Digitale e innovazione la duplice sfida di FSTechnology

La nuova società IT nata all’interno di Gruppo FS Italiane ha il duplice mandato del consolidamento delle Direzioni IT e della spinta verso il digitale e le innovazioni tecnologiche.

FSTechnology è la società operativa dal 1 agosto 2019 del Gruppo FS Italiane che porterà avanti investimenti per oltre 6 miliardi di euro in tutti i settori aziendali sul fronte tecnologie e digitalizzazione così come previsto dal Piano Industriale 2019-2023. Un Piano che complessivamente vale da 58 miliardi di euro e che connota il Gruppo FS Italiane come il primo operatore economico per investimenti nel nostro Paese volto ad aumentare la qualità dei servizi con un forte incremento degli indici di puntualità, ma che intende soprattutto mettere al centro le persone che viaggiano offrendo customer experience e servizi di trasporto integrati personalizzati. In questo scenario il digitale sarà il motore di innovazione pervasivo in tutte le articolazioni aziendali, la cui missione è dare un forte impulso al raggiungimento di tutti gli obiettivi aziendali. Ma FSTechnology è anche la nuova realtà che consolida tutte le Direzioni IT a supporto delle diverse aziende operative e di business del Gruppo, oltre dieci realtà tra quelle italiane e quelle estere. Qui la sfida è quella della standardizzazione, della governance, dell’integrazione dei processi esistenti di tipo non core specializzati su ogni cliente in processi trasversali che invece saranno comuni a tutti. Alla sfida dell’innovazione quindi si affianca in parallelo anche quella della semplificazione. A portarle avanti entrambe è stato chiamato come Amministratore Delegato di FSTechnology Alessandro La Rocca, già Direttore Centrale Sistemi Informativi di FS Italiane, che abbiamo incontrato per conoscere meglio la sostanza di queste importanti novità.

Alessandro La Rocca, amministratore delegato di FSTechnology

Qual è la visione strategica del Gruppo FS Italiane sull’evoluzione del trasporto e che ruolo è assegnato al digitale?

Sono diversi gli elementi che connotano la visione strategica del nuovo Piano industriale 2019-2023. Uno dei punti fondamentali è innalzare la qualità del servizio in modo omogeneo in tutte le attività del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Questo per il trasporto vuol dire non solo aumentare la qualità nel comparto Alta Velocità, ma elevarlo, a uno standard omogeneo a livello di Gruppo, anche nel trasporto regionale e locale. Questo obiettivo verrà raggiunto attraverso il rinnovo delle infrastrutture e della flotta treni con particolare attenzione al trasporto regionale e con lo sviluppo di nuovi servizi da erogare ai clienti sul treno. In questo scenario il digitale agirà come motore di innovazione e per l’innalzamento degli standard di qualità in modo trasversale in tutto quello che oggi il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane realizza ogni giorno. In particolare dei 6 miliardi di euro assegnati a questa voce dal Piano, ben 2 saranno investiti direttamente a bordo del treno. Con questo Piano si apre una fase di transizione che ci porta dalla missione precedente rivolta alla creazione di un prodotto valido e di qualità – riduzione del tempo di trasporto con nuovi treni e aumento della qualità del servizio in termini di comfort, puntualità e pulizia – all’obiettivo di aumentare e creare, grazie a questi 2 miliardi, tutta una nuova serie di servizi che andranno a beneficio delle persone.

Cosa si potrà fare con il digitale a bordo del treno?

Possiamo ampliare e cambiare la modalità di impiego del tempo delle persone, grazie al fatto che la connettività verrà rafforzata. Investiremo molte risorse per arricchire i sistemi di comunicazione a bordo treno con l’obiettivo di garantire un’elevata e sempre costante qualità del segnale. Grazie a questi investimenti in tecnologia avremo la possibilità di immaginare e portare a bordo treno una serie di servizi personalizzati veramente estesa e articolata. Un cliente potrà per esempio iniziare una riunione stando in treno grazie alla videoconferenza sul suo portatile; oppure potrà accedere ai suoi abbonamenti digitali con gli operatori TV per vedere i film e le sue serie preferite. Tutto questo perché la connettività lo consentirà. Inoltre, grazie alle tecnologie di geolocalizzazione all’interno della carrozza, potremo riconoscere e quindi offrire servizi a ogni singolo cliente in maniera puntuale, per soddisfare i bisogni e le caratteristiche di servizio peculiari della persona. Oltre ad aumentare la qualità a bordo del treno vogliamo poi estendere il rapporto con il cliente da quando inizia a quando finisce il suo viaggio, e in questo spazio offriremo anche servizi di trasporto integrato. L’obiettivo è puntare a una customer experience il più possibile personalizzata. Se teniamo conto che oggi il Gruppo FS Italiane trasporta 1 miliardo di passeggeri l’anno e 8 milioni di clienti sono fidelizzati con CartaFreccia di Trenitalia… Garantire tutto quello che ho raccontato alle persone che viaggiano con noi, dal punto di vista Ict è una sfida enorme.

Qual è secondo lei la principale sfida che il digitale deve vincere?

Dobbiamo impegnarci per radicare un cambio di mentalità a tutto tondo e in tutta l’azienda che superi gli schemi e gli approcci del passato. Il digitale non è presidio solo del direttore IT, ma è un ‘bus’ comune a tutti. Tutti devono conoscere il digitale e tutti devono trarre vantaggi dall’innovazione che sta cambiando radicalmente il modo di lavorare. La trasformazione digitale, lo si dice sempre nei convegni, è tale quando coinvolge l’impresa al 100%. Se invece si digitalizzano vecchi processi ormai vetusti, non facciamo trasformazione digitale. Semplicemente aumentiamo un po’ la velocità dell’esecuzione e innalziamo il livello di efficienza. Ma trasformazione digitale non vuol dire fare efficientamento.

Ci può fare un esempio di come si deve cambiare grazie al digitale?

Prendiamo il Crm. Oggi questa non può essere un’applicazione che guarda semplicemente al processo di vendita, tentata o realizzata che sia. La relazione con i clienti non si limita più solo a questo. Il Crm deve diventare predittivo e il primo a dover avere un approccio digitale e predittivo sul tema della relazione con i clienti deve essere il marketing. Oggi un Crm moderno, dinamico, che permette di reagire in tempo reale ai problemi, o che sa in anticipo a quali criticità si andrà incontro, deve tener conto di un complesso di fattori, e quindi di dati, più ampio: dalle lamentele che possono essere raccolte dai social quando c’è un disservizio ai dati relativi al ciclo manutentivo dei treni e a molto altro ancora. Tutti i dati funzionali alla gestione di una qualsiasi problematica con il cliente devono essere condivisi. La relazione deve essere guardata in toto, perché l’esperienza del cliente è fatta di tutti i fattori che la compongono. Essere eccellenti sul 99% di questi non basta e quando si ha anche solo l’1% di elementi non corretti, il cliente alla fine non sarà contento. L’IT si deve quindi occupare di raccogliere e mettere a fattor comune tutti questi dati diversificati, che rappresentano un volume considerevole di informazioni che devono essere analizzate e correlate nel modo migliore e più veloce possibile, per consentire alle persone di business di prendere le decisioni migliori. Penso però che per l’IT oggi questo non può più bastare, il nostro ruolo è anche quello di dare una spinta alle altre anime dell’azienda per portarle a trasformare il loro lavoro adottando una mentalità nuova. Se continuiamo a usare il digitale per fare le cose come le facevamo prima si perde il cuore dell’innovazione; come detto magari si innalza il livello di efficienza, ma non si porta niente di nuovo.

Perché il tema della cybersecurity è stato affidato a un’altra azienda – FS Security – e non è invece nel perimetro di FSTechnology?

Pensiamo che il tema sia molto più esteso che garantire sicurezza del sito o delle app con il quale le persone si interfacciano con noi. La cybersecurity va molto oltre ed è per questo che è stata creata FS Security, realtà distinta da noi, ma con la quale interagiamo in continuazione quotidianamente. Al tema è stata data una dimensione aziendale per integrare tutte le problematiche della cybersecurity, intesa in modo esteso dalla sicurezza degli apparati presenti nei treni al sistema di gestione della circolazione, con quelle della sicurezza fisica, che per un operatore del trasporto ferroviario sono molteplici, come per esempio il riconoscimento tramite videosorveglianza dei bagagli abbandonati in stazione.

Nei comunicati aziendali si parla dell’adozione a largo raggio di innovazioni come blockchain, intelligenza artificiale, robotica, droni, IoT, cloud, 5G, big data… Come si sta organizzando FSTechnology per affrontare tutto questo?

All’interno della nostra azienda e in parallelo nella capogruppo abbiamo attivi dei Team che si occupano di innovazione che collaborano fortemente tra di loro. Presso la capogruppo c’è uno staff rivolto all’innovazione più strategica all’interno della Direzione Strategie, mentre in FSTechnology il nostro laboratorio è più operativo e realizziamo proof of concept e prototipi per le linee di business che devono essere testati in campo. Di conseguenza andiamo da progetti molto di visione, come per esempio il modello di trasporto senza attrito di piccoli convogli – ‘Hyperloop’ che oggi si sperimenta in Norvegia, Emirati Arabi e negli USA -, a concretizzare innovazioni che risolvono i problemi o che aprono nuove opportunità nello scenario di oggi e del prossimo futuro. È nostra intenzione correre alla stessa velocità dell’innovazione tecnologica e dell’offerta di prodotti e servizi che altri soggetti mettono sul mercato, per capire se troviamo innovazioni che possono esserci utili e portarle in produzione molto velocemente. Vogliamo e dobbiamo poter dominare tutte le innovazioni che ci interessano. Tutte le cose che abbiamo scritto nei comunicati, e non solo quelle, oggi sono studiate e prese come base per la realizzazione di nuove soluzioni che molto spesso oltre alla componente software si completano con un’importante parte hardware, anch’essa progettata da noi.

Anche in questo caso può illustrare qualche esempio di cose fatte e di cose che avete intenzione di realizzare?

Abbiamo studiato un’applicazione per dare più sicurezza a chi lavora per attività di manutenzione vicino alle linee ferroviarie con soluzioni wearable da indossare al polso e da applicare al casco di protezione. Queste possono dare immediatamente l’allarme quando un manutentore inavvertitamente esce dal perimetro dell’intervento andando su linee dove è attivo il traffico ferroviario mettendosi quindi in una situazione potenzialmente molto pericolosa. Oggi questo progetto è in sperimentazione. Sempre per i processi di manutenzione abbiamo implementato occhiali con la realtà aumentata per guidare gli interventi del nostro personale nel modo più corretto possibile. Per esempio, quando è necessario intervenire su un quadro elettrico ad alta tensione l’applicazione indica passo passo al manutentore cosa deve verificare e le operazioni che deve compiere. Questo sempre per garantire il massimo della sicurezza possibile. Siamo tra i primi sicuramente in Europa, ma probabilmente anche nel mondo, ad aver implementato un’esperienza cliente completamente seamless di utilizzo del trasporto pubblico, basata su ‘beacon’ da noi realizzati (i beacon sono trasmettitori hardware a basso consumo basati su Bluetooth che interagiscono con dispositivi elettronici portatili vicini, ndr). Questa soluzione riconosce il cliente che sta aspettando vicino alla fermata dell’autobus del servizio pubblico, gli comunica quali mezzi stanno arrivando e i tempi di attesa, riconosce se l’utente salito sul mezzo prescelto ha preacquistato il biglietto giusto oppure no, e quindi lo convalida digitalmente o gli chiede se lo vuole acquistare. Ma può anche acquistarlo al momento in modo automatico scaricando l’importo dal wallet digitale del cliente, naturalmente se questo ha settato la permission specifica sul suo smartphone. Per il cliente tutto il processo è completamente trasparente, e nel suo tragitto, per esempio da casa al lavoro, non deve preoccuparsi di comprare il biglietto o estrarre il portafoglio per prendere l’abbonamento.
La sperimentazione è stata fatta a Firenze dove ATAF, società controllata da Busitalia (Gruppo FS Italiane), è attiva nel servizio pubblico locale. In prospettiva però tutto questo si potrà estendere anche ad altre tipologie di trasporto, e potrà anche gestire viaggi nei quali il cliente utilizzerà anche più mezzi di trasporto. Il progetto oggi è al vaglio delle valutazioni tecnico commerciali di Trenitalia. Questi sono solo tre esempi, ma sono tantissime le cose che studiamo e di cui stiamo realizzando o abbiamo realizzato i prototipi per la fase di test.

Avete in cantiere qualche particolare progetto sul 5G?

Stiamo già lavorando con due dei principali operatori presenti in Italia e questo ci sta portando l’opportunità di cominciare a pensare come reinventare profondamente i nostri processi. L’esperienza più importante legata al 5G non è solo il fatto che avendo a disposizione una banda più larga allora si possono scaricare più velocemente filmati e musica. Il vero valore sta nell’edge computing, ossia come grazie all’implementazione di questo modello posso inventare nuovi servizi da erogare con il 5G ai clienti, ma anche reinventare quelli esistenti. Abbiamo già avviato una sperimentazione relativa all’analisi video di sicurezza basata sul 5G a Milano. A Roma invece stiamo studiando modelli di edge computing su mobile, per fornire al cliente informazioni e servizi di prossimità in tempo reale che stanno vicino a lui una volta uscito dalla stazione. L’adozione dell’edge compunting ha molte potenzialità di trasformazione delle architetture e dei processi IT esistenti che possono portare miglioramenti in termini di maggiore velocità, ma anche di riduzione dei costi.

Come lavorate in questo laboratorio e come vi relazionate con l’esterno?

Collaboriamo molto con il mondo universitario. Abbiamo attivi accordi con il Cefriel, il Politecnico di Milano, l’Università di Roma, quella di Napoli, di Perugia… Lavoriamo poi con startup, a supporto anche della Direzione Strategie di Gruppo, sullo sviluppo di modelli e concetti particolarmente innovativi. Nel nostro Team che si occupa di innovazione abbiamo quindici persone interne che si interfacciano con l’esterno per seguire le attività con questi partner. Tutte le nostre innovazioni vengono presentate alla Direzione Strategie che poi le propone alle linee di business per portarle in esercizio. Anche questo è un processo che tracciamo dal suo inizio fino alla fine. Compresa l’archiviazione dei progetti ritenuti troppo in anticipo sui tempi, ma che potranno essere utili più avanti. Parlando di sperimentazione naturalmente non abbiamo paura di commettere errori, ma certamente non vogliamo nemmeno sperperare soldi pubblici. La squadra del nostro Team che si occupa di innovazione va sicuramente rafforzata con elementi esterni, ma ne sono particolarmente orgoglioso già ora perché è fatta da professionisti di qualità che non hanno paura di mettersi in gioco e hanno una mentalità veramente aperta verso l’innovazione.

Gli altri 4 miliardi di euro su 6 del Piano industriale 2019- 2023, come verranno indirizzati?

Queste risorse sono dedicate all’Ict più operativa, dove anche qui agiremo per mettere in atto le migliori innovazioni possibili, e non stiamo parlando quindi assolutamente di spesa di mantenimento dell’esistente. Nei mesi precedenti al lancio di FSTechnology abbiamo lavorato per preparare già importanti gare di rinnovo di contratti scaduti che erano stati avviati sette, ma anche dieci anni fa, quando c’era una visione dell’informatica completamente diversa da quella di oggi. Il cambiamento anche in questo ambito è quindi un imperativo per portare l’azienda nei nuovi tempi. Sono numerose le nuove gare che a oggi abbiamo lanciato o che sono pronte per essere pubblicate, di cui molte di tipo applicativo dedicate ad altrettanti verticali aziendali: dal mondo della circolazione, a quello della produzione/manutenzione, la vendita e altre che garantiranno l’evoluzione dell’IT di Gruppo. Grazie a queste gare rinnoveremo profondamente il parco applicativo e gli strumenti per la sua gestione. Data la complessa articolazione societaria del Gruppo FS Italiane, le nuove gare saranno sempre di durata variabile, ma con l’introduzione di meccanismi di flessibilità temporale avremo la possibilità, dopo un primo periodo, di controllare se sussistono le condizioni per proseguire con le condizioni date. Complessivamente abbiamo 6 miliardi di euro grazie ai quali ci mettiamo completamente in gioco, e conseguentemente chiediamo anche al mercato Ict italiano di farlo; le risorse in campo non sono poca cosa.

Quante risorse sono dedicate alla prossima gara per l’outsourcer che gestirà l’infrastruttura IT e la rete? Questo soggetto avrà spazio per muoversi nel cloud? Se sì con quali limitazioni?

Questa gara, già immessa sul mercato, parte da 558 milioni di euro. Anche in questo caso abbiamo introdotto variazioni nella durata della stessa rispetto al passato, che non vedeva una gara dedicata e omogenea di servizi infrastrutturali. Credo di essere nel giusto se dico che oggi nella realtà di Gruppo FS Italiane utilizziamo ogni tipologia di soluzioni e di tecnologie, e questo vale sicuramente anche per il cloud. Oggi lavoriamo con data center di nostra proprietà e con quelli forniti da terze parti, così come su rete nostra e reti di altri e su cloud privato nostro e cloud di altri. L’idea di fondo che voglio portare avanti è quella di comprare, e quindi poi utilizzare, quello che effettivamente serve per svolgere un determinato compito, senza farsi dettare l’agenda dai vendor o dalle spinte marketing che arrivano da ogni parte. Non c’è quindi da scandalizzarci, e non c’è nulla di strano, se per determinate esigenze di sicurezza e/o segregazione, o altri motivi altrettanto legittimi, lavoriamo ancora con data center di nostra proprietà. Quindi la risposta alla sua domanda è che non c’è nessuna limitazione da parte del Gruppo FS Italiane sul tipo di tecnologie o di innovazioni che eventualmente vorremmo utilizzare direttamente noi o vorranno mettere in campo i nostri fornitori. Ci sono però dei vincoli da tener ben presenti laddove vengono trattati dei temi che necessitano attenzioni particolari descritte dai vincoli stessi. Quindi il cloud anche pubblico, come tutto il resto, può essere utilizzato a largo spettro, e le posso dire che alcune soluzioni cloud sono già state adottate anche nella parte cybersecurity, perchè rispettano i vincoli che ci siamo dati. Oggi in esercizio abbiamo applicazioni che interagiscono tra di loro basate su componenti private e pubbliche.

In generale cercherete soluzioni di mercato o vi affiderete agli sviluppi interni?

La nostra ambizione è quella di tornare a governare il timone del nostro Ict. Il piano di investimenti mette in campo risorse molto elevate; Per centrare l’obiettivo del controllo abbiamo un piano di assunzioni nella parte IT che supera le 150 risorse in tre anni, oggi siamo circa 500. Riportare tutto in casa sarebbe sbagliato, però riteniamo doveroso riportare al nostro interno la grande maggioranza delle progettazioni applicative e alcune delle parti di gestione delle stesse. Questo non significa ridurre lo spazio di mercato. Infatti abbiamo intenzione di affidare ai fornitori esterni molte attività oggi ancora interne, e a conti fatti chiunque potrà vedere che saranno veramente tante. Anzi, se non staremo attenti a calibrare bene le tempistiche, a un certo punto potremmo rischiare di trovarci nella situazione nella quale il mercato, poiché sovraccaricato, non riuscirà a recepire quello che abbiamo intenzione di affidargli.

In che modo decidete cosa fare in casa e cosa affidare fuori?

I parametri sono due: l’aspetto strategico dell’applicazione e la rilevanza del segreto industriale che a questa è connessa. Importante è sempre dominare l’applicazione e la sua tecnologia, dopodiché gli sviluppi possono essere affidati tutti, o in parte, a fornitori esterni. Oggi il nostro obiettivo è riportare il 100% delle competenze di prodotto e di architettura applicativa in casa.

Come cambierà quindi il rapporto con i fornitori?

Questo rapporto è destinato a cambiare per due novità importanti. Per prima cosa, grazie alla nostra spinta interna che viene anche da quanto realizziamo con il Team che si occupa di innovazione cambia in modo sostanziale la nostra domanda. Prima al mercato ci rivolgevamo dicendo: “Abbiamo questo problema, come posso risolverlo?”; ora sempre di più chiediamo: “Noi abbiamo pensato di risolvere questo problema in questo modo, cosa ne pensate?”. Siamo e saremo sempre propositivi con il mercato anche dal punto di vista progettuale. In seconda battuta d’ora in poi supporteremo i fornitori entrando nei processi di controllo qualitativi del software, nel testing delle applicazioni, nella gestione del codice, nella messa in esercizio e in altro ancora. Tutte azioni che prima non facevamo. Nei miei piani c’è anche la possibilità di gestire una parte delle applicazioni in modalità end-to-end; questo anche in una logica di riutilizzo del codice già sviluppato in un progetto per portarlo in altri contesti. Molte applicazioni oggi sono scritte interamente da noi, è uno spreco continuare a non sfruttarle anche in altri ambiti. Ci vogliamo quindi avvicinare a logiche di semindustrializzazione di produzione del software. Non voglio invece adottare una logica troppo industriale, perché lo ritengo un errore: non siamo un vendor che sviluppa software e ha centinaia di migliaia di clienti. I miei clienti sono le aziende del Gruppo FS Italiane, che complessivamente è una realtà di 83.000 dipendenti, e non devo quindi commettere lo sbaglio di creare una struttura troppo grande per soddisfarli tutti da solo escludendo a priori i fornitori di mercato.

Come devono cambiare i vostri fornitori?

Il nostro fornitore ideale è quello che ci sta vicino e che ci supporta nell’innovazione e nell’innalzamento dei servizi IT. Come stiamo organizzando la struttura societaria sulle linee guida del Piano Industriale aziendale, oggi ci deve essere parallelamente lo stesso processo da parte dei fornitori. Con un numero limitato di player, ma comunque importanti, stiamo già lavorando così. Abbiamo laboratori, processi di formazione e sviluppi in comune. E questo con società internazionali, ma anche con imprese italiane. Non abbiamo e non vogliamo mai invece avere fornitori che con un atteggiamento un po’ prevaricante e arrogante cercano di imporci soluzioni standard intoccabili; ma questo per adesso non l’abbiamo visto. A proposito di player italiani, sono orgoglioso di dire che la nostra azione dà sicuramente un fattivo contributo anche ad alcune piccole imprese del nostro Paese di sicura eccellenza che si stanno specializzando in campi molto importanti per noi: dalla connettività dati a bordo dei vagoni ferroviari, alle applicazioni di machine learning che collegate alla sensoristica industriale controllano la marcia dei convogli. Sono cose estremamente specialistiche, sviluppate da zero, che sono nate e stanno crescendo in Italia, a Bologna come a Bari, e non in California.

FSTechnology nasce per erogare servizi a un mercato captive. In futuro venderete le vostre soluzioni ad altri soggetti?

Potenzialmente possiamo vendere tutto quello che è di FSTechnology, certamente non possiamo vendere quello che è di proprietà intellettuale delle aziende del Gruppo nostre clienti. Né certamente possiamo vendere soluzioni che hanno valore in termini di vantaggio competitivo per il business del Gruppo. Dal punto di vista della strategia presentata con il Piano industriale 2019-2023 però, la Direzione FS International del Gruppo FS ha come missione la possibilità di vendere tutto quello che fa FS Italiane sui mercati internazionali. E questo vale per tutto quello che le nostre aziende sono in grado di realizzare: dalla progettazione dei ponti alla gestione della circolazione su reti di trasporto, e quindi potenzialmente anche il software da noi realizzato in partnership con i nostri clienti interni. Una delle indicazioni del nuovo Piano industriale è infatti quella di massimizzare i ricavi anche vendendo soluzioni di tutto il Gruppo, compresa la parte IT a supporto. Volendo fare un esempio, relativo comunque alla realtà italiana, posso dire che Trenitalia ha venduto il suo sistema commerciale a Trenord, società di cui detiene il 50%.

A FSTechnology fanno oggi riferimento le cinque organizzazioni IT fino a ieri indipendenti e verticali alle società specialistiche Rete Ferroviaria Italiana, Trenitalia, Ferservizi, Italferr e la holding Ferrovie dello Stato Italiane. Come agirete per standardizzare e centralizzare questa articolazione anche di applicazioni e strumenti diversi?

Dopo queste cinque presto ingloberemo le Direzioni IT delle altre società del Gruppo FS Italiane che fino a oggi non abbiamo toccato, e quelle delle società che operano all’estero. Le Direzioni IT delle diverse società controllate verranno inglobate in FSTechnology con un processo graduale. Il tema è non fare solo efficientamento, che comunque è una voce importante per mettere a fattor comune tutto quello che, nel rispetto delle norme, della segretezza e della segregazione di ogni singola azienda, può essere realizzato per razionalizzare la spesa. Quando parlo di segregazione mi riferisco soprattutto a Rete Ferroviaria Italiana che, gestendo l’infrastruttura ferroviaria, ha come clienti Trenitalia, Mercitalia e le altre imprese ferroviarie concorrenti. È quindi espressamente vietato per noi intervenire su sistemi e dati critici di questa realtà. Non posso ovviamente toccare i sistemi che curano il business, ma magari posso usare lo stesso strumento per il monitoraggio delle applicazioni. Tema più importante al centro della strategia di consolidamento è invece quello dell’integrazione dei processi e degli sviluppi comuni per realizzare un sistema univoco e trasversale. Su questo si innesteranno le verticalizzazioni per i singoli soggetti solo per coprire l’ultimo miglio quando dovremo implementare le specificità di ogni cliente. È quest’ultimo un aspetto che affronteremo soprattutto quando integreremo in FSTechnology le società IT estere delle aziende del Gruppo presenti in molti Paesi che hanno necessità di localizzazione per lingua, normativa e valuta utilizzata nei pagamenti.

Quali sono i parametri con i quali misurerete il successo della vostra strategia di semplificazione?

Abbiamo firmato nuovi contratti di servizio con le società del Gruppo nostre clienti che prevedono abbattimento dei costi e dei tempi di progettazione ed esecuzione e, in parallelo, aumento della qualità del software; tutte voci normate con molti Kpi. Abbiamo seguito in tal senso le metodologie più consolidate e collaudate.

Cosa sarà FSTechnology nel 2023, alla fine dell’ambizioso Piano industriale di Gruppo?

L’obiettivo è trasformare completamente il modello di come si porta l’IT all’interno del Gruppo. Le Direzioni IT precedenti erano molto focalizzate sul business verticale delle loro aziende di riferimento, noi non toglieremo niente ai nostri clienti perché continueremo a servirli in modo efficace, ma metteremo in campo anche una forte componente di innovazione e di condivisione delle esperienze. A livello invece più generale, visti i volumi importanti che sono in gioco, auspico che la nostra azione induca a cambiamenti importanti anche nel mercato italiano dell’offerta Ict.


Ruggero Vota

Con una solida formazione informatica e dopo un’esperienza triennale in software house, nel 1986 inizia l’attività giornalistica su riviste del settore ICT, mensili e settimanali. Dal 2012 è Caporedattore delle riviste ICT di Soi...

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