Hevolus vuole giocare in Champions League
La società italiana, focalizzata sulla extended reality, chiude l’ultimo miglio dell’esperienza.
Il nostro cervello non è abituato a pensare in due dimensioni. Vuole le tre dimensioni per capire e quando guarda uno schermo cerca di fare una traduzione dal modello bidimensionale a quello tridimensionale. È da questa considerazione che Hevolus, realtà nata Molfetta nel 2000 e operativa nel settore della extended reality, è partita per portare sul mercato quella che oggi è una piattaforma per la ‘intelligent reality’ denominata H-Verse.
“Nel corso del tempo ci siamo evoluti per creare palcoscenici di vendita per i clienti e quindi permettere loro di presentare al meglio i rispettivi prodotti attraverso le nostre tecnologie. Nell’ultimo anno, dopo il primo round di venture capital con CDP, abbiamo scelto di compiere un salto di qualità per giocare in Champions League. E questo ha richiesto anche l’ingaggio di un team già esperto di questo campionato.”
Il riferimento, fatto da Antonio Squeo, co-fondatore e Chief Innovation Officer di Hevolus, è all’ingresso nel ruolo di CEO di Fabio Santini (insieme al suo team, composto Marcello Marchetti e Vieri Chiti, tutti e tre con un lungo trascorso in Microsoft), il quale – dal canto suo – spiega come l’obiettivo della società sia quello di “evolvere una realtà già conosciuta sulla extended reality cercando di scalare il business anche a livello internazionale. Società che in passato si è già aggiudicata diversi premi ed è oggi in competizione – unica europea – per 3 award allo Spatial Summit di quest’anno.”
Hevolus è di fatto un produttore di software, basato su tecnologia Microsoft e quindi cloud Azure, con 300 clienti e una serie di partnership con i principali produttori di dispositivi. La missione è quella di portare un’esperienza nuova a consumatori e dipendenti. Chiudendo quello che Santini definisce ultimo miglio, quando si parla di interazione tra una persona e un oggetto a video, laddove mancano di fatto le informazioni di spazio, ingombro ecc. “Negli anni si è parlato parecchio di metaverso, ma di fatto la speranza di avere un mondo virtuale unico è fallita per motivi tecnologici ma anche perché questo era completamente distaccato da quello reale. Le tecnologie sono tuttavia rimaste e noi le stiamo applicando per produrre un risultato concreto. I costi dei device stanno diminuendo mentre le prestazioni aumentando senza contare i passi avanti compiuti dai sistemi olografici”, sottolinea Santini dettagliando quindi la piattaforma Hevolus studiata per risolvere il problema della traduzione da 2D al 3D.
La suite H-Verse è progettata per la costruzione di prodotti verticali in modo molto semplice, convertendo gli oggetti perché siano visibili e gestibili su tutti i visori presenti sul mercato indipendentemente dai sistemi operativi e processori usati. Inoltre trasferisce anche quei digital twin nati su potenti workstation rendendone fruibili i rispettivi modelli. Sei sono i prodotti attualmente disponibili sul mercato. H-Prototype, per la combinazione tra oggetti fisici e prototipi virtuali. H-Onboarding, per un inserimento più semplice delle persone nelle organizzazioni, che siano aziende, università o altra ancora. H-Collaboration, per dare luogo a esperienze di formazione che siano pratiche, interattive e collaborative. H-Store, che consente di combinare l’acquisto fisico con quello olografico. H-Fair, per estendere le possibilità di presentazione dei prodotti nelle fiere. H-Maintenance, per lo svolgimento di attività di manutenzione remota assistita da esperti.
Di recente Hevolus ha infine aggiunto XRCopilot che combina la extended reality con l’AI di Copilot di Microsoft. “Si tratta di una soluzione che consente di caricare gli oggetti 3D nella piattaforma, configurarli e legarli a una serie di documenti. Inquadrando un QR code gli oggetti sono accessibili con le relative configurazioni e posizionabili in un ambiente sfruttando la realtà aumentata. Quindi è possibile anche fare delle domande e ricevere risposte su di essi (scritte o vocali) in 37 lingue diverse con traduzione automatica”, conclude Santini.