SAP, l’AI orientata al business

Il cloud è considerato la base, la strada da seguire per sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale nelle sue varie accezioni. Il ruolo del copilot Joule e di agent che conoscono già il contesto aziendale.

Un’occasione per toccare con mano l’intelligenza artificiale a partire da quanto presente nell’area battezzata ‘Business AI House’ strutturata per mostrare e illustrare ai presenti alcuni casi d’uso che permettono di mettere a frutto i vantaggi delle tecnologie di AI. Stiamo parlando di SAP Now l’evento annuale tenutosi la scorsa settimana a Milano e dedicato alla business community italiana di SAP che quest’anno ha proposto come slogan “Bring out your best. Welcome to Business AI”.

 “Ogni giorno sperimentiamo tutto ciò che offre l’intelligenza artificiale tramite alcuni servizi consumer, ma la nostra ambizione è di portare il suo valore direttamente nelle aziende. Aziende la cui domanda più ricorrente è appunto ‘in che modo è possibile mettere a frutto questa tecnologia per ottenere un valore concreto?”, ha spiegato Carla Masperi, Amministratore Delegato di SAP Italia. Lo scenario illustrato è partito dai dati di una ricerca (Mid Market and business priorities) condotta su 330 medie aziende italiane (tra 250 e 1.500 dipendenti), che hanno in primo luogo risposto alla domanda su quali sono le strategie adottate dalla propria organizzazione per riuscire ad affrontare l’incertezza economica. Nel 36% dei casi la risposta è stata investire in nuove tecnologie, nel 34% innovare il modello di business e nel 33% diversificare il proprio business. Ecco che relativamente al primo punto è stato anche chiesto di approfondire le prime tre priorità tecnologiche. Su questo fronte il 61% ha indicato la cybersecurity, il 60% prodotti e servizi sostenibili e il 58% l’adozione dell’AI generativa. Approfondendo gli utilizzi attuali dell’AI è infine emerso che il 43% se ne sta servendo per lo sviluppo di contenuti marketing e vendite e per il rilevamento frodi e il 42% per l’interazione con clienti e fornitori.

 
Carla Masperi, Amministratore Delegato di SAP Italia

“La nostra è un’intelligenza artificiale non generica bensì orientata al business, quindi responsabile, affidabile e rilevante. Sono caratteristiche fondamentali perché l’AI può produrre danni se non poggia su una base dati affidabile e consistente. Ecco che quella nostra è rilevante perché nasce addestrata per parlare direttamente con i processi di business, permettendo al nostro copilot di fornire quelle risposte impossibili per un’alternativa generica che non può entrare nel sistema. Un esempio è l’individuazione di una fattura insoluta di un cliente.” Dunque si parla di una rilevanza frutto di oltre cinque decenni di storia fronte processi aziendali e che vede da ormai diversi anni SAP impegnata anche nello sviluppo di scenari di AI capaci di abilitare la cosiddetta ‘intelligent enterprise’.

 “Oggi abbiamo 27.000 clienti che utilizzano già le nostre soluzioni di AI e per alcune migliaia si tratta di quella generativa. Ed è anche questo il concetto di rilevanza, ossia essere capaci di portarla direttamente all’interno dei processi”, ha aggiunto Masperi sottolineando inoltre come il cloud sia l’unica tecnologia che abilita un uso dell’AI decisamente estensivo. “Sul cloud stiamo crescendo ampiamente in doppia cifra anno su anno. È il mondo che sta andando in questa direzione. Ogni azienda ha i suoi tempi, ma la strada è questa. L’ AI è il futuro, e Joule, il nostro copilot, la nuova modalità di interazione.”

Il futuro con la GenAI

Joule, appunto. Un copilot di AI generativa addestrato a lavorare sulle applicazioni SAP. Un copilot che è alla base della nuova User Experience proposta dal vendor per uno scenario in cui con il sistema si lavorerà essenzialmente in linguaggio naturale. “In futuro l’80% delle transazioni più rilevanti del mondo applicativo sarà abilitato da Joule, un motore per il quale abbiamo già disponibili oltre 100 use case GenAI. Scenari pronti e che non necessitano di passare attraverso una fase prototipale”, ha detto Masperi. SAP di fatto ha lavorato su quelle transazioni che potrebbero beneficiare maggiormente di un copilot come Joule.  Un esempio mostrato nella Business AI House riguardava il contesto CRM fronte B2C con la possibilità, tramite GenAI, di: creare contenuti email personalizzati ,sfruttare la tecnologia per rispondere in modo puntuale alle richieste dei clienti basandosi su descrizione e attributi del prodotto oltre a ulteriore documentazione, e individuare informazioni utili senza dover leggere ogni documento. 

Inoltre a clienti che non individuano ancora gli use case definiti per le loro esigenze SAP mette a disposizione l’AI Hub generativo, il motore di sviluppo che utilizza il linguaggio LLM richiesto con tutti i criteri di riservatezza dei dati necessari. 

Infine il tema degli AI agents studiati per rendere più articolati i compiti da affidare all’AI generativa attraverso Joule. Come, ad esempio, ha spiegato Masperi, chiedere aiuto nella gestione di una controversia sui pagamenti o definire un bando di gara. Concludendo: “In sostanza, con l’AI, siamo in presenza di una rivoluzione e noi facciamo toccare con mano la differenza tra l’averla e non averla”.

 
Philipp Herzig, Chief AI Officer di SAP

Aprire alla collaborazione

Sul tema Agents Philipp Herzig, Chief AI Officer di SAP, ha sottolineato l’importanza di parlare di flussi di lavoro, laddove gli agenti basati su AI saranno in grado di risolvere compiti sempre più complessi. “Un conto è chiedere qual è la capitale d’Italia. Si tratta di una domanda dalla risposta piuttosto semplice con recupero di informazioni basato sui fatti. Quando invece si pongono domande più complesse, come ad esempio quali sono le raccomandazioni per il piano finanziario del prossimo anno, possono esserci molte alternative. Ecco che è necessario decostruire questa domanda complessa in sotto-compiti da assegnare e svolgere. La nostra visione non è quindi solo di costruire questi agenti rendendoli più autonomi e in grado di svolgere attività più complesse, ma anche di permettere loro di collaborare – abbattendo le barriere che possono esistere tra le diverse linee di un’azienda – per risolvere un problema e ottenere risultati più profondi, raccomandazioni, pianificazioni migliori, e così via.”


Paolo Morati

Giornalista professionista, dal 1997 si occupa dell’evoluzione delle tecnologie ICT destinate al mondo delle imprese e di quei trend e sviluppi infrastrutturali e applicativi che impattano sulla trasformazione di modelli e processi di business, e sull'esperienza di utenti e clien...

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