Veicolare nuovi valori con il supporto delle tecnologie emergenti
L’agenda delle aziende retail sta cambiando. Si punta su agilità e flessibilità per incrementare i profitti e soddisfare sempre meglio le esigenze dei clienti anche al fine di rendersi il più possibile indipendenti dall’andamento del settore di riferimento.
Nonostante il perdurare dell’incertezza politica a livello nazionale, le PMI italiane prevedono una buona crescita dei ricavi, sostenuta da attività di consolidamento, incluse operazioni di merger & acquisition, e dall’utilizzo di tecnologie innovative per migliorare ricavi e produttività. La mancanza di capitale circolante per finanziare questi cambiamenti e la carenza di talenti qualificati sono le sfide maggiori, entrambe però condivise da molti altri Paesi. In questo scenario l’intelligenza artificiale può essere uno dei driver a cui guardare per consolidare e accrescere la propria competitività. Sono queste, in estrema sintesi, alcune delle principali evidenze che si possono estrapolare dall’ ‘EY Growth Barometer 2018’ riferite al mercato italiano, studio realizzato da EY, uno principali network mondiali di servizi di consulenza direzionale, revisione contabile, fiscalità e transaction al mondo, attiva in particolare nel campo della gestione dei financial modelling risks, nella costruzione di architetture IT indipendenti (in termini funzionali) e nella massimizzazione delle web strategy analysis sotto il profilo strategico. Abbiamo chiesto a Riccardo Passerini, partner EY in Italia, in che misura questa analisi si applica al mercato retail.
Come sta cambiando l’agenda delle aziende retail?
Inizierei col dire che il mondo del retail è variegato. Il settore Grocery, grande distribuzione organizzata prevalentemente nel mondo food, ad esempio, nel suo complesso vive un momento di stasi, mentre altri comparti, come beni di lusso e Fashion, hanno un andamento molto più dinamico, spesso in crescita. È evidente che l’andamento del comparto in cui opera influenza in maniera consistente le politiche e le strategie di un retailer. Fatta questa premessa, riscontriamo che l’agenda delle aziende retail, in linea generale, sta cambiando: si punta a migliorare agilità e flessibilità per incrementare i profitti e soddisfare sempre meglio le esigenze dei clienti, anche al fine di rendersi il più possibile indipendenti dall’andamento del settore di riferimento. Per raggiungere questi obiettivi svolgono un ruolo di primo piano tutte le soluzioni tecnologiche innovative, che noi definiamo Emerging Technologies, tese ad esempio ad automatizzare le attività di tipo ripetitivo, spesso fonte di errori anche banali, o di effettuare analisi avanzate. Le tecnologie di intelligenza artificiale rientrano a pieno titolo in questo ambito.
Qual è il livello di adozione delle soluzioni di IA presso i retailer italiani?
Fortunatamente oggi la trasformazione digitale viene vista sempre più spesso come una opportunità e non come un rischio o un puro costo. Nel nostro ‘EY Growth Barometer 2018’, ad esempio, rileviamo che il 78% della popolazione italiana vede nella digitalizzazione soprattutto effetti positivi in relazione al modo di organizzare il lavoro e la produzione, e il 72% dei lavoratori vede effetti positivi anche in relazione al proprio lavoro. Restando al settore retail, recenti analisi evidenziano come il 75% dei retailer siano presenti sui canali digitali. E ancora, per quanto riguarda le soluzioni robotizzate – che integrano nativamente tecnologie di intelligenza artificiale – rileviamo una crescita del 53% nell’adozione di soluzioni ‘intelligenti’ legate alla raccolta di informazione e del 59% di soluzioni di analisi avanzate rispetto al recente passato. Sono dati incoraggianti, legati anche al fatto che la soglia di accesso continua ad abbassarsi. Con il diffondersi dei nuovi modelli di fruizione dell’ICT, cloud e soluzioni as-a-service, e con il ridursi dei costi sia hardware che software, avviare progetti ambiziosi richiede investimenti ormai sostenibili dalla maggior parte delle aziende. Raccogliere, conservare e gestire grandi moli di dati fino a poco tempo fa era estremamente complesso e oneroso, basti ricordare che i datawarehouse erano solo alla portata delle organizzazioni più grandi e strutturate. Oggi non è più così: è possibile verificare la validità di una nuova idea in tempi rapidi senza temere di andare incontro a perdite consistenti in termini di tempo e denaro.
Quali sono le applicazioni più richieste?
L’innovazione nel mondo retail sta seguendo due direttrici principali: efficientare i processi interni o quelli legati all’ecosistema di riferimento, e costruire una customer experience in grado di attrarre e fidelizzare i clienti, esposti a stimoli continui che ne influenzano i comportamenti d’acquisto. Oggi le principali piattaforme legate ad esempio alla gestione documentale, al CRM, alla gestione delle risorse umane, e in genere a tutte quelle attività che comportano azioni ripetitive spesso svolte ancora manualmente, integrano tecnologie che non solo efficientano i processi ma consentono di estrapolare dai dati che vi transitano un rea-
le valore utile al business, come ad esempio previsioni più attendibili. Le Emerging Technologies sono ad oggi degli acceleratori di business che permettono, grazie agli algoritmi che vengono sviluppati, di capire meglio l’andamento delle vendite e l’efficacia delle promozioni. Incrociando dati eterogenei, inoltre, è possibile personalizzare sempre meglio l’interazione con i clienti. Senza dimenticare l’omnicanalità, vale a dire soluzioni che integrano in maniera ‘seamless’ l’esperienza vissuta nel punto vendita con quella legata ai diversi canali digitali utilizzati (e-commerce, social, chatbot, totem interattivi ecc.). Ma esistono frontiere ancora più avanzate, ossia strumenti che consentono di veicolare al mercato non solo prodotti e/o servizi, ma nuovi valori.
Può fare un esempio?
In molti comparti, a cominciare da quello alimentare, ad esempio, oggi il pubblico è sempre più attento alla tracciabilità del prodotto e alla trasparenza di filiera: ne vuole conoscere l’origine, i metodi di lavorazione, il modello distributivo ecc. Questo nasce da una maggiore sensibilità ai temi della sostenibilità, non solo ambientale ma anche socio-economica e culturale. A tal fine sono nate e sono già presenti sul mercato in maniera significativa, esempi di applicazione della tecnologia blockchain che si basa su reti peer-to-peer che funzionano un po’ come il cervello dell’uomo, con la presenza di nodi di trasmissione (assimilabili alle sinapsi) per l’interscambio di informazioni in tempo reale governati da automatismi e non da un’autorità centrale. La tecnologia blockchain, nata per validare informazioni, permette di trasmettere contenuti valoriali attraverso uno strumento che ne certifica l’autenticità, arricchendo ulteriormente le strategie di comunicazione di una azienda. La stessa EY sta investendo in questa direzione. Abbiamo infatti messo a punto EYOpsChain, una blockchain che garantisce a tutti gli stakeholder l’intera trasparenza e tracciabilità della filiera di produzione e trasformazione dei prodotti, consentendo di certificarne la qualità, la provenienza, le lavorazioni ecc. Si tratta di una soluzione particolarmente adatta al settore agro-alimentare, e infatti è già stata adottata da operatori attivi nel settore vitivinicolo e nella coltivazione degli agrumi. Il sistema instaura una relazione digitale tra produttore e consumatore finale che, attraverso l’uso di etichette intelligenti, permette di conoscere l’intero processo di produzione e trasformazione, massimizzando così la fiducia che l’utente ripone nel brand.