Il futuro senza emozioni di Equilibrium, Equal e The Giver
Il rapporto tra tecnologia e sentimenti nel futuro: sopprimerli, governarli, indurli artificialmente… Ma la libertà che fine fa?
La paura di un cambiamento rapido al quale non siamo abituati e che ancora non comprendiamo appieno nelle sue conseguenze è una delle principali cause dell’ansia culturale sul futuro, ed è strettamente legata alla paura dell’ignoto. L’ansia del nuovo, di ciò che ancora non conosciamo, è stata più volte riversata creativamente in opere letterarie, pittoriche e filmiche, che hanno funto da spauracchio e monito verso il futuro, incarnando a volte un disagio collocabile storicamente. Un esempio fu la crescita esponenziale di opere incentrate sulla minaccia aliena e su catastrofi cosmiche a seguito delle corsa allo spazio negli Anni ’50. Così come opere quali 1984 e Il Mondo Nuovo furono figlie di un mondo post Prima Guerra Mondiale, del diffondersi dei totalitarismi e del progresso industriale/tecnologico.
Le emozioni aprono le porte all’instabilità
“Non vogliamo cambiare. Ogni cambiamento è una minaccia alla stabilità” scriveva Huxley nel suo più conosciuto romanzo, aggiungendo “quando l’individuo sente, la comunità vacilla”. Nell’opera, il raggiungimento di una stabilità collettiva può avvenire solo attraverso la perdita dell’individualità, ovvero dell’umanità di una persona che risiede nelle sue emozioni, nei sentimenti più intimi. Nell’universo de Il Mondo Nuovo la tecnologia ha permesso un’umanità altamente avanzata, libera da preoccupazioni, guerra e povertà, attraverso l’assunzione di un medicinale – chiamato Soma – una droga che in “un centimetro cubo può curare ben dieci sentimenti tetri”. Amore, arte, religione, filosofia, famiglia ecc…: tutti i motivi di instabilità e di potenziale debolezza umana sono così eliminati al fine di una pace perpetua, dove il benessere fisico è esaltato, purché privo di significato.
La soppressione delle caratteristiche che ci rendono umani come soluzione all’instabilità globale e come unico modo per prevenire guerre tra Stati è un filone che ha avuto ampio spazio al cinema. Equilibrium, The Giver – Il Mondo di Jonas ed Equal sono tre esempi della declinazione di questa tematica in tre generi differenti. Il primo è principalmente un film d’azione, il secondo un dramma fantascientifico, e il terzo un film al confine tra il dramma e il romantico.
In Equilibrium (2002), Christian Bale interpreta John Preston, un Cleric (agente altamente addestrato) membro del Tetragrammaton, una polizia segreta incaricata di uccidere chiunque decida di ‘sentire emotivamente’. Infatti, nel 2072, i sopravvissuti a un micidiale conflitto nucleare, identificando nella capacità umana di provare emozioni l’origine delle guerre, hanno dato vita a una nuova società in cui tutti i cittadini sono costretti ad assumere quotidianamente il Prozium, una droga capace di inibire le emozioni, e sono guidati da un carismatico dittatore chiamato Il Padre. Per la loro carica emotiva, anche libri, musica, giocattoli, animali ed espressioni artistiche sono vietati. Il loro possesso è punibile con la pena di morte. Quando, in seguito a un incidente, Preston interrompe la sua dose di Prozium, le emozioni che comincerà a sentire lo porteranno a interrogarsi sulla natura umana e sulla situazione politica del suo Stato.
The Giver – Il Mondo di Jonas (2014) è un adattamento cinematografico dell’omonima serie di libri di Lois Lowry che ruota intorno a Jonas (Brenton Thwaites), un sedicenne che scopre che il suo compito nella comunità è quello di sostituire il Donatore per diventare il prossimo Raccoglitore di Memorie. Infatti, in questa comunità del futuro, a seguito di una calamità chiamata La Rovina, la società è stata riorganizzata eliminando, grazie a un’obbligatoria iniezione mattutina, le emozioni umane, la possibilità di vedere i colori, e i ricordi collettivi del passato. Solo il Raccoglitore di Memorie possiede magicamente queste due caratteristiche poiché incaricato, grazie alla sua conoscenza, di aiutare il gruppo di anziani a capo della comunità a prendere decisioni. Attraverso la lenta acquisizione dei ricordi del passato, Jonas prenderà consapevolezza della società in cui vive e di ciò che vada fatto per il mantenimento della pace.
Se in Equilibrium e The Giver l’aspetto tecnologico è principalmente limitato allo sviluppo di una droga e, nell’ultimo caso, alla procreazione, in Equals (2015) è invece l’ingegneria genetica alla base della creazione della società, chiamata Collettivo. Infatti, in questo mondo vivono gli ‘eguali’, esseri umani che, grazie a esperimenti sul DNA, sono incapaci di provare emozioni dalla nascita. La mutazione genetica ha però portato con sé l’emersione di una nuova malattia chiamata SOS (Switched on Syndrome), ovvero Sindrome di Deviazione.
I soggetti affetti da questo disturbo cominciano lentamente a scoprire tutte le emozioni precedentemente dimenticate e, immersi in una società in cui il contatto umano, il sesso e ogni tipo di sentimento affettivo per il prossimo sono considerati tabù, finiscono per suicidarsi o per essere rinchiusi in un centro di recupero per il deficit emozionale neuropatico. Il film segue la storia d’amore proibita tra Nia (Kristen Stewart) e Silas (Nicholas Hoult), entrambi affetti da SOS che, con il risvegliarsi delle loro emozioni, scoprono lentamente cosa voglia dire avere una relazione significativa.
Ma qualcosa sfugge sempre
Pur affrontando una stessa tematica, tutti e tre i film la declinano in maniera diversa. Equilibrium punta alla spettacolarità dell’azione. Intrattiene con la messa in scena del Gunkata, un’inventata arte marziale, e nella rappresentazione prende molto in prestito da film antecedenti come Matrix, Gattaca, Brazil, Metropolis e Fahrenheit 451. The Giver, forse anche per il suo giovane protagonista, punta a essere un film di formazione: vediamo Jonas passare dal conformismo e dall’ingenuità di un adolescente che non è né carne, né pesce, alla sua maturazione in un uomo, con la connessa presa di coscienza del suo ruolo nel mondo. Sebbene delle storie d’amore appaiano anche nelle due precedenti pellicole, è Equals il film che più si interroga sulla riscoperta dei sentimenti, mostrandoci due protagonisti che, nonostante siano ormai adulti, si approcciano a questa passione, e alla sua correlata intimità fisica, con una freschezza e un’incertezza quasi adolescenziale.
Più di ogni altra cosa, in tutte e tre le opere, la scelta di amare, di avere uno specifico partner sessuale con cui la relazione si discosti dalla asettica funzione di controllo sociale, si presenta come la libertà più grande, il più estremo atto di ribellione.
Le tre pellicole esaltano ciò che non si può controllare. Ci ricordano che le emozioni sono la nostra caratteristica più distintiva e che non ci può essere umanità senza amore ed empatia. Paura, rabbia, egoismo, dolore fanno parte della nostra imperfetta esperienza sulla terra, dove emozioni comunemente considerate positive e negative giocano un importante ruolo della nostra vita nella loro interazione.
Verso l’Emotional Technology… ET
Da un punto di vista tecnologico, più che controllare le emozioni umane (sebbene effetti simili alle droghe presenti nei film possano essere raggiungi da alcune medicine) una nuova fetta del mercato sembra interessata al riconoscimento e alla catalogazione di quest’ultime. Si sta infatti facendo strada una nuova branca della ricerca sull’intelligenza artificiale: l’Emotional Technology… (nell’acronimo ET, come non vedere un richiamo sentimentale all’alieno di Spielberg più amato di tutti i tempi). Questa si occupa di definire, attraverso il raccoglimento di data biometrici, le emozioni per usare tali informazioni in un mondo digitale in cui sia quest’ultimo ad adattarsi al suo utente e non il contrario. Affectiva è stata una delle prime società che si è occupata di tali studi, concentrandoli principalmente in tre categorie: quelle nel settore dei trasporti, dell’analisi dei consumatori per ricerche di marketing, e nella gestione di pazienti per raggiungere una visione più olistica del comportamento umano. Insomma, l’ET sembra indirizzata a una sempre più progressiva umanizzazione della tecnologia. E se il futuro che ci si presenterà invece che emotivamente sterile, sia arricchito anche tecnologicamente proprio dai sentimenti? Ma anche se indotti a fin di bene, la libertà che fine fa?