Da costo a valore. Ecco qua l’energia…
Dati energetici che migliorano l’efficienza operativa. Tecnologie che abbassano i consumi. Investimenti in rinnovabili con ROI interessanti. Oltre ai riflessi positivi sull’immagine aziendale. Da energy management e tecnologie energetiche avanzate il un nuovo ‘carburante’ per le imprese.
Gli interventi di efficienza energetica portano benefici in termini di risparmio energetico, ma non solo. Le ricadute sono anche altre: ambientali, sulla manutenzione di edifici e macchinari, sui rischi di produzione, sulla qualità dei prodotti e sull’immagine. Ovviamente tali ricadute possono essere singolarmente positive o negative, ma se gli interventi sono studiati bene prevalgono le prime.
L’efficienza è una questione di misura
Sì, l’efficienza è una questione di misura. Nel senso che per intervenire serve conoscere, e per conoscere serve misurare. La misura è anche la base delle diagnosi energetiche obbligatorie per gli energivori (e consigliate per gli altri) oggi da intendere come ‘monitoraggio permanente’ e non come prelievo a campione.
Nel primo ciclo di diagnosi 2015 sono state infatti ritenute valide – in aggiunta alle misure obbligatorie dei contatori fiscali (PdR, POD, etc.) – anche stime, calcoli e misure indirette dei vettori energetici analizzati durante l’audit. Ma nel prossimo ciclo di diagnosi (obbligo del 5 dicembre per le aziende che hanno ottemperato l’obbligo nel dicembre 2015) sarà invece necessario misurare una parte dei vettori energetici oggetto di analisi. I chiarimenti in materia di diagnosi energetica nelle imprese pubblicati a novembre 2016 dal Ministero dello Sviluppo Economico non parlano di semplici rilevazioni bensì di un “piano di monitoraggio permanente, in modo sia da tener sotto controllo continuo i dati significativi del contesto aziendale sia da acquisire informazioni utili al processo gestionale e dare il giusto peso energetico allo specifico prodotto realizzato o al servizio erogato”.
Enea stima che siano ancora poche le aziende dotate di un monitoraggio costante dei propri consumi energetici, e che nella maggior parte dei casi ci si limiti a una misurazione annuale o con una frequenza inferiore. Eppure, quando vengono intervistati sull’argomento, imprenditori e manager concordano sul fatto che non è possibile migliorare le performance operative se non si hanno informazioni precise sul consumo energetico. Solo il monitoraggio continuo dell’energia consente infatti di capire dove si nascondono veramente i costi.
Soluzioni energetiche intelligenti
Le organizzazioni che investono in soluzioni energetiche avanzate hanno già cominciato a vedere benefici che vanno oltre il risparmio. A un maggiore controllo sui costi, quasi sempre il risultato più evidente, si accompagnano il miglioramento delle performance, il rafforzamento del brand verso i clienti e, in determinati casi, la creazione di nuovi flussi di ricavi.
Nei risultati di una ricerca commissionata dal vendor Centrica a B2B International, una società di analisi indipendente, si legge che due quinti delle società intervistate hanno registrato una riduzione del costo dell’energia dopo l’investimento in soluzioni energetiche avanzate. Un quarto delle imprese afferma inoltre che investire in soluzioni energetiche avanzate ha avuto effetti positivi sulla reputazione e ben sette su dieci avvertono il bisogno di competenze commerciali e tecniche per poter realizzare le opportunità di crescita che il settore dell’energia può offrire. La survey ha riguardato circa mille aziende (italiane 20%) con più di cento dipendenti.
I dati energetici sono il carburante dell’efficienza
L’ingrediente principale di quella nuova risorsa aziendale che è la gestione dell’energia è costituito dai dati. Di consumo e di funzionamento, i dati energetici vanno raccolti e analizzati per poter essere trasformati in informazioni utilizzabili da più livelli aziendali. Per farlo servono soluzioni energetiche intelligenti.
Il vantaggio delle tecnologie Internet of Things (IoT) è che hanno trasformato il modo in cui viene misurata l’energia. Ora è infatti possibile monitorare l’utilizzo energetico, non soltanto il consumo totale, fino al livello del singolo dispositivo. E si arriva a disporre di informazioni in tempo reale che permettono di comprendere ciò che accade a livello di edificio, macchinario, singolo piano, singolo elemento. Molte aziende, dopo aver puntato su sensori wireless e sistemi BMS/BAS (building management system e building automation system), hanno constatato un incremento di efficienza. Ciò sta portando sul mercato innovative e interessanti soluzioni EMS (energy management system) che di fatto rimpiazzano i software BMS nella gestione della complessità di un edificio. Le tecnologie energetiche avanzate fanno affidamento anche su intelligenza e algoritmi di apprendimento automatico basati su una o più piattaforme presenti a livello di fabbrica o di edificio. Ciò le rende un elemento intrinseco alla trasformazione digitale che investe i processi produttivi e gli edifici.
Alfio Fontana, energy e sustainability manager di Carrefour Italia, intervenuto alla tavola rotonda degli energy manager nel corso della Energy Management Conference di Soiel, ha affermato che oggi è questo il fronte aperto. Realizzati in buona parte gli investimenti per abbattere i consumi, per esempio illuminazione a led e gruppi frigo efficienti, fatto altrettanto con le rinnovabili, è nella sfera della ‘automazione spinta’ che si gioca la partita dell’efficienza per un grande gruppo della GDO con una bolletta energetica milionaria. E in quella del ‘fattore umano’, altro tema forte, di cui ha parlato Fabrizio Fontanesi di Engineering. Comunicare il motivo per cui un’organizzazione sta cambiando il modo di approcciarsi all’energia è il fondamento per ottenere il coinvolgimento degli stakeholder, che si tratti di clienti, partner, dipendenti o investitori.
La fotografia delle FER nel 2018
La nuova potenza di energia rinnovabile installata nel corso del 2018 è stata di circa 1.162 MW, oltre 250 MW superiore a quella installata nello stesso periodo del 2017 (+28%). Secondo il Renewable Report del Politecnico di Milano, l’attuale potenza da rinnovabili supera i 54 GW, che diventano 37 GW se si esclude l’idroelettrico storico risalente a prima del duemila. Parliamo del 45% del parco di generazione italiano, pari a circa 118 GW e che non ha visto nel corso dell’ultimo anno nessun incremento di potenza connesso a produzione da fonte tradizionale.
Nella classifica delle fonti rinnovabili, come potenza installata nel 2018, è l’eolico a guidare la classifica con 511 MW, superando il fotovoltaico che si assesta a 437 MW e perde la leadership. Seguono l’idroelettrico con 140 MW e le biomasse con 74 MW a chiudere la classifica.
Il Piano nazionale Integrato per Energia e Clima
Pubblicato dal Mise a dicembre 2018 e inviato alla Commissione Europea, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec) è il documento che determina le strategie dell’Italia per il periodo 2021-2030 in merito a decarbonizzazione, efficienza energetica, autoconsumo e generazione distribuita, sicurezza energetica ed elettrificazione dei consumi. Per il raggiungimento del target relativo alle FER elettriche (fonti energetiche rinnovabili, ndr) – 55,4% dei consumi finali elettrici lordi coperto da energia rinnovabile, contro il 34,1% del 2017 – il fotovoltaico e l’eolico ricopriranno, secondo il Pniec, un ruolo cruciale, attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici innanzitutto su edifici, tettoie, parcheggi, aree di servizio, etc., ma anche, necessariamente, su aree agricole a oggi improduttive o inutilizzate. Elettricità Futura sottolinea che a oggi il sistema elettrico italiano è stato in grado di integrare la crescita esponenziale del numero degli impianti in condizioni di adeguatezza del sistema e sicurezza delle reti, raggiungendo importanti obiettivi in termini di potenza totale in esercizio (circa 20 GW), di numero di installazioni (oltre 822.000) e di energia elettrica prodotta (23 TWh). Dalla fine del programma incentivante del Conto Energia, i ritmi di sviluppo della fonte fotovoltaica si sono significativamente ridimensionati, con valori pari a circa 400 MW/anno di potenza installata, prevalentemente associata a impianti di piccole/medie dimensioni in auto-consumo. Guardando al futuro, poiché secondo la Proposta del Pniec questa fonte sarà uno dei principali pilastri della transizione energetica nazionale, il raggiungimento al 2030 di 74,5 TWh di energia elettrica prodotta da circa 51 GW di impianti fotovoltaici (obiettivo che potrebbe peraltro risultare sottostimato rispetto alle previsioni sulle ore medie di funzionamento degli impianti, secondo Elettricità Futura), richiederà attente valutazioni tecnico-economiche sul percorso per riportarla a ritmi di crescita adeguati, secondo principi di sostenibilità e sicurezza per tutto il sistema.
Il fotovoltaico come asset aziendale
Quattro anni è il tempo di ritorno dell’investimento di un impianto fotovoltaico a tetto su un edificio aziendale. Ben lontano dal decennio (minimo) di qualche anno fa. Il vantaggio sta nell’autoconsumo dell’energia prodotta in proprio, mentre la vendita in rete continua a essere poco conveniente ma anche ininfluente in un bilancio complessivo. Lo ha spiegato Dario Conforto di ANIE Rinnovabili alla Energy Management Conference di Soiel International, appuntamento tradizionale per la comunità della filiera energy.
Oggi il fotovoltaico a tetto può essere un asset e cominciano a essere numerose le banche che propongono strumenti finanziari ad hoc, come per esempio Life 4 Energy di Bper con durata da tre a quindici anni. Ci sono inoltre gli ‘energy performance contract’ proposti dalle ESCo, con cui le aziende sono sollevate dall’investimento iniziale e rimborsano gli ‘energy service’ in base ai risparmi effettivamente ottenuti. La convenienza del fotovoltaico a tetto è aumentata anche grazie ai passi avanti nella qualità dei pannelli e al miglioramento delle tecniche di impianto su ogni tipo di copertura: piana, curva oppure a falde.
Nelle attività di operation & maintenance (d’ora in poi anche O&M, ndr), a oggi l’approccio più utilizzato in Italia è quello full-service (92-95% dei casi), mentre è ancora marginale quello ibrido (5-7%) e quasi assente l’internalizzazione completa (0-1%). I grandi gruppi, pur preferendo attualmente un approccio full service, stanno iniziando un processo di internalizzazione parziale: le attività di manutenzione ordinaria sono svolte internamente, mentre la manutenzione straordinaria, la quale richiede pochi interventi ma di grande valore economico e spesso complessi, viene esternalizzata. Secondo il Renewable Report 2019 del Politecnico di Milano, nei prossimi anni un numero maggiore di impianti verrà gestito con un approccio ibrido. Tuttavia, si legge, è ancora difficile pensare a una significativa diffusione di una internalizzazione completa a meno di rilevanti acquisizioni di società specializzate nelle attività di O&M da parte di grandi gruppi.
Significativa la riduzione dei prezzi, che arriva al -30% rispetto al 2016. Nel 2019 il prezzo medio O&M per un contratto full-service relativo a un impianto fotovoltaico è di 15-20mila euro a MW, contro i 25-30mila di tre anni fa. I motivi sono l’aumento della competitività del settore e la maturazione della tecnologia.
Restano tuttavia degli ostacoli da superare sul piano legislativo. Secondo Luisa Calleri di Elettricità Futura è necessario innanzitutto semplificare l’attuale quadro normativo che regolamenta la generazione distribuita, non solo da fotovoltaico, prevedendo una definizione univoca di autoconsumo in luogo delle differenti tipologie di sistemi attualmente previsti dalla regolamentazione nazionale. Occorrerebbe inoltre introdurre misure volte a sensibilizzare gli utenti finali per renderli direttamente partecipi della questione energetica, favorendo, oltre alla produzione di energia da rinnovabili, anche l’efficienza energetica.
Interessante infine l’affermazione di servizi O&M svolti in modo innovativo, per esempio con l’aiuto dell’intelligenza artificiale per la manutenzione predittiva. In questo senso si stanno affermando software capaci di gestire tutti i dati di output provenienti da impianti a fonte rinnovabile. Tramite algoritmi di intelligenza artificiale, questi strumenti sono in grado di rielaborare uno storico di dati per definire statisticamente la frequenza dei guasti e rendere più efficiente la manutenzione predittiva. Grazie alle nuove tecnologie di intelligenza artificiale e di analisi dei big data, è anche possibile ottimizzare le prestazioni dell’impianto. Gli algoritmi riescono infatti ad analizzare i dati e ottimizzare i parametri del processo. Inoltre, analizzando statisticamente le cause e la loro frequenza di accadimento, riescono a fornire una previsione di produzione più accurata e a suggerire come pianificare la manutenzione ordinaria.
Risparmio energetico come leva di marketing
Il risparmio energetico è una buona leva di marketing. Ai consumatori piacciono le imprese che, con interventi sull’efficienza energetica, dimostrano di abbassare le emissioni inquinanti. Un comportamento energetico virtuoso, se ben comunicato, migliora l’immagine aziendale. La trasparenza però è fondamentale. I clienti sono pronti a dare fiducia a un brand che investe pensando anche all’ambiente ma tendono a informarsi e non perdonano leggerezze. Il green washing – cioè la creazione di un’immagine ‘verde’ ingannevolmente positiva – è un errore difficile da farsi perdonare.
Esprinet, holding di un gruppo attivo nella distribuzione B2B di tecnologia, ha lanciato un progetto legato al tema del risparmio energetico. I prodotti a minor impatto ambientale in termini di efficienza energetica tra quelli presenti a catalogo sono stati contraddistinti da una ‘fogliolina verde’. Il progetto è partito dalla classificazione di televisori e stampanti (in totale sono stati classificati 1.058 prodotti, di cui 328 televisori e 730 stampanti) per arrivare ad assegnare 206 foglioline verdi. L’analisi è aggiornata su base settimanale così da rendere ricorsivo l’intero ranking in funzione dei modelli che entrano ed escono dal catalogo. La società pensa già di estendere l’iniziativa anche ad altri prodotti.
Roncadin, produttore di pizze surgelate con sede a Meduno (Pordenone), ha dichiarato l’obiettivo di migliorare continuamente la propria impronta ecologica con investimenti per l’efficientamento energetico degli stabilimenti. Recentemente l’azienda si è impegnata a comunicare al pubblico un intervento sul tunnel di surgelazione dello stabilimento che ha portato a un risparmio di circa 1,7 milioni di kWh all’anno, pari a 600 tonnellate di CO2 in meno immesse in atmosfera. Il fabbisogno energetico di Roncadin è soddisfatto da produttori certificati (Irgo e Gse) che sfruttano energia completamente derivante da fonti rinnovabili, ma l’amministratore delegato Dario Roncadin ha affermato che per il futuro si punterà al raddoppio dell’autoproduzione dell’energia elettrica derivante dall’impianto fotovoltaico di proprietà, passando a quasi 2 Megawatt.
VMware, azienda del software aziendale, sta pubblicizzando una soluzione per fornire quasi in tempo reale agli operatori di data center indicazioni sulle emissioni di CO2 determinate dal consumo energetico. Scopo della soluzione è offrire raccomandazioni su come ridurre questi valori. Al fine di incoraggiare la riduzione dei consumi di energia e ispirare le migliori pratiche sostenibili sul mercato.
Carrefour Italia, costola italiana di Gruppo Carrefour, primo distributore GDO in Europa e secondo nel mondo, ama ricordare ai propri clienti gli sforzi che l’hanno fatta diventare la prima insegna GDO certificata ISO 50001 per la gestione energetica sull’intera rete. Luci a led installate da anni, frigoriferi chiusi e utilizzo totale di CO2 per la produzione del freddo, utilizzata anche per riscaldamento e climatizzazione, hanno consentito di progredire con una riduzione di circa il 3% annuo dei consumi energetici (a fronte di una bolletta energetica annua che supera i 50 milioni di euro). L’azienda è solita comunicare ai consumatori i costanti investimenti in pratiche ‘green’ mirate alla sostenibilità. L’energy manager di Carrefour Italia, Alfio Fontana, è anche responsabile Corporate Social Responsibility.
La ricerca di Idealo. In un sondaggio promosso da Idealo.it, il portale di comparazione prezzi, il 31,9% dei consumatori ha dichiarato di essere disposto a spendere tra l’11 e il 20% in più pur di avere un e-commerce ecosostenibile. Inoltre, il 2,5% del campione sarebbe disposto a pagare sino al doppio in più o quasi. I ragazzi 18-24 dimostrano una propensione del 95,6% maggiore degli over 55 a spendere di più per un catalogo ecosostenibile. L’impronta energetica è certamente tra i fattori che determinano la eco-sostenibilità di un prodotto.
Parchi eolici e fotovoltaici: permitting lungo e complesso
Oggi l’iter burocratico per l’ottenimento dell’autorizzazione alla costruzione di nuovi impianti o al rifacimento di quelli esistenti (soprattutto eolici) è estremamente complesso e risultano in aumento i tempi e i costi per l’ottenimento dei titoli autorizzativi. Questo processo aggiunge rischio per gli operatori e rende ancora più difficilmente prevedibile la volatilità dei prezzi dell’energia, una volta ottenuto il titolo autorizzativo.
Il primo passo del permitting è l’individuazione dell’area da parte del produttore. Seguono: progetto preliminare, richiesta del preventivo di connessione, presentazione dell’istanza e avvio della conferenza dei servizi. Da quest’ultima all’ottenimento del titolo autorizzativo possono passare fino a due anni con dieci tappe intermedie: vigili del fuoco, agenzia delle dogane, Enac, assessorato regionale territorio e ambiente, corpo forestale, gestore di rete, azienda sanitaria, comando regionale militare, valutazione di impatto ambientale e autorità di bacino.