientamento energetico sarà sempre più difficile da giustificare per gli operatori di settore.