Coordinare strumenti e strategie
Per rendere le città smart è necessario operare su più piani, orientando le scelte tecnologiche in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Sono molti i livelli necessari per sviluppare una smart city. Innanzitutto bisogna definire gli obiettivi che si vogliono raggiungere, che saranno alla base dei piani strategici di breve, medio e lungo periodo; seguendo tali direttrici andranno poi sviluppate le infrastrutture necessarie, dalla banda larga al 5G sino ad arrivare a una sensoristica diffusa in maniera sempre più capillare. È auspicabile, inoltre, una fattiva collaborazione tra pubblico e privato e una partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati, visto che le tecnologie oggi consentono interazione sempre più dirette ed efficaci. L’intelligenza artificiale riveste un ruolo centrale in questo scenario, perché consente di raccogliere, processare e analizzare enormi moli di dati eterogenei in maniera sempre più rapida, efficace ed economicamente sostenibile. La ‘nuova normalità’ che si va delineando dopo i mesi di lockdown forzato rendono più urgente che mai accelerare la trasformazione delle città verso modelli smart, ma le difficoltà da superare sono ancora molte. Per capire quale percorso stiano seguendo le città italiane abbiamo interpellato alcune aziende attivamente impegnate in questo ambito, ponendo loro le domande seguenti.
1. Quali sono le maggiori criticità che si riscontrano nel nostro Paese nel progettare e realizzare progetti di smart city?
2. In che modo la vostra azienda contribuisce ad accelerare l’evoluzione delle città verso modelli smart?
3. Che ruolo rivestono le tecnologie di IA nella progettazione delle città del futuro?
Vincenzo Lalli, Country Manager Italy di Extreme Networks
1. Il ruolo dell’intelligenza artificiale – spesso combinato a quello del machine learning – sta diventando sempre più centrale per le infrastrutture di rete, perché permette di automatizzare diverse operazioni di gestione in base alle informazioni raccolte da sensori e software di analisi, e scaricare da questo compito i responsabili dell’infrastruttura. Extreme offre la possibilità di gestire la rete attraverso il cloud, accelerando l’evoluzione verso l’automazione delle funzionalità grazie anche alla possibilità di utilizzare tutti i dati storici – e non solo quelli degli ultimi 30 giorni come nel caso delle soluzioni concorrenti – per prendere le decisioni, e introducendo la possibilità di fruire dei servizi di rete su abbonamento. Una rete moderna e automatizzata è la base di una smart city, perché per l’erogazione dei servizi digitali è necessaria un’infrastruttura di rete solida, flessibile e resiliente, con funzioni di autoapprendimento e soluzione dei problemi che solo IA e ML sono in grado di offrire.
2. L’Italia – secondo l’indice DESI 2020 (Digital Economy & Society Index), sviluppato dall’Unione Europea – è in una delle ultime posizioni in Europa per quanto riguarda l’economia e la società digitale, e questo riguarda un po’ tutti gli aspetti del problema, comprese l’erogazione e la fruizione dei servizi pubblici digitali, che rappresentano una delle principali caratteristiche delle smart city. Una situazione che deriva dalla difficoltà di programmare a lungo termine, unita alla complessità della burocrazia, e spesso all’insufficienza dei budget necessari per l’evoluzione dell’infrastruttura di rete.
3. Extreme Networks ha maturato la sua esperienza nell’area delle smart city grazie a progetti importanti come quello della città di Memphis, nel Tennessee, che ha investito nello sviluppo di una rete intelligente e flessibile, in grado di sostenere un sistema dei trasporti pubblici capace di gestire in modo integrato il traffico, le persone e le merci all’interno dell’area metropolitana, con il contributo di apparati IoT come le videocamere IP, con un miglioramento significativo della sicurezza, della qualità della vita e dell’inquinamento.
Vincenzo Strangis, Director Smart Cities & Innovation Huawei Italia
1. L’inserimento dell’IA nei progetti di smart city può rappresentare un acceleratore per sviluppare servizi innovativi realmente ‘citizen centric’. Il cittadino (o l’impresa) che riceve un servizio diventa parte fondamentale nella progettazione dell’esperienza totale dell’utente che fruisce di quel prodotto/servizio. Inoltre si possono combinare IA e IoT per creare reti di strumenti intelligenti quali ad esempio semafori e telecamere per la gestione e il rilevamento del traffico e di comportamenti anomali, sensori che rilevano l’inquinamento che consentano di gestire al meglio le performance energetiche dell’illuminazione pubblica o di rilevare perdite negli impianti idrici cittadini. Huawei utilizza il cloud computing, l’IoT, l’IA e altre tecnologie ICT emergenti per formare un sistema nervoso cittadino o regionale.
2. Nelle città e nelle regioni italiane la modernizzazione delle infrastrutture urbane è fondamentale, ma si tratta di un processo in corso disomogeneo. La frammentazione delle competenze è un altro grosso problema. I piani di smart city spesso procedono lentamente a causa della difficoltà di coordinare tutti gli attori coinvolti. Il successo potrebbe essere raggiunto attraverso l’adozione di infrastrutture orizzontali, come ad esempio piattaforme di dati che indirizzano tutti gli attori coinvolti verso lo stesso obiettivo. Le città possono essere sostenute dalla pubblica amministrazione anche grazie alla definizione di standard comuni che consentano economie di scala e interoperabilità tra le soluzioni adottate.
3. Il ruolo di Huawei è quello di abilitatore, partner e incubatore di progetti smart city. Un tema fondamentale è realizzare soluzioni che siano sostenibili economicamente e prodotti, soluzioni e servizi che siano affidabili e sicuri. Tutto ciò al fine di creare servizi smart rivolti al singolo settore verticale come ad esempio turismo, sanità, istruzione, mobilità, gestione dei rifiuti. L’elemento strategico essenziale è la creazione di un ecosistema digitale (intelligenza collettiva) aperto e collaborativo a livello statale che accolga e sostenga l’innovazione. Ecco perché a stiamo per lanciare una ‘Smart City Alliance’ per chiamare a raccolta i partner e i potenziali attori dell’ecosistema che sta alla base della realizzazione delle smart city. Per combattere la Desertificazione Digitale è necessaria l’introduzione dei PPP (Partnerariati Pubblico-Privato). Fondamentale è anche la creazione di un ecosistema che accolga e spinga l’Innovazione. Una città che utilizza le soluzioni Smart City di Huawei è in grado di rilevare, elaborare e fornire gli elementi necessari per assumere decisioni puntuali ed efficaci grazie a soluzioni che combinano in tempo reale cloud computing, IoT, big data e IA.
Luca Ferraris, Head of Innovation, Marketing & Technology di Italtel e Cluster Manager del Cluster Smart Cities Lombardia
1. La città smart è un organismo vivente, una rete neurale intrinsecamente dotata di intelligenza e adattativa rispetto ai comportamenti dei cittadini. Una smart city è l’interconnessione di tanti aspetti diversi che le tecnologie di Intelligenza Artificiale permettono di aggregare: gestione del traffico, dei rifiuti urbani, sicurezza e videosorveglianza, illuminazione. Tra i quattro elementi che compongono la smart city (l’infrastruttura alla base, la sensoristica che raccoglie di dati, la piattaforma che li mette in condivisione e le applicazioni che stanno on top), l’IA è utilizzata a livello di piattaforma: è un modo per gestire dati da sorgenti e applicazioni eterogenee e farli parlare tra loro. L’IA può essere utilizzata per semplificare e facilitare il rapporto tra cittadino e PA, tramite l’uso di interfacce vocali per accesso alle informazioni. QuestIT, società del gruppo Exprivia|Italtel, ha sviluppato Rita, un’assistente vocale utilizzata in molti comuni italiani che è stata molto utile nelle fasi di emergenza Covid per informare la popolazione. Un altro esempio riguarda l’uso di pattern in grado di riconoscere automaticamente comportamenti pericolosi. Il Machine Learning e l’uso di pattern può essere efficace per la gestione del traffico, tramite l’analisi dei dati di flusso dei veicoli e la programmazione dei semafori urbani.
2. Nel nostro Paese c’è in generale una certa arretratezza culturale rispetto al processo di digitalizzazione, sia a livello pubblico che privato. L’IA è la chiave di volta per migliorare la produttività ma da noi non c’è la stessa attenzione spasmodica su questo tema che possiamo riscontrare in altri Paesi. I progetti di digitalizzazione sono complessi e non sempre sono compresi o apprezzati dai cittadini. Anche per questo, si tende ad investire più spesso in iniziative che incontrano più facilmente il favore dei cittadini. In secondo luogo, i nostri comuni non hanno autonomia di spesa perché sono vincolati dal Patto di Stabilità. Ci sono poi problemi legati agli appalti: non solo rallentano il processo, ma si basano sul criterio della minima spesa che tuttavia a volte deprezza la qualità.
3. Italtel gioca un ruolo importante nello sviluppo, realizzazione e manutenzione delle infrastrutture di comunicazione che sono l’abilitatore necessario, anche se non sufficiente, delle smart cities. Siamo impegnati sul fronte della Banda Ultra Larga al fianco di Open Fiber nelle aree bianche. Abbiamo svolto le attività progettuali e ora siamo impegnati in quelle di permessistica e attivazione. Stiamo lavorando attivamente anche per il 5G: la città intelligente non può avere paura del 5G perché è grazie a questa tecnologia che potrà fare un balzo in avanti ed essere davvero smart.