Come cambia il modo di vedere l’energia
Il maggior consumo da digitalizzazione, la sostenibilità, la produzione in loco e le figure aziendali coinvolte. L’energia non è più quella di una volta e si trasforma in un tesoro… Per chi lo sa trovare.
La fetta più grossa degli investimenti in efficienza energetica è quella del segmento Home & Building (65% del totale), seguito da comparto industriale (33%, pari a 2,3 miliardi di euro) e pubblica amministrazione (2% del totale). Dai grafici a torta dell’Energy Efficiency Report 2019 del Politecnico di Milano si capisce che questa ripartizione tra i diversi settori (in assoluto) non è significativamente diversa rispetto al dato registrato nell’anno precedente, tuttavia è interessante notare la diversa dinamica di crescita.
La pubblica amministrazione, anche se conta solamente per il 2% del totale, presenta l’incremento maggiore rispetto al 2017 (+12%), seguita dal segmento Home & Building con un incremento pari a 7,6% (anche per effetto del Conto Termico 2.0). La crescita del comparto industriale nel 2017-2018 è stata ‘solo’ del 4% (contro una variazione 2016-2017 di +12%) ma anche qui è interessante entrare nel dettaglio. Se infatti sono diminuiti gli investimenti in cogenerazione (un significativo -24% dovuto principalmente al decreto energivori) e in sistemi di combustione efficienti (-7%), c’è stata una forte crescita degli interventi sul processo produttivo, con un +50% rispetto al 2017 da attribuirsi probabilmente all’onda lunga degli effetti positivi del Piano Industria 4.0. Interessante anche il buon risultato degli investimenti nei Sistemi di Gestione dell’Energia (SGE) pari a 129 milioni di euro, con una crescita del 28% nel 2018 rispetto al 2017. Qui sul risultato hanno influito due fattori secondo gli analisti: la ricorrenza nel 2019 dell’obbligo dell’audit energetico e una sempre più frequente predisposizione delle aziende a un approccio olistico all’efficientamento energetico, non più focalizzato sui singoli interventi e tecnologie. Siamo inoltre davanti ad ‘azioni’ sempre più accompagnate da interventi sulla parte digital energy, vale a dire interventi di smart manufacturing rivolti nello specifico all’efficientamento energetico.
La digitalizzazione aumenta la dipendenza energetica
Certamente la crescente digitalizzazione e automazione dei processi ha aumentato la dipendenza delle aziende dall’energia. E guarda caso è proprio il settore IT a registrare in Italia il maggior numero di aziende attive sul percorso energetico, dimostrando la piena consapevolezza tra gli ‘informatici’ della necessità di una strategia e di un impegno proattivo.
In generale emerge che il 55% delle aziende a livello mondiale sta valutando quale sarà l’impatto dell’automazione nei propri processi e come costruire un sistema energetico flessibile (il dato è contenuto nell’indagine Distributed Energy Future Trends condotta da Centrica Business Solutions su oltre 1.000 aziende in tutto il mondo). Le aziende, inoltre, tengono conto anche dei piani energetici dei fornitori e dei partner di terze parti, come ad esempio i fornitori delle infrastrutture cloud, e si assicurano che anche loro siano resilienti e non soggetti alle interruzioni di energia.
La sostenibilità tra gli obiettivi
Altro tema-driver importante è la sostenibilità. Solo un’impresa su 8 nella ricerca di Centrica (12% in Italia, 13% nel mondo) ottiene buoni risultati sui criteri di sostenibilità aziendale, con il 19% classificato come superiore alla media su 8 caratteristiche scelte per definire il ‘business sostenibile’. Anche in questo caso, si registra la prova del progresso negli atteggiamenti verso la gestione dell’energia, nonché un avanzamento nella strategia energetica e della relativa attuazione. Assumendo un punto di vista settoriale, in particolare, il manufacturing registra le migliori performance (18%) a livello mondiale, seguito dal comparto viaggi, turismo e ospitalità (16%) e dal retail e commercio all’ingrosso (13%).
Il 15% delle aziende italiane non ha ancora iniziato un percorso verso la sostenibilità. A livello mondiale, tuttavia, si assiste a una crescente attenzione nei confronti della sostenibilità, che si attesta sul podio delle priorità dell’agenda aziendale, considerandola talvolta più importante anche rispetto all’innovazione.
Tra i trend individuati nell’indagine di Centrica, spicca la volontà delle aziende più evolute dal punto di vista della sostenibilità di collaborare per condividere le infrastrutture energetiche. L’87% di queste, infatti, ammette la possibilità di consentire alle aziende vicine di usare i propri asset energetici e il 70% afferma che ha senso collaborare con i siti vicini per sviluppare sistemi o micro-reti di energia locali. Il 32%, inoltre, prevede di poter collaborare con altre aziende che generano energia per fornire supporto aggregato e capacità extra alla rete nei prossimi cinque anni.
Cresce la produzione di energia in loco
Altra cosa interessante è vedere che cresce tra le aziende italiane la diffusione di soluzioni alternative per la produzione di energia in loco, tanto che i nostri luoghi di lavoro si configurano sempre più come le centrali elettriche del futuro. Christian Stella, managing director di Centrica Business Solutions Italia, lo spiega così: “Gli investimenti nella produzione di energia in loco comportano una serie di vantaggi più ampi rispetto alla semplice diminuzione dei costi. Alcuni ad esempio migliorano la percezione del marchio perché sono in grado di dimostrare meglio l’efficienza energetica e la riduzione della carbon footprint, mentre altri sono in grado di creare entrate aggiuntive dalla vendita di energia elettrica alla rete”.
Cambia il modo di vedere l’energia
Ma a cambiare è soprattutto il modo in cui le aziende guardano all’energia. Rispetto all’analoga ricerca svolta nel 2017, nelle interviste raccolte da Centrica si registra un forte cambiamento di atteggiamento delle aziende italiane, che considerano l’energia sempre meno come un costo da sostenere e sempre più come una risorsa da cui trarre vantaggio. E in pieno accordo con la media mondiale, anche l’Italia si fa portavoce di una maggior indipendenza dalla rete per essere resilienti (25%, 10 punti in più rispetto al 2017) di fronte alle eventuali e costose interruzioni dell’alimentazione. In crescita (14%) anche chi considera l’energia come una risorsa in grado di generare entrate e vantaggi competitivi e desidera aumentare l’uso di tecnologie energetiche intelligenti per sbloccarne valore.
“Finalmente rileviamo un maggior numero di imprese che considera l’energia come un asset strategico – sottolinea Stella – e vi è un significativo aumento delle aziende italiane che assumono il controllo della propria energia, diventando esse stesse centrali elettriche a pieno titolo. Stiamo scoprendo, inoltre, che le aziende che lo fanno tendono ad essere le aziende economicamente più sostenibili e con un vantaggio competitivo duraturo”.
Oggi, nel 2019, più della metà delle aziende provenienti da più mercati appare pronta ad aprirsi a un modello di economia circolare, in cui il riutilizzo dell’energia dispersa nei processi è considerato come una nuova fonte di energia, nonché un potenziale vantaggio competitivo.
Soluzioni più a portata di mano
Questo cambiamento nel modo di vedere l’energia da parte delle aziende comporta una più ampia popolarità delle soluzioni di efficienza energetica.
Nel complesso, secondo i dati di Centrica in Italia, si registrano significativi aumenti in tutte le categorie del mix di tecnologie/soluzioni energetiche (42%, +15 punti rispetto al 2017): nello specifico le misure di efficientamento energetico (34%, +13 punti rispetto al 2017), con particolari progressi nell’adozione di soluzioni di illuminazione e isolamento, i sistemi di gestione intelligente dell’energia (21%, +7 pp) e le soluzioni di generazione di energia (19%, +5 pp), solare soprattutto.
In crescita anche la maturità energetica delle aziende italiane, misurata in base all’approccio strategico che le aziende dedicano all’energia. La ricerca mostra infatti un aumento della percentuale di imprese con una strategia energetica, sia formalizzata (30%, +2 pp vs 2017) che non formalizzata (40%, +3 pp). Queste imprese dimostrano, inoltre, di aver compiuto discreti progressi nel renderla più dettagliata, con piani specifici, obiettivi misurabili e budget dedicati (67%), allineandosi, così, alla media mondiale. Inoltre, il 27% delle aziende dichiara di avere piani per l’implementazione di una strategia energetica nel prossimo futuro.
Cambiano anche le figure coinvolte
Vista l’ampia scelta di soluzioni energetiche e dato il riconoscimento del valore commerciale che possono offrire, l’energia sta assumendo un’importanza sempre maggiore per un più ampio gruppo di stakeholder. Ciò comporterà probabilmente un cambiamento per quanto riguarda le figure coinvolte nei processi decisionali e il ruolo dei responsabili della gestione dell’energia. In futuro, i responsabili delle questioni energetiche collaboreranno molto più strettamente con il management per sviluppare strategie energetiche allineate agli obiettivi aziendali e cercheranno partner che possano lavorare con loro per individuare soluzioni in grado di sostenere le performance aziendali nel lungo periodo. Man mano che un maggior numero di aziende inizia a considerare l’energia come qualcosa di più che un semplice costo da gestire, l’energia diventerà sempre più strategica.
La transizione si fa con la tecnologia
Dominante il tema-messaggio della transizione energetica, sottolineato anche da Elettricità Futura nell’ultima assemblea annuale. “Conosciamo i benefici che la rivoluzione delle fonti rinnovabili e la digitalizzazione insieme all’elettrificazione dei consumi genereranno. La transizione energetica è fatta da cittadini, lavoratori, studenti e da una cultura tecnica che deve emergere in una società sempre più interconnessa. Va consolidata l’integrazione della filiera energetica e coinvolta la società nel suo complesso, attraverso politiche industriali, dell’educazione e del lavoro, centrali nella rivoluzione energetica. Ora è necessario lavorare tutti insieme sugli strumenti, riformare il mercato, introdurre un processo autorizzativo e regolatorio armonico e snello che valorizzi i territori” ha affermato Simone Mori, presidente della principale associazione delle imprese elettriche italiane. Altrettanto esplicito Francesco Vetrò, presidente del GSE: “Il graduale passaggio all’utilizzo di nuove forme di energia, meno dispendiose e più pulite, deve essere combinato al progresso tecnologico. Abbinare alle tecnologie per le rinnovabili e per l’efficienza energetica le tecnologie digitali rappresenta un fattore chiave, peraltro, per creare competenze altamente qualificate nell’ottica della crescita dell’occupazione”.
Puntare sui benefici non energetici dell’efficienza
Dal convegno Enermanagement della FIRE un messaggio: occorre più che mai puntare sulla quantificazione dei benefici non energetici connessi ai progetti di efficientamento, quali produttività, sicurezza, emissioni, riduzione dei rischi e dei costi della produzione, aumento di valore degli asset, comfort dei dipendenti e degli occupanti eccetera. “Perché investire in efficienza energetica nell’industria sarà meno conveniente che in passato per la diffusione della generazione distribuita (costo equivalente dell’energia più basso) e per le agevolazioni sugli energivori”, ha affermato Dario Di Santo, direttore della Federazione per l’uso razionale dell’energia, che ha aggiunto: “il mercato dell’energia subirà profonde modifiche, così come le relazioni fra le imprese. Occorre prepararsi per affrontare il cambiamento, anche sfruttando l’intelligenza artificiale. Per raggiungere gli obiettivi UE occorre intervenire sui sistemi energetici, promuovendo lo sviluppo di filiere efficienti, la progettazione di prodotti e servizi a basso impatto sul ciclo di vita, il cambio modalità nei trasporti, lo sviluppo di stili di vita più sostenibili”.
Energia dalle onde del mare
Attualmente in Europa sono installati poche decine di megawatt di impianti sperimentali per la produzione di energia dal mare. Entro il 2050 il 10% del fabbisogno energetico dell’Unione europea sarà coperto da questa nuova fonte di energia grazie a una produzione di 100 gigawatt che permetterà di fornire energia elettrica a 76milioni di famiglie e di evitare l’immissione in atmosfera di 276 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Per raggiungere questo obiettivo, il SET Plan – il programma UE per il settore energetico – ha fissato al 2025 lo sviluppo di tecnologie commerciali per lo sfruttamento delle correnti e al 2030 quelle per le onde con una previsione di abbattimento dei costi del kWh (20 centesimi di euro/kWh nel 2025, 15 ct€/kWh nel 2030 e 10 ct€/kWh nel 2035).
In Italia l’energia dalle maree può essere ‘estratta’ principalmente nello stretto di Messina. Insieme allo Stretto di Gibilterra quest’area condivide il primato di sito più promettente del Mediterraneo: infatti, grazie allo sfruttamento delle sue correnti che raggiungono velocità superiore a 2 metri al secondo, la produzione di energia potrebbe arrivare a 125 GW/h l’anno, una quantità sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico di città come la stessa Messina.
Guardando all’intero bacino del mare Mediterraneo, le aree con il più alto potenziale di energia dalle onde sono le coste occidentali della Sardegna e della Corsica, ma anche il Canale di Sicilia e le aree costiere di Algeria e Tunisia, dove il flusso medio di energia oscilla tra i 10 e i 13 kW/m.
Tra i più avanti nello studio di soluzioni per la produzione di energia dalle onde marine c’è ENEA. Le ultime novità sono i modelli previsionali MITO e Wawes. MITO è in grado di fornire previsioni su temperatura, salinità e velocità delle correnti marine con un dettaglio spaziale che va da 2 km fino a poche centinaia di metri come nel caso degli stretti di Gibilterra, dei Dardanelli e del Bosforo. Waves è invece il sistema di previsione delle onde che garantisce una risoluzione fino a 800 metri in aree marine e costiere ad alto potenziale energetico. Entrambi i modelli utilizzano il super computer di ENEA ‘CRESCO6’ da 1,4 milioni di miliardi di operazioni matematiche al secondo.